Rapporto ONU sul clima

Secondo un nuovo rapporto delle Nazioni Unite, gli Stati, solo a patto che rispettino gli impegni presi alla Conferenza sul cambiamento climatico di Copenhagen, potranno ridurre le proprie emissioni di almeno il 60 %. Il rapporto coordinato dal Programma ONU per l’Ambiente evidenzia il divario esistente tra i risultati che dovrebbero essere ottenuti entro il 2020 e quanto ci si può realmente aspettare entro quella data. L’Accordo di Copenhagen riflette l’impegno assunto dai paesi entro il 2020, tuttavia a quanto pare non si riuscirebbe comunque a rispettare il limite di due gradi stabilito per il riscaldamento atmosferico. L’IPCC ha infatti evidenziato che occorrerebbe passare dalla riduzione delle emissioni del 25 al 40 % rispetto al 1990 entro il 2020 (tradotto in max.44 giga tonnellate di CO) e dimezzarle entro il 2050. L’Accordo di Copenhagen invece, secondo il rapporto, ridurrebbe potenzialmente solo fino a 49 giga tonnellate di CO, rendendo il livello di ambizione degli Stati ancora inadeguato.

A cura di M.B.

DAL SITO DEL CENTRO REGIONALE DI INFORMAZIONI DELLE NAZIONI UNITE

I gas climalteranti

I gas climalteranti (GHG ovvero GreenHouse Gases) sono i principali responsabili dell’effetto serra e comprendono, oltre alla famigerata anidride carbonica prodotta dall’impiego dei combustibili fossili, anche il metano, prodotto da allevamenti di animali, discariche di rifiuti e coltivazioni di riso, protossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi e infine esafluoruro di zolfo, tutti prodotti di industrie chimiche e manifatturiere. Se si parla solo di CO, la concentrazione di essa nell’atmosfera è pari a 390 ppm, con ritmo di crescita di 2,5 ppm annue, ma contando anche la presenza di gas serra, si sale a 430 ppm; la soglia per poter limitare l’incremento di temperatura sotto i 2° è di 450 ppm, dunque ci stiamo avvicinando ad essa pericolosamente.

A cura di M.B.

DA “RETECLIMA”

Il 5° Rapporto IPCC

Il 5° Rapporto dell’Intergovernamental Panel on Climatic Change (Ipcc), a cui aderiscono 195 stati internazionali, è stato approvato nel 2014 e successivamente reso pubblico in un documento di sintesi composto da tre volumi e costituisce la più grande e completa analisi scientifica mai realizzata a proposito del cambiamento climatico. Quest’ultimo, come si può dedurre dalla lettura del documento con tanto di grafici, è ormai innegabile e universalmente compreso a livello scientifico; basti pensare che alla redazione del documento hanno partecipato più di 800 scienziati di diversi paesi, sostenuti da 2000 revisori. Il cambiamento climatico è una realtà che si traduce nell’innalzamento delle temperature sia sulla superficie terrestre che nei mari, nella diminuzione di neve e ghiaccio, nell’innalzamento conseguente del livello dei mari e nella concentrazione nell’atmosfera di biossido di carbonio senza precedenti da 800.000 anni. Quest’ultimo dato è un esempio concreto di come la responsabilità antropica sia quella maggiore: gli esseri umani sono responsabili del cambiamento climatico attuale al 95 %. L’unica via d’uscita, secondo il presidente Ipcc è la diminuzione delle emissioni di gas serra del 70 % entro il 2050, che vanno ridotte fino a zero nel 2100, altrimenti non riusciremo a contenere sotto i 2° C l’aumento delle temperature (ci stiamo già avvicinando alla soglia di 450 ppm CO).

A cura di M.B.

DA SITO “RETECLIMA

Emergenza suolo in Italia

La situazione del suolo in Italia è critica, come appare dalla ricerca ambientale Ispra e dagli studi del Cnr, infatti si perdono 7 mq al secondo per colpa della cementificazione. Gli studiosi stimano a livello nazionale una perdita del 20 % dell’area costiera, comprese aree protette e zone a rischio idrogeologico, oltre ad aree fertili che hanno la funzione di assorbimento delle piogge (dunque contenimento di alluvioni) e di stoccaggio di CO. L’impermeabilizzazione del territorio risulta così un danno diretto per la popolazione, che rischia alluvioni e respira aria sempre più inquinata.

In un’ottica di sviluppo sostenibile, afferma la curatrice della ricerca già nominata e disponibile in ebook, Letizia Cremonini, la valutazione economica non dovrebbe occuparsi solo di costi in termini di perdite e guadagni, ma anche in termini di costi ambientali e sociali, infatti la conservazione delle risorse naturali è prerequisito per lo stesso sviluppo economico.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Nuovo record di gas serra

Gli scienziati dell’ Organizzazione metereologica mondiale (Omm) di Ginevra hanno constatato come la concentrazione di CO abbia raggiunto le 397,7 parti per milione, ovvero un nuovo record negativo del 2014. Anidride carbonica, metano e protossido di azoto impiegati in varie attività industriali, agricole e domestiche continuano ad essere protagonisti di record negativi che si susseguono a danno della salute umana, del pianeta e delle future generazioni, che erediteranno una terra pericolosa ed inospitale, a meno che non si riducano sensibilmente le emissioni, come sottolinea il Segretario generale Omm Michel Jarraud. Quest’ultimo ha definito il CO una “minaccia invisibile” la quale sta portando ad un effetto a catena dall’innalzamento delle temperature (nel 2015 per la prima volta si è registrato l’innalzamento di 1° C al di sopra dei livelli pre-industriali) ad eventi metereologici estremi fino all’acidificazione e innalzamento delle acque e l’amplificazione tra i crescenti livelli di CO e vapore acqueo.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”