Dalla lentezza all’azione

In un’intervista a seguito dell’accordo di Parigi, Luca Mercalli, scienziato meteorologo, sottolinea quanto sia importante a livello simbolico e politico l’intesa epocale tra 195 governi sul cambiamento climatico e quanto rappresenti un passo in avanti rispetto a Kyoto (non siglato dai paesi emergenti e comunque ampiamente disatteso) e a Rio de Janeiro 1992 (un meeting caratterizzato secondo Mercalli dalla lentezza), eppure sottolinea anche quanto sia ancora un accordo inadatto ad affrontare l’enorme sfida che ci pone il clima. Gli impegni presi costituiscono ancora una modesta acquisizione nonostante tutto, in quanto le proposte di riduzione delle emissioni messe sul piatto dai vari paesi non sono ancora sufficienti e sommate insieme non raggiungerebbero l’obiettivo di contenere il riscaldamento entro i due gradi, bensì entro i tre. Volendo anche agire seriamente e immediatamente, servirebbero anni di lavoro, miliardi di pannelli solari, auto elettriche, turbine eoliche, tassazioni delle emissioni e tanta educazione ambientale per costruire un percorso di sostenibilità ambientale e non tutti i paesi hanno le risorse o sono disposti a fare questo sforzo.

Mercalli immagina l’umanità che viaggia su un aereo che sta per cadere, dove, invece di trovare tutti insieme un modo di atterrare, si perde tempo prezioso a litigare tra chi ha volato in prima classe e chi è rimasto nella stiva, e con ciò fa chiaramente riferimento rispettivamente ai paesi sviluppati che si sono arricchiti a danno dell’ambiente e ai paesi emergenti che a loro volta vogliono inquinare a piacimento per non essere da meno. La realtà che i passeggeri hanno perso di vista è che la priorità è non schiantarsi al suolo, o almeno prendere quelle misure per non farsi troppo male nell’atterraggio.

A cura di M.B.

DA RSI RADIO TELEVISIONE SVIZZERA

L’innalzamento delle acque dei mari e conseguenze in Italia

La cartina geografica dell’Italia potrebbe cambiare in modo radicale nel giro di un secolo se non si corre ai ripari presto: infatti, col cambiamento climatico in corso e l’innalzamento del livello dei mari, una parte importante dell’Italia costiera sparirà sotto le acque. Il fenomeno riguarderebbe ad esempio l’area costiera tra Trieste e Ravenna e verso l’interno fino a Treviso, che verrebbe sommersa per la bellezza di 5500 km² e il mare si spingerebbe fino a 60 km verso l’interno rispetto ad oggi. Si tratterebbe solo di un esempio tra i tanti purtroppo, in quanto il centro studi ENEA ha stimato che ben 33 aree costiere in tutta Italia potrebbero essere sommerse, da Venezia alla Versilia, dalla foce del Tevere fino a Volturno e la piana di Catania in Sicilia. L’innalzamento delle acque non sarà tuttavia l’unico sconvolgimento per la nostra penisola perché una parte importante la giocherà anche l’inaridimento del suolo e un clima tanto arido e secco da far diventare il Belpaese come il Nord Africa, esposto ad alluvioni invernali e periodi prolungati di siccità, calore e scarsità d’acqua, mentre Nord Europa e Balcani tenderanno a “mediterraneizzarsi”.

A cura di M.B.

DA “LA STAMPA”