L’invasione delle specie aliene

Le acque dolci e i mari della nostra penisola stanno subendo una vera e propria invasione da parte di specie vegetali e animali alloctone, sia unicellulari che multicellulari; finora ne sono state individuate 186, tra cui 55 vegetali e 131 animali. Ciò che preoccupa è che tra esse vi sono alghe tossiche e protozoi, responsabili di numerose patologie a danno degli esseri umani e a danno delle specie autoctone che rischiano l’estinzione. Dal 1970 al 2015 è stato riscontrato nel Mediterraneo un raddoppiamento delle specie alloctone; esse arrivano in Italia nei modi e per i motivi più diversi, ma spesso sfuggono al controllo dell’essere umano. Le specie vengono introdotte come animali da compagnia, come lo scoiattolo grigio americano, che entra in competizione con l’autoctono scoiattolo rosso fino a provocarne l’estinzione in alcune aree e danneggia alberi come il nocciolo e il pioppo, tanto da muovere l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale a pianificare un’eradicazione di questa specie dall’Umbria. Vengono introdotte per tentativi di commercializzazione, come l’aragosta americana, l’astice e il gambero rosso della Louisiana, ma puntualmente sfuggono al controllo degli allevamenti e finiscono per mettersi in competizione (spesso avendo la meglio) con le specie autoctone, grazie alla loro robustezza. Via cielo invece giungono gli insetti come la coccinella arlecchino, la zanzara tigre e il calabrone asiatico, oltre al punteruolo rosso della palma e la xylella fastidiosa, vere e proprie pesti per il nostro ecosistema e la nostra salute. Le acque di zavorra delle navi mercantili infine sono state di recente fatte oggetto di studio da parte del progetto BALMAS, finanziato dall’UE e a cui hanno partecipato tutti i paesi che si affacciano sul mar Adriatico (tranne la Grecia).

 

L’oggetto di studio sono le tonnellate di acqua marina spostate nei mari di tutto il mondo (10 solo nell’Adriatico) e la potenziale presenza in esse di specie tossiche e patogeni. Il monitoraggio è avvenuto nei maggiori porti dell’Adriatico, ed è già emerso che a Trieste sono presenti diatomee tossiche giapponesi, crostacei tropicali e molluschi siberiani, oltre a vermetti del Sudafrica, arrivi indesiderati e nocivi. L’Italia, insieme a Slovenia e Croazia, non ha ancora aderito al protocollo dell’Organizzazione marittima internazionale dell’Onu che impone lo scarico delle acque di zavorra dove il mare è profondo almeno 200 m (si scarica nell’Adriatico ad appena 70 m), ma dovrebbe farlo molto presto per evitare scompensi nel nostro ecosistema e danni all’essere umano.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”