Il Kuwait come la Valle della Morte

Il 21 luglio 2016 è stata segnalata presso una stazione di rilevazione meteo in Kuwait la temperatura record di 54 gradi centigradi. Quest’ondata di calore ha persino superato quelle avvenute in Pakistan ed India, dove in Rajastan in maggio sono stati raggiunti 51 gradi, che tante morti causano ogni anno e la cosa impressionante è che questa temperatura si avvicina al record assoluto detenuto dalla Valle della Morte in California, in cui sono stati registrati 56,7 gradi. Successivamente altrove nel Medio Oriente, a Bassora in Iraq, sono stati segnalati ben 53,9 gradi e temperature altissime hanno ultimamente interessato il nord Africa. Il 2016 con ogni probabilità batterà il record del 2015, infatti a causa del riscaldamento globale i mesi passati hanno battuto singolarmente i record dei mesi più caldi in 40 anni con ad esempio un giugno più caldo di 0,9 gradi rispetto alla media delle temperature del ‘900.

A cura di M.B.

DA SITO “RINNOVABILI”

La terra non si governa con l’economia

La comunità scientifica internazionale nel corso degli ultimi vent’anni ha compiuto grandi passi attraverso ricerche nazionali ed internazionali sul tema della sostenibilità ambientale, producendo numerosi e rigorosi articoli e studi che ci fanno capire come l’essere umano debba sviluppare (e in fretta) una consapevolezza in materia dei limiti fisici e delle risorse del nostro pianeta, prima di renderlo un luogo ostile per la nostra sopravvivenza. Dal 2008, anno della crisi economica, si sono delineati sempre di più i problemi che affliggeranno l’umanità: l’esaurimento di risorse petrolifere e minerarie, il riscaldamento globale, la perdita di biodiversità, l’inquinamento e l’accumulo di rifiuti tossici, la crisi idrica e la distruzione di suolo fertile (solo per citarne alcuni). Il dominio culturale delle vecchie idee della crescita economica materiale inarrestabile ed infinita, è duro a morire, tanto che anche di fronte a problemi così pressanti, la risposta dei governi è sempre la stessa: accrescere consumi e competitività. Oggi ci ritroviamo davanti ad una minaccia alla nostra sopravvivenza, tuttavia ancora i potenti della terra si ostinano a negare e minimizzare i problemi inerenti alla realtà fisica del mondo, che non può essere sfruttato e depauperato all’infinito senza subirne le conseguenze devastanti. Bisogna avere il coraggio di rompere la cortina d’indifferenza e guardare negli occhi la grande sfida ambientale e aprire un confronto rigoroso e documentato con tutte le discipline che riguardano i fattori fondamentali che consentono la vita sulla terra-i flussi di energia e di materia-e non soltanto i flussi di denaro.

A cura di M.B.

DA “NIMBUS”

La bolla nel ghiaccio

L’analisi delle bolle d’aria intrappolate nel ghiaccio dell’Antartide indicano che più aumenterà il riscaldamento globale, più il terreno e le piante rilasceranno anidride carbonica in atmosfera. Nature Geoscience ha pubblicato questa ricerca effettuata sui ghiacci del Low Dome, che conservano nella composizione dell’aria la “memoria” di decine e decine di migliaia di anni fa. Attraverso questa ricerca si comprende la portata e gli effetti dell’anidride carbonica di origine antropica, ed essa sostiene che per ogni grado di aumento della temperatura globale, la biosfera terrestre reagisce aumentando la concentrazione di CO in atmosfera di ben 20 parti per milione, quando è accertato che i livelli attuali hanno superato la soglia di 400 ppm. Sostanzialmente i ghiacci ci forniscono un feedback (attraverso le bolle d’aria) sul riscaldamento globale e ciò ci fa prevedere anche che abbiamo meno margine di quanto pensavamo per rispettare l’obiettivo dei due gradi rispetto ai livelli preindustriali e dunque il nostro budget di CO che possiamo emettere è minore perché la reazione della terra è sempre amplificata.

A cura di M.B.

DA SITO “RINNOVABILI”

Supereremo la soglia di 1,5° C

I livelli di concentrazione di CO in atmosfera sono arrivati a 400 ppm e pare che ci condanneranno a superare la soglia dell’aumento di 1,5 gradi rispetto ai livelli di riscaldamento globale preindustriali; questa notizia arriva a pochi mesi dal tanto pubblicizzato accordo di Parigi ed è l’affermazione netta di una ricerca dell’università di Exeter pubblicata sulla rivista Scientific Reports. Siamo entrati in una fase di disequilibrio climatico che non sarà reversibile anche se non inquinassimo più da subito, infatti il nuovo assestamento porterà inevitabilmente ad un aumento delle temperature. Tutto ciò non va preso come allarmismo, bensì come un’opportunità da cogliere per correre ai ripari sul lungo termine.

A cura di M.B.

DA SITO “RINNOVABILI”

Incendi devastano le foreste siberiane

In Russia il 2016 potrebbe essere l’anno peggiore per le foreste siberiane, anche a causa del riscaldamento globale; pare che in fumo siano già andati 3,5 milioni di ettari in tutto il paese, il che equivale ad un’area grande come il Belgio, come denuncia Greenpeace. Quest’evento sarebbe di portata ancora maggiore di quello che è avvenuto in Canada, che ha devastato 240.000 ettari, perché negli stessi giorni la Siberia aveva già perso un milione di ettari e forse il peggio deve ancora arrivare. Gli studi dell’Agenzia per il clima e l’ambiente di Mosca rilevano che tra 1976 e il 2012 la temperatura media nel paese si è alzata di ben 0,43 gradi, ovvero più del doppio del livello globale, attestato attorno allo 0,17. Ciò che preoccupa è anche la tendenza di questo fenomeno alla creazione di un circolo vizioso: l’incendio provoca fumi e ceneri e questi ultimi contribuiscono ad aumentare a loro volta le temperature.

A cura di M.B.

DA SITO “RINNOVABILI”