Multa miliardaria all’Italia per emissioni inquinanti

L’Italia, oggi come mai, si trova sotto la lente d’ingrandimento da parte della Commissione Ue in ruolo di garante del rispetto degli impegni dei vari stati in materia di emissioni di gas nocivi nell’atmosfera. Il nostro paese rischia di trovarsi a pagare una multa esorbitante da un miliardo di euro a causa dello sforamento dei livelli di biossido di azoto e delle letali «Pm10»; eppure il conto più salato lo abbiamo già pagato e continuiamo a pagarlo in termini di vite umane da un almeno decennio. Da quando siamo stati condannati dalla Corte di Giustizia europea per il biennio 2006-2007, non abbiamo mai smesso di sforare i limiti di emissioni, tanto da essere i terzi peggiori in Europa. Le grandi città del nord e la Pianura Padana hanno un triste primato da questo punto di vista, anche a causa delle scarse piogge, tanto che c’è il rischio di intossicazione un giorno su tre.

Inopinabile è la relazione causa-effetto tra la concentrazione di polveri sottili e molte morti premature e patologie respiratorie e cardiovascolari, verificata dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il premier Gentiloni invoca uno sforzo corale della politica sull’argomento, tuttavia l’Italia resta uno dei 23 paesi su 28 in Europa che non rispetta da tempo gli impegni e nell’attesa arriverà l’ennesimo conto da pagare.

A cura di M.B.

DA “LA STAMPA”

Fare cultura ambientale in Italia

Luca Mercalli, studioso di clima e presidente della Società Meteorologica Italiana, evidenzia l’importanza di fare cultura ambientale di massa nel nostro paese, per evitare che il cambiamento climatico rimanga relegato in un angolo come l’ennesimo fastidio che prima o poi si risolverà da sé.

In Italia, dove i ghiacciai e la neve sulle Dolomiti si stanno progressivamente sciogliendo, la sensibilità e la consapevolezza sui temi ambientali è ancora appannaggio di pochi e ancora poche aziende virtuose si rendono protagoniste di un vero cambiamento attraverso energie rinnovabili, raccolta differenziata e creazione di dispositivi e materiali ecosostenibili. L’Italia dimostra di essere anche in questo campo il paese delle contraddizioni, in cui convivono progetti innovativi a favore dell’ambiente e vergognosi esempi di degrado ambientale, spreco, cementificazione ed inquinamento. Come dice Mercalli, tenere il piede in troppe scarpe per favorire gli interessi di tutti non può che creare contraddizioni e squilibri tra coloro che hanno a cuore l’ambiente e coloro che perseverano nel distruggerlo. Dobbiamo avere il coraggio di scegliere, e scegliere nell’interesse di tutti, tenendo presente che, come diceva Voltaire, “gli uomini chiacchierano, la natura agisce”.

A cura di M.B.

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Un pianeta troppo caldo

La conferenza COP22 di Marrakech, avvenuta nel novembre scorso, ha reso giuridicamente vincolanti gli impegni presi alla COP21 di Parigi, nell’attesa della prossima conferenza sul clima che si terrà in Polonia nel 2018, quando ci sarà il check up degli impegni presi da ciascuno stato, le cui azioni saranno flessibili ma soggette a monitoraggio periodico, e ci sarà l’istituzione del Fondo Verde da 100 miliardi di dollari per l’adeguamento dei paesi in via di sviluppo al regolamento. Purtroppo secondo molti scienziati, l’obiettivo di contenere entro il 2030 l’aumento del riscaldamento sotto i 2 gradi è già da considerare un’utopia; l’UNEP sostiene che in realtà dovremo fronteggiare un aumento di oltre i 3 gradi e che siamo già entrati nella fase in cui è necessario elaborare strategie di resilienza e adattamento. Il paese da prendere a modello per consapevolezza e gestione virtuosa della politica ambientale è la Svezia che entro il 2020, secondo quanto annunciato, mira a raggiungere la piena decarbonizzazione, mentre altri paesi si impegnano, in un lasso di tempo più ampio, a diminuire l’uso dei carburanti fossili.

A cura di M.B.

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