L’Antartide è veramente così solido?

L’Antartide è un sorvegliato speciale tra i continenti a causa della fusione dei suoi ghiacci, uno dei fattori dell’innalzamento del livello dei mari insieme alla dilatazione termica delle acque, tuttavia finora si pensava che la parte più vulnerabile di esso fosse la sua penisola occidentale mentre il resto del continente fosse molto solido. Un recente studio dell’Università della Tasmania, svolto da Stephen Rintoul e un team di colleghi e recentemente pubblicato su “Science Advances”, ha messo in luce delle nuove criticità prendendo ad esempio il ghiacciaio Totten, esaminato sistematicamente con l’ausilio di dati satellitari. Tutti i ghiacciai antartici, compreso il Totten, hanno una calotta a contatto con le acque dell’Oceano Antartico che funge da tappo al ghiaccio sul continente, che in caso di instabilità, impedisce loro di cadere in mare. Finora si era pensato che l’aria e soprattutto l’acqua riscaldata dall’aumento delle temperature non riuscissero a raggiungere questo strato profondo; lo studio invece sostiene che l’acqua (relativamente) calda si insinui formando cavità nella stessa calotta minando la stabilità dell’intero ghiacciaio che cadrebbe interamente in mare, con repentine e devastanti conseguenze sull’innalzamento delle acque. Questo studio, abbinato ad altri che analizzano simili fenomeni in Groenlandia, potrebbe farci rivalutare il livello di rischio costituito dall’innalzamento del livello del mare.

A cura di M.B.

DA “LE SCIENZE”

Asbesto 2.0: mappatura amianto nelle scuole

Un accordo tra il Ministero dell’Ambiente e la Struttura di missione per l’edilizia scolastica della Presidenza del Consiglio dei ministri ha dato vita al progetto “Asbesto 2.0” che prevede la mappatura del livello d’amianto negli edifici scolastici italiani, con Alessandria, Pisa e Avellino come città pilota e condotto da Ancitel e Sogesid, con appoggio del Cnr per la validazione scientifica dei risultati. Per ottenere un quadro omogeneo e completo di mappatura sul territorio ci si servirà per la prima volta di tecnologie di telerilevamento e droni con telecamere ad alta risoluzione, poiché purtroppo finora molte regioni si sono sottratte all’obbligo di trasmettere dati sulla presenza di amianto nelle scuole (e altri edifici) al Ministero, cosa che dovrebbero fare annualmente. Si contano ben 2400 scuole contaminate dalla sostanza in Italia, con ricadute potenziali su 400.000 persone tra alunni e docenti, secondo i dati dell’Osservatorio nazionale amianto, resi pubblici ad un convegno del M5S alla Camera. I siti a rischio in totale (oltre alle scuole) sono ben 53.000, con 380 siti particolarmente pericolosi per presenza di amianto friabile, secondo l’Ispra. Tra le malattie che colpiscono migliaia di italiani all’anno a causa dell’amianto c’è il mesotelioma, un tumore al polmone spesso fatale. Servirebbero importanti interventi di bonifica e discariche per l’amianto, ad oggi carenti, e soprattutto una copertura informativa migliore sui siti a rischio.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

La congiura del silenzio dei media americani sul clima

Secondo quanto sostiene uno studio della Ong Mediamatters, negli USA sarebbe avvenuto nel 2016 un deciso calo di informazioni sul mutamento climatico nei maggiori notiziari serali e domenicali di canali come abc, Fox ed Nbc. Il crollo verticale rispetto al 2015 (anno dell’accordo di Parigi) è del 66 % di copertura informativa sul clima e, sommando i minuti dedicati a questo tema da tutte le trasmissioni e i servizi televisivi, si arriva solo a 50 minuti, di cui metà sono merito esclusivo dei tg serali della Cbs. Persino il dibattito dei candidati alla Casa Bianca su questo tema è stato passato quasi totalmente sotto silenzio (con l’eccezione dell’emittente Pbs) e ciò spiega, come dice il Guardian, la confusione degli americani a proposito di esso. Pur essendo alta la preoccupazione e la percezione di pericolo sul clima che cambia, solo la metà degli americani è a conoscenza del fatto che l’attività antropica sia un fattore chiave che innesca il mutamento e che la maggior parte degli scienziati a livello mondiale concordi sul riconoscimento dell’esistenza del cambiamento climatico.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

L’Ora della Terra WWF: 700 specie a rischio estinzione

In occasione della Earth Hour del 25 marzo, il WWF segnala un aggiornamento del 2017 sulle specie a rischio estinzione nel documento “Cambiamenti climatici e sesta estinzione di massa” che riassume dati provenienti anche dall’Ong Iucn, che ha stilato una lista rossa di ben 700 specie a rischio. La sesta estinzione di massa è la prima nella storia ad essere a carico dell’uomo, che con la sua avidità e l’inquinamento che causa, sta minacciando la biodiversità. In particolare vi sono 17 specie animali a rischio immediato di cui cinque in Italia; per fare alcuni esempi, lo stambecco, l’ermellino e la pernice bianca sono tra questi. Nell’Artico invece i più minacciati sono senza dubbio gli orsi polari, la cui popolazione si ridurrà di due terzi nel 2050 a causa dello scioglimento della banchisa polare, ai minimi storici come estensione da 38 anni (3 % del pack artico perso ogni 10 anni). Anche i beluga, finora protetti dalle acque gelide, verranno raggiunti più facilmente dalle orche, che col riscaldamento delle acque si avventureranno più a nord per cacciare. Ma altre situazioni critiche si riscontrano per pinguini, panda, ghepardi, leopardi delle nevi e vari tipi di volatili e anfibi, i cui habitat, fondati su un equilibrio ormai fragile, potrebbero essere distrutti. Il Mar mediterraneo nel frattempo si sta tropicalizzando per via del riscaldamento delle acque, che ospitano sempre più specie invasive, molte delle quali minacciose per le specie autoctone.

L’andamento generale di molte specie, danneggiate perlopiù dalle temperature in aumento, ci sta portando verso un territorio ignoto, un futuro incerto, per cui è necessario sensibilizzare la collettività anche con iniziative simboliche come la Earth Hour, per capire l’importanza, per la nostra stessa sopravvivenza, di proteggere e preservare gli habitat delle creature in pericolo.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Save the Children: la Somalia sta morendo

La fame e il colera stanno mettendo in ginocchio la Somalia, con 3 milioni di persone che soffrono di gravi carenze alimentari, di cui 570 mila bambini malnutriti e l’urgente bisogno di 800 milioni per arginare la carestia. Questi sono i dati allarmanti forniti da Save the Children, che incoraggiano ad un’azione tempestiva, per evitare l’indifferenza che ha portato ad altre catastrofi inascoltate, che si sono manifestate alla loro massima potenza con l’arrivo dei profughi alle porte dell’Europa. Purtoppo le previsioni per il 2017 sono davvero negative, in quanto potrebbe ripetersi una carestia terribile come quella del 2011 in cui morirono 270.000 persone, poiché da tre anni c’è una situazione di siccità estrema e l’approvvigionamento di acqua è sempre più difficile. Le popolazioni locali, vivendo di pastorizia, hanno dovuto svendere il bestiame già decimato e mangiare i semi che avevano piantato nella terra per sfamarsi, pregiudicando il raccolto successivo. In questo quadro si può immaginare come il colera ma anche semplici polmoniti possano causare un ingente numero di decessi, colpendo come al solito i più deboli; dobbiamo evitare che avvenga ciò che è avvenuto per Siria ed Iraq, con le imponenti migrazioni causate anche da un cambiamento climatico in atto già da tempo e ignorato fino alle estreme conseguenze. Il Corno d’Africa e lo Yemen potrebbero essere presto i prossimi.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”