L’esposizione alle polveri sottili aumenta il rischio di demenza

Uno studio della University of Southern California ha messo in correlazione l’abitare in zone inquinate, in particolare da PM₂₅, con la demenza senile; dunque l’essere umano che vive in mezzo all’inquinamento non solo riceve un danno alla propria salute fisica con problemi respiratori, come già ben noto, ma riceve anche un danno alla propria salute mentale. La fascia più colpita sarebbero le donne anziane che vivono in città trafficate ed altamente inquinate, che risultano esposte al rischio di un declino cognitivo di più dell’81 % e un rischio di sviluppare forme di demenza come l’Alzheimer di più del 92 %. L’inquinamento atmosferico, sempre secondo lo studio, potrebbe essere responsabile di più del 21 % di tutti i casi di demenza. Il particolato fine, in grado di concentrare e trattenere gas e vapori tossici prodotti da produzione industriale, riscaldamento domestico e traffico costituisce un’importante insidia per la salute, restando sospeso in aria più a lungo e raggiungendo gli alveoli polmonari e cervello. Nel cervello le particelle di PM₂₅ vengono respinte come invasori e innescano un processo di promozione e aggravamento di patologie come l’Alzheimer, come si è potuto verificare in un esperimento condotto su topi. Importanti università di Cina, Taiwan e Canada hanno studiato campioni di popolazione di varie età, riscontrando un rischio di sviluppare l’Alzheimer maggiore del 138 % se si abita per 10 anni nei pressi di una strada di grande scorrimento. L’Oms raccomanda il mantenimento del livello più basso possibile di PM₂₅ e l’Italia, in recepimento della direttiva europea ha da due anni fissato il limite a 25 µg/m3 .

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

La carestia in Sud Sudan e i profughi in Etiopia

Secondo fonti autorevoli dell’ONU, oggi 100.000 persone in Sud Sudan rischiano la morte a causa della tremenda carestia che ha investito il paese, in cui manca anche l’acqua (in quanto non piove da anni) e dove una guerra civile tribale imperversa da tempo. La popolazione, vedendo morire il proprio bestiame e a seguito i membri delle proprie famiglie (nelle parole di un giovane sudanese:”Nel mio paese non piove da due anni e tutte le capre sono morte. Dopo di loro hanno cominciato a morire i bambini, poi gli anziani. A quel punto con la mia famiglia abbiamo deciso di fuggire verso l’Etiopia”), è emigrata in massa verso la vicina Etiopia, i cui campi profughi accolgono 670.000 persone di cui la metà del Sud Sudan. Tutto il Corno d’Africa è interessato da questa emergenza, la più grave siccità da ben 40 anni, ma è nei campi profughi dell’Etiopia, privi delle più elementari forme di servizi, che la situazione è monitorata e osservata costantemente nella sua drammaticità da organizzazioni come l’Unhcr e dai medici delle ong. La malnutrizione di adulti e soprattutto bambini è una triste realtà quotidiana e sono in molti a non farcela; purtroppo mancano letti, cibo e medicine e secondo l’Unicef sono 10,2 milioni gli etiopi che avrebbero bisogno di cibo. La risposta che finora ha dato la comunità internazionale pare sia molto al di sotto delle necessità.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Il lago Titicaca sta morendo

L’inquinamento ha raggiunto livelli così alti nel grande lago sudamericano che le specie animali autoctone si stanno estinguendo, tanto che vi è una visibile moria di rane, anfibi e pesci, le cui carcasse giacciono sulle coste. Una situazione desolante per gli abitanti dei villaggi che circondano il lago, le quali da millenni (si pensi alla fiorente civiltà degli Inca) sono legate indissolubilmente a questo meraviglioso bacino d’acqua dolce. Il dito è puntato contro il turismo, che con i suoi alberghi, ristoranti e mezzi di trasporto contamina in continuazione il lago, contro le miniere e gli scarichi inadeguati di sostanze nocive provenienti da insediamenti umani. Se si vuole preservare la bellezza e l’incanto di questi luoghi bisognerebbe promuovere perlomeno un turismo sostenibile e un piccolo esempio potrebbe essere quello di non comprare oggetti fatti in serie ma di privilegiare le fatture artigianali.

A cura di M.B.

DA “LA STAMPA”

L’inquinamento uccide un bambino su quattro

Un rapporto dell’ OMS da poco reso pubblico, afferma che un bambino su quattro nel mondo muore a causa dell’inquinamento dell’aria che respira o dell’acqua che beve. Sono più di un milione all’anno le piccole vittime dell’inquinamento (sotto i 5 anni), i cui organi delicati e sistema immunitario in fase di sviluppo sono i più esposti alle polveri sottili, all’inquinamento dell’acqua non potabile, alle infezioni date da servizi igienici non adeguati e alla malaria (che ha espanso il suo areale a causa del riscaldamento globale), tra le più diffuse cause di morte nell’infanzia. La situazione sta purtroppo peggiorando a causa non solo dei livelli di smog, della mancanza di acqua potabile e del global warming, ma anche a causa dei rifiuti elettronici, i Raee, riciclati e trattati (specialmente nei paesi poveri) senza alcuna norma di sicurezza in discariche abusive (la cui attività è prevista in crescita fino al 19 % nel 2018), in cui vengono impiegati bambini per bruciare i rifiuti, venendo inevitabilmente esposti ad esalazioni tossiche che hanno effetti devastanti su polmoni e cervello.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Il supercomputer del meteo

L’area del Tecnopolo di Bologna è stata scelta tra altri poli scientifici europei, per ospitare il supercomputer che sostituirà quelli dell’attuale quartier generale dell’European Centre for Medium Range Weather Forecasts, a Reading. L’ECMWF è il centro di previsione meteo a cui attingono tutte le società che fanno previsioni in Europa, le quali rielaborano i dati per ottenere modelli probabilistici applicati alle varie regioni. I computer di Reading, che hanno raggiunto ormai la loro massima capacità di calcolo, tengono conto, istante per istante, dell’atmosfera, dei venti, dei mari e della traspirazione terrestre in tutto il globo, per poi produrre scenari multipli costruendo una griglia globale fatta da triangoli di 18 km di lato e assegnando 51 previsioni possibili (con minime variazioni) per ogni triangolo. Il supercomputer a Bologna farà di meglio: la sua potenza di calcolo supererà dalle 3 alle 5 volte quella degli altri computer, nel 2020 la risoluzione migliorerà di 9 km per lato e nel 2025 la precisione raddoppierà ulteriormente (e nel caso di previsioni locali si potrà arrivare ad aree di 300 m di lato). La novità non sta solo nello spazio coperto dalle previsioni ma anche nell’accuratezza, che sarà non più di nove giorni ma di due settimane. Questo processo di innovazione non gioverà solo ai vacanzieri, ma sarà d’aiuto per prevedere inondazioni o ondate di calore con un buon anticipo per potersi preparare adeguatamente.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”