500 miliardi di sacchetti per la spesa in mare

Il problema della presenza di plastiche nell’oceano è esemplificato dall’individuazione, a partire dagli anni ’90, di cinque vortici di forma continentale composti da plastica galleggiante che si trovano in ognuno degli oceani del nostro pianeta e fungono da “calamite” per tutta la plastica gettata in mare. Questi vortici tendono ad ingrandirsi, e già nel 1997 Charles Moore stimò la presenza totale di sette miliardi di tonnellate di plastica per ognuno di essi, una cifra semplicemente spaventosa. Le plastiche gettate in mare sono pericolose e spesso letali per la fauna marina: le tartarughe e i pesci ingeriscono sacchetti di plastica, i quali hanno un aspetto molto simile a quello delle meduse di cui si cibano e che costituiscono ben il 40 % dei rifiuti di plastica in mare, mentre nel caso dei tappi delle penne, dai colori sgargianti, vengono presi per gamberetti dagli albatri, i quali li ingeriscono rimanendo così soffocati. Nel Mar Mediterraneo sono presenti in media 27 rifiuti per chilometro quadrato, tra cui boe, contenitori e attrezzature per la pesca, tutti rifiuti contaminanti prevalentemente in plastica. La “zuppa” di plastica presente nei mari non danneggia solo gli animali, ma anche l’essere umano, in quanto gli oggetti lentamente si frantumano in pezzetti minuscoli (microplastiche), invisibili a occhio nudo tanto da essere indistinguibili dal plancton (abbiamo creato un plancton Ogm!), i quali rilasciano sostanze nocive (come polietilene e polipropilene) e finiscono dritti sulle nostre tavole attraverso il pescato.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Alghe tossiche negli oceani

La Stony Brook University (NY) ha di recente pubblicato uno studio in cui viene accertato il legame delle alghe tossiche con l’aumento della temperatura globale; sono state analizzate in particolare due specie di alghe, la Alexandrium e la Dinophyisis, i cui livelli nel Pacifico e nell’Atlantico settentrionale sono aumentati dal 1982 parallelamente all’aumento delle temperature dei due oceani. Queste alghe trasmettono le loro tossine all’uomo principalmente attraverso i molluschi.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Hotel Eco-friendly sul Garda

Il Lefay Resort & spa a Gargnano sul Garda, risulta essere l’albergo più eco-friendly d’Europa secondo un’indagine condotta da Tripadvisor su 1800 turisti italiani in occasione dell’Earth Day del 22 aprile. L’albergo, con tanto di piscina circondata da boschi, colline e uliveti e ristorante con vista panoramica sul lago, ha anche ricevuto il riconoscimento EcoLeader livello Platino. Villa Trés Jolie a Trezzano (Como) era stato il resort vincitore dello scorso anno.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Svolta ecologica nei trasporti in Svezia

Nell’area centro orientale della Svezia, nel Sörmland, le colonnine per il rifornimento veloce delle auto elettriche sono aumentate del + 600 % dall’autunno 2015. Un grande risultato per questo paese che, come la vicina Norvegia, sta decisamente puntando sulle energie rinnovabili, con l’obiettivo di rinunciare totalmente all’uso di combustibili fossili entro il 2030. In Svezia e Norvegia il governo incentiva sempre di più attraverso sovvenzioni l’acquisto delle auto elettriche, che in quest’ultima nazione costituiscono circa il 40 % del totale delle auto circolanti (compresi i taxi). In Svezia sono stati attuati importanti investimenti pubblici a seguito dell’iniziativa governativa Klimatklivet, a seguito della quale sono stati sbloccati 700 milioni di corone, a cui si sono aggiunti recentemente altri 500 milioni, ma non mancano anche gli investimenti dei privati e sponsor. I collegamenti tra aeroporti e luoghi di interesse turistico nei paesi del nord Europa vengono già effettuati con mezzi quali autobus ecologici, taxi ibridi e treni propulsi da energie rinnovabili (a Copenhagen c’è la metro senza pilota ecologica). In Svezia persino la flotta dell’aviazione, i carri armati e i sottomarini della Kungliga Svenska Marinen stanno per subire cambiamenti in questo senso. La Norvegia negli anni ’90 ha fatto da apripista per la svolta ecologica nei trasporti, trainando con sé anche gli altri paesi del nord, accelerando sempre di più fino ad arrivare quest’anno ad aprire la più grande stazione di ricarica veloce di auto elettriche al mondo, in grado di rifornire 28 auto in mezz’ora e attuando sovvenzioni fino all’equivalente di 9000 euro per chi vuole acquistare ad esempio una Tesla (con sgravi pressoché totali per tasse di circolazione e assicurazione). Recentemente inoltre vi è stato un miglioramento dei rapporti tra Svezia e Cina (che si erano guastati anni fa per il Nobel al Dalai Lama), il paese che investe di più in assoluto in energie rinnovabili e all’avanguardia nelle tecnologie, la quale potrà certamente dare un contributo determinante al raggiungimento dell’obiettivo.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Canada e Siberia in disgelo

Nell’occasione della Giornata della Terra si pone l’accento sul pericolo dato dallo scioglimento del permafrost, un tipo di suolo perennemente ghiacciato (da 10,000 anni, quando vi è stata l’ultima Era Glaciale) che occupa 19 milioni di km², ovvero circa il 24 % dell’emisfero nord del pianeta, e costituisce uno strato profondo 1500 km circa. Il permafrost, avendo intrappolato resti organici al suo interno, sciogliendosi rilascia uno dei gas serra più temibili, ovvero il metano (25 volte più potente dell’anidride carbonica per il riscaldamento globale). Un team di studiosi inglesi, svedesi e norvegesi ha pubblicato uno studio su Nature Climate Change che sostiene che l’effetto del riscaldamento globale sul permafrost è del 20 % superiore alle stime precedenti e, ammesso che si riesca a rispettare gli accordi di Parigi, un’area di permafrost equivalente al subcontinente indiano si scioglierà comunque. In caso contrario (con aumento di 2 gradi) si arriverebbe fino al 40 % di permafrost terrestre sciolto completamente. Nel Canada settentrionale, nelle Alpi e in Siberia il permafrost si sta sciogliendo a grande velocità, creando in quest’ultimo paese una voragine profonda 100 metri detta “cratere di Batagaika” che si allarga di 20 metri l’anno. In Canada detriti e fango prima intrappolati nel permafrost stanno causando frane riversandosi in fiumi e laghi, e in Siberia vi sono aree dove il terreno crea “bolle”, rialzandosi, a causa della pressione del metano. Infine la catena alimentare animale rischia di essere disturbata con conseguenze imprevedibili e dal permafrost potrebbero emergere persino batteri causa di malattie sconosciute o finora debellate (un bambino di 12 anni è morto a causa dell’antrace presente in una carcassa di renna in Siberia).

A cura di M.B.

DA “LA STAMPA”