Acque contaminate: il Veneto indaga

Il Consiglio Regionale del Veneto ha raccolto il grido di allarme di cittadini e Greenpeace, istituendo una Commissione d’Inchiesta per le acque inquinate da PFAS in Veneto. L’allarme riguarda secondo Greenpeace circa 800.000 abitanti delle provincie di Verona, Vicenza, Padova e Rovigo. Le sostanze perfluoroalchiliche sono utilizzate in numerosi prodotti industriali ed hanno un’elevata persistenza nell’ambiente, motivo per il quale possono essere ingerite dall’uomo in forma di acqua proveniente dai rubinetti oppure in alimenti. Analisi condotte sulle acque potabili di scuole e fontane pubbliche in Veneto hanno dato risultati, nelle quattro provincie interessate (ma non solo), molto superiori al livello consentito di PFAS in Svezia e Stati Uniti ad esempio. In Veneto, secondo Greenpeace, non sono ancora state prese contromisure adeguate per affrontare la situazione e mettere in sicurezza ambiente e cittadini, in quanto la regione in quattro anni dalla scoperta della presenza elevata di PFAS, non ha ancora eradicato il problema intervenendo alla fonte della contaminazione, ovvero gli sversamenti delle industrie delle sostanze bioaccumulabili.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Il bacillo che viene dal freddo

Se pensiamo al permafrost siberiano come una sorta di frigorifero, il contenuto sono i batteri vivi che vi si trovano dai tempi delle glaciazioni e che potrebbero essere rilasciati a causa dell’aumento delle temperature e del conseguente scioglimento dei ghiacci. Il biologo dell’evoluzione Jean Michel Claverie dell’Università di Aix-Marseille, mette in guardia sul possibile ritorno in circolazione di batteri del vaiolo, antrace e persino della peste, oltre ad un gran numero di batteri di malattie a noi sconosciute del tutto. L’antrace, per esempio, considerato debellato all’inizio del secolo scorso, è tornato alla ribalta nelle cronache con un fatto inquietante del 2016: lo scioglimento di uno strato di ghiaccio in Siberia ha riportato alla luce carcasse di renne contenenti il batterio vivo che ha infettato dapprima un migliaio di renne e poi ucciso un ragazzo adolescente e la nonna di quest’ultimo. La diffusione è stata causata da un’ondata di calore che ha favorito la contaminazione prima del suolo, poi degli animali, per arrivare infine a colpire l’uomo. Batteri scomparsi da tempo e congelati vivi nel grande frigorifero che è il permafrost in Siberia ed Alaska, potrebbero ripresentarsi con effetti letali per l’essere umano, che si troverebbe impreparato ad affrontarli per mancanza di anticorpi, mancanza di cure e vaccini se si tratta di malattie sconosciute alla storia della medicina e qualora il vaccino vi fosse, potrebbe essere stato distrutto. Quest’ultimo caso riguarda il vaiolo, unica malattia ad essere stata dichiarata eradicata a fine anni ’70 e le cui scorte di vaccini sono state distrutte nel 1999.

DA “BUSINESS INSIDER”

A cura di M.B.