Se l’America si ritira dall’accordo di Parigi

Il trattato di Parigi, firmato nel 2015 da 195 paesi per contrastare il riscaldamento globale e dunque il cambiamento climatico, ha alle spalle una lunga elaborazione e lunghi anni di ricerca di convergenze tra i vari paesi sul tema, a partire dal protocollo di Kyoto del 1997, primo impegno sulla questione. Il cambiamento climatico avvenuto nel corso del XX secolo e che continua tutt’oggi a ritmi sempre più incalzanti, è un fenomeno accertato e principalmente di natura antropica. La temperatura nel corso dell’ultimo secolo è aumentata di tre quarti di grado e il timore tra la comunità scientifica è che il fenomeno nel XXI secolo possa aggravarsi, con un aumento non più di frazioni di grado ma di gradi tondi, cosa che renderebbe il nostro pianeta irriconoscibile verso fine secolo. Non bisogna sottovalutare la forza inerziale con cui continua e si velocizza il cambiamento climatico, che solo immani sforzi collettivi da parte dell’essere umano possono sperare anche solo di rallentare o contenere. L’effetto serra è il motore di questo riscaldamento globale, che avanza con rapidità come mai in passato, a causa dell’uomo e del suo utilizzo massiccio di carboni fossili. La maggior parte della comunità scientifica è concorde sulla natura antropica del cambiamento climatico negli ultimi 50 anni ca., mentre un’altra parte, più esigua, è convinta che il riscaldamento globale sarebbe avvenuto in ogni caso, a prescindere dall’operato umano. L’amministrazione del presidente Trump sembra fare leva non tanto su motivazioni scientifiche per negare il cambiamento climatico, quanto su interessi elettorali legati alla costosa conversione dell’industria americana in un’industria verde e sostenibile. Se Trump deciderà di ritirarsi dall’accordo di Parigi, gli scenari possibili sono due: il paese potrebbe, a prescindere dalla decisione presa dal presidente, continuare la lotta all’effetto serra, tuttavia se il paese si allineasse alla politica di Trump, molti altri (forse fatta eccezione per quelli europei) si ritirerebbero dall’accordo e ogni sforzo per raggiungere gli obiettivi del 2050 sarebbe vanificato.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

La conquista sociale della terra

La conquista sociale della terra

Di Edward O. Wilson

Edito da Raffaello Cortina Editore

Presentazione

La conquista sociale della terra è un’innovativa storia dell’evoluzione, resa in una prosa raffinata e stimolante. L’autore delinea lo sviluppo di Homo sapiens dallo stadio iniziale alle più importanti conquiste creative. Nel rielaborare la storia dell’evoluzione umana, attinge alla sua straordinaria conoscenza della biologia e del comportamento sociale per illustrare l’origine della nostra condizione attraverso una limpida e incalzante narrazione. Wilson mostra come, dagli insetti sociali all’uomo, l’evoluzione non sia stata sospinta solo dall’egoismo genetico e dalla competizione individuale, ma anche dallo sviluppo di comportamenti sociali e cooperativi sempre più elaborati all’interno dei gruppi. E’ stata una forza evolutiva a guidare la “conquista sociale della terra” da parte dell’uomo. Ora però abbiamo accelerato a tal punto, attraverso una crescita non regolamentata e incondizionata, da minacciare il pianeta così come lo conosciamo. La conquista sociale della terra presenta una provocatoria teoria delle nostre origini che delinea l’evoluzione del vivente “da inizio tanto semplice..all’attuale e pericolosa civiltà delle Guerre Stellari”. Il risultato è la più importante storia dell’evoluzione sociale, animale e umana di questi ultimi anni.

Edward O. Wilson, entomologo ed esperto di biodiversità, professore emerito alla Harvard University, è considerato uno dei più autorevoli biologi e naturalisti contemporanei. Oltre a numerosi riconoscimenti scientifici, ha ricevuto due premi Pulitzer per le sue opere divulgative.

L’evoluzione della specie umana

L’evoluzione della specie umana

Di Theodosius Dobzhansky

Edito da Einaudi

Presentazione

Uno dei massimi studiosi di genetica viventi, Theodosius Dobzhansky, tenne nel 1959 un corso presso l’Università di Yale da cui è nati questo stimolante volume, ampio e organico studio sull’umanità, considerata non soltanto come frutto di un’evoluzione, ma anche e specialmente come un tutto che continua ad evolversi. L’evoluzione, secondo Dobzhansky, non può essere intesa come processo puramente biologico, né essere definita come storia della civiltà: nasce piuttosto da due componenti, la biologica e la culturale, che servono entrambe alla stessa funzione: l’adattamento e il controllo dell’ambiente in cui l’uomo opera. Molti e importanti i temi trattati: le leggi genetiche, l’influenza dell’ambiente e dell’educazione sull’individuo, il meccanismo e le tappe dell’evoluzione, il significato biologico del formarsi della specie, e nel suo interno, di razze, caste, classi; la necessità di ampliare le conoscenze sull’interazione delle forze biologiche e culturali per consentire all’uomo di ritrovare un equilibrio oggi in pericolo. Per ognuno dei problemi trattati Dobzhansky- che sa muoversi con autorevole lucidità nel vasto campo delle attuali conoscenze. Traccia un quadro rigorosamente scientifico dei tentativi e delle certezze raggiunte, sia da un punto di vista generale, sia soprattutto per quanto riguarda l’uomo, passando poi ad esaminare le varie ipotesi scientifiche che oggi si affacciano.

“L’uomo non è il centro dell’universo come ingenuamente si credeva in passato, ma è anche qualche cosa di molto più bello: è la freccia ascendente della grande sintesi biologica; è l’ultimo, il più acuto, il più complesso, il più raffinati degli strati successivi della vita” Teilhard de Chardin

Theodosius Dobzhansky è nato a Nemirov, in Russia, nel 1900. Formatosi all’Università di Kiev, si è trasferito negli Stati Uniti nel 1927, e dal 1940 è professore di zoologia alla Columbia University. Tra le sue opere ricordiamo Genetics and the Origin of Species (1937).

Oltre i limiti dello sviluppo

Oltre i limiti dello sviluppo

Di Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows e Jørgen Randers

Edito da il Saggiatore

Presentazione

“Cassandre! Profeti di sventura! Banditori della catastrofe mondiale!” erano le accuse che i detrattori lanciavano contro gli esperti del System Dynamics Group del MIT che avevano elaborato nei loro computer il modello di previsione World 3 sotto la guida di Dennis e Donella Meadows.

E per contro i fautori : “Questo studio può essere paragonato al movimento degli enciclopedisti francesi che schiuse l’età moderna”.

All’inizio inquieto degli anni Settanta il rapporto promosso dal Club di Roma sui dilemmi dell’umanità, tradotto in più di trenta lingue e venduto in circa dieci milioni di copie, suscitava un dibattito mondiale sui Limiti dello sviluppo. Vent’anni dopo quel primo rapporto, Dennis e Donella Meadows con Jørgen Randers, riformulano le loro equazioni e ripercorrono le curve del World 3 per esaminare le nuove interazioni fra i diversi elementi della problematica mondiale- l’aumento della popolazione e la disponibilità di cibo, le riserve e i consumi di materie prime non rinnovabili, lo sviluppo industriale e l’inquinamento ambientale- per verificare quanto e perché il primo modello si sia discostato dalla realtà e scoprire come potrebbe essere costruito l’avvenire Oltre i limiti dello sviluppo.

La nascita della scienza moderna in Europa

La nascita della scienza moderna in Europa

Di Paolo Rossi

Edito da Laterza

Presentazione

Le idee, i drammi, i personaggi, le contraddizioni che coesistono nel secolo e mezzo in cui avviene il parto difficile della scienza. Un esempio mirabile di facilità, trasparenza, precisione nel dominare una materia immensa come quella del progressivo affermarsi, nei diversi paesi europei, dell’immagine del mondo impostasi a partire dalla “rivoluzione scientifica” del Seicento.

Armando Massarenti, “Il Sole 24 Ore”

Paolo Rossi (Urbino 1923) è professore emerito di Storia della filosofia nell’Università di Firenze. Ha pubblicato tra l’altro: Francesco Bacone. Dalla magia alla scienza (Bari 1957); Clavis universalis. Arti della memoria e logica combinatoria da Lullo a Leibniz (Bologna 1983); I ragni e le formiche: un’apologia della storia della scienza (Bologna 1986); Il passato, la memoria, l’oblio (Bologna 1991 premio Viareggio 1992); Un altro presente (Bologna 2000). E’ socio nazionale dell’Accademia dei Lincei. Nel 1985 gli è stata conferita dalla American History of Science Society la medaglia Sarton per la storia della scienza.