Portogallo: incendio devasta boschi intorno a Pedrogao Grande. 43 vittime

Da sabato la cittadina di Pedrogão Grande, a 150 km da Lisbona, è devastata da un incendio di portata spaventosa, innescato da un fulmine abbattutosi sulla vegetazione boschiva; 43 sono le vittime accertate secondo il ministero dell’interno, e la maggior parte di esse sono state trovate carbonizzate nelle loro automobili sulla strada tra Figueiro dos Vinhos e Castanheira de Pera.

Non si sa se stessero fuggendo dalle fiamme oppure se l’incendio li abbia colti di sorpresa alla guida. Il fuoco ha distrutto anche delle abitazioni nella zona. Si tratta dell’incendio più grave avvenuto in Portogallo e in Europa negli ultimi anni; Protezione civile e Canadair sono in azione per spegnere i 4 fronti dell’incendio, con l’aiuto di mezzi provenienti da Francia, Spagna e Italia. Il caldo estremo degli ultimi giorni, con punte di 40º, ha scatenato questo inferno di fuoco.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Cinquemila metri zero termico

Le montagne europee fanno sempre di più i conti con l’assenza di ghiaccio; nemmeno sulla sommità della vetta più alta d’Europa, il Monte Bianco, si riescono ad osservare i ghiacci questo mese. L’agonia è iniziata vent’anni fa, ma è dall’estate 2003 che l’inclemenza del tempo non ha più nulla a che fare con le bufere, ma solo con la febbre di una calura estrema. La Valle d’Aosta, terra con l’altitudine più alta d’Europa (2000 metri), continua a perdere ghiaccio, ha perso l’1% dei suoi ghiacci in 7 anni, dal 2005 al 2012, 30 chilometri quadrati su 120, un’estensione che equivale a 6000 campi di calcio. Studiosi del clima e geologi, guide alpine, tutti confermano come il gigante di neve, il Monte Bianco, si sia trasformato in gigante febbricitante, sul quale si può passeggiare tranquillamente in t-shirt, e la cui escursione termica tra giorno e notte è quasi sparita. L’Arpa ha osservato che più volte negli ultimi 15 giorni la sommità del Monte Bianco ha subito temperature superiori allo zero (e fino a 12º a mezzogiorno) e ciò vuol dire che molti ghiacciai, sia sul fronte italiano che francese sono in pericolo di crolli e valanghe e molti percorsi degli alpinisti dovranno essere modificati poiché resi pericolosi e irriconoscibili dalla mancanza di neve e ghiacci.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.