Stephen Hawking: la Terra diventerà come Venere

L’astrofisico Stephen Hawking, criticando la scelta del presidente Trump di ritirarsi dagli accordi di Parigi, lancia quella che potrebbe essere più di una provocazione; Hawking sostiene che la terra potrebbe, in un futuro, a causa dell’assenza di politiche di riduzione dei gas serra, raggiungere una temperatura di 250 gradi con presenza di piogge di acido solforico, molto simili a quelle che si verificano su Venere. La “stella del mattino”, con ogni probabilità era, in origine, molto simile alla terra, ma si è degradata col tempo a causa delle emissioni di anidride carbonica. Oggi è un inferno di vulcani attivi, tempeste di fulmini e nuvole opache, la cui temperatura raggiunge i 450 gradi e la cui pressione è 100 volte quella della terra. Che sia lo specchio del nostro potenziale destino se non riduciamo le emissioni di CO? Pare di sì e Hawking aggiunge di più: l’unica speranza per l’uomo è la costruzione di colonie nello spazio.

A cura di M.B.

DA “IL CORRIERE DELLA SERA”

La Germania “ammorbidisce” il climate plan per il G20 di Amburgo

La cancelliera Merkel ospiterà ad Amburgo il G20, e nell’occasione sarà presentato un piano d’azione per il clima che ha subito delle forti modifiche dopo lo scontro tra Trump e Merkel in Marzo: la Germania infatti ha deciso di ammorbidire le condizioni stabilite precedentemente per garantire comunque un’inclusione degli USA.

Cosa è sparito dunque dalla bozza finale del climate plan per il G20?

  1. Il 2025 come limite massimo per la fine delle sovvenzioni all’industria del carbone.
  2. Riferimenti al rischio di “risorse bloccate”.
  3. Il richiamo ad adattare la pianificazione di infrastrutture e spesa pubblica agli obiettivi siglati a Parigi.
  4. La richiesta di determinare il prezzo del carbone.
  5. La richiesta di presentare un progetto entro il prossimo anno che preveda una decarbonizzazione da completare entro metà secolo.

Questi sono i punti salienti che sono stati rimossi, nello specifico tutto ciò che fa riferimento alle emissioni zero entro metà secolo e la decarbonizzazione delle infrastrutture. Si fa persino riferimento a combustibili fossili “puliti” e della transizione energetica alle rinnovabili non si fa menzione esplicita. Il linguaggio utilizzato è decisamente meno ambizioso e diretto rispetto alla versione precedente, e non sono solo gli Stati Uniti a beneficiarne. L’Arabia Saudita e la Russia beneficiano dell’omissione del riferimento alla fine delle sovvenzioni per il carbone. Risulta particolarmente inquietante la definizione di combustibili fossili “puliti”, una vera vittoria per Trump, che sostiene l’industria delle miniere di carbone nel suo paese per ragioni elettorali. La Germania continua a sostenere di voler dare un forte segnale di implementazione delle politiche a favore dell’ambiente e che il tempo delle negoziazioni sia giunto al termine..ma è veramente così? Parrebbe proprio di no, in quanto tutti gli addetti ai lavori sostengono che la persuasione e il dialogo con gli USA continua e deve continuare sul tema del clima, nonostante le dichiarazioni di Trump, poiché il vi è il rischio, escludendo gli USA una volta per tutte, che la Cina eserciti troppa influenza sull’accordo di Parigi.

A cura di M.B.

DA CLIMATE CHANGE NEWS