Golfo del Messico: sempre meno ossigeno nell’acqua

Nel Golfo del Messico ultimamente si è formata una “zona morta” ovvero pressoché priva di ossigeno, vitale per l’ecosistema marino. L’agenzia meteo americana NOAA ha lanciato l’allarme dopo aver rilevato che quest’area di mare priva di ossigeno è vasta quanto lo stato americano del New Jersey, ovvero 23.000 chilometri quadrati, l’estensione maggiore dal 1985.

In questo caso la colpa è da imputare agli inquinanti come fertilizzanti e concimi riversati nel fiume Mississippi, che sfocia nel Golfo del Messico, i quali stimolano una crescita record di alghe che rubano l’ossigeno al mare.

A cura di M.B.

DA “IL METEO”

Catastrofi naturali: entro fine secolo doppio dei morti degli anni ’80

I fenomeni atmosferici di natura catastrofica sono destinati ad aumentare di molto a causa dei cambiamenti climatici: alluvioni, valanghe e allagamenti sono solo alcuni degli eventi che possono mettere in pericolo l’essere umano. L’Ue inizia a fare calcoli e le stime sulle morti causate da disastri naturali entro il 2100 non sono buone se non si procede ad attuare misure di adattamento e prevenzione: esse sono destinate ad aumentare fino a 152.000 all’anno, una cifra spaventosa. Finora, dal 1981 al 2015 le stime ci parlano di 3000 cittadini europei all’anno morti a causa di catastrofi naturali. Oggi nemmeno un cittadino europeo su dieci è esposto al pericolo di morte per disastri naturali, nel 2100 potrebbero invece essere interessati due su tre. A seconda del nostro agire (o non agire) le previsioni cambiano, e anche di molto: si può andare da 10.000 morti entro il 2040 a 60.000 morti entro la stessa data. La cifra di 152.000 morti all’anno entro il 2100 è solo un valore medio, ma nello scenario peggiore in assoluto potrebbero essercene 240.000. Entro pochi decenni più della metà (per la precisione il 66%) degli europei sarà esposto al rischio di morte per eventi atmosferici (e le conseguenze di essi). Nel 2010 questo dato era fermo al 5 %.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Mare di Barents senza ghiaccio tra pochi anni

Secondo uno studio norvegese, il mare di Barents, distesa di ghiaccio tra il nord della Norvegia e la Russia, tra il 2061 e il 2088 potrebbe rimanere completamente senza ghiaccio a causa del cambiamento climatico. Gli studiosi dell’Università di Bergen sono arrivati a formulare quest’ipotesi combinando i dati rilevati dal 1850 a modelli matematici di previsioni climatiche, oltre all’osservazione dei ghiacci del mare di Barents, la cui superficie invernale si è ridotta drasticamente negli ultimi anni. Tra l’Artico e l’Antartide la perdita di ghiaccio è ormai pari alla superficie dell’India, ovvero 4 milioni di chilometri quadrati.

A cura di M.B.

DA “IL METEO”

Maggiori decessi a causa dell’inquinamento

L’Università della Carolina del Nord ha condotto uno studio sull’aumento dei decessi a causa del cambiamento climatico: l’inquinamento sarà uno dei maggiori responsabili dell’aumento delle morti precoci nei prossimi anni. Il caldo e la scarsità di piogge porteranno all’aumento di sostanze nocive presenti nell’aria, le quali porteranno ad un peggioramento della salute umana generale.

A cura di M.B.

DA “IL METEO”

Dossier Coldiretti sulle regioni

Le coltivazioni e gli alpeggi di tutta Italia sono in grande crisi a causa della siccità e la mancanza di acqua: in Piemonte il settore cerealicolo rende solo al 30 % e il settore foraggero al 50 %. Il fieno per il bestiame scarseggia persino nei pascoli di montagna nel Nord Italia, in Trentino, Piemonte e Lombardia. La raccolta di frutta, uva e nocciole è in serio pericolo, mentre in Liguria si temono gli incendi, che minaccerebbero alberi da frutta e oliveti, mentre le coltivazioni del famoso basilico soffrono per la mancanza d’acqua. In Emilia circa 2/3 dei campi non hanno più acqua e lo stato di emergenza per Parma e Piacenza è già stato sancito, con danni stimati per 100 milioni; il Po è sceso fino a 3,5 metri sotto lo zero idrometrico nei pressi di Pavia. Il Veneto si è già mosso con piani per contingentare l’acqua, in quanto gli agricoltori hanno bisogno di bagnare i campi di soia, mais, barbabietole e frutta. Quest’ultima ha contato perdite fino al 100% in Trentino nella Val di Non, Val di Sole e Valsugana. La Toscana a sua volta ha subito perdite di 50 milioni di euro per il grano tenero e duro, oltre che per coltivazioni di mais, oliveti e vigneti. Nelle Marche invece i foraggi crollano del 50% e la produzione casearia, a causa dello stress della calura tra il bestiame, è diminuita del 20%.

A cura di M.B.

DA SITO “www.coldiretti.it”