Conferenza internazionale sulle microplastiche nel Mediterraneo

Le microplastiche sono minuscoli frammenti di plastica che si riducono a dimensioni millimetriche a causa delle correnti e possono rappresentare un serio rischio non solo per la flora e la fauna marine ma anche per la salute umana. Nel Mediterraneo la situazione sembra essere altrettanto, se non più grave, che nel Pacifico. A seguito di studi condotti dalla comunità scientifica internazionale (progetto “Mermaids: Mitigation of microplastics impact caused by textile washing processes”) tra il 26 e il 29 settembre 2017 si terrà a Capua la Conferenza Internazionale sull’inquinamento da microplastiche nel Mediterraneo.

A cura di M.B.

DA SITO “www.cmcc.it

Il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici

Il CMCC è un ente no profit fondato nel 2005 con il supporto del MIUR e di altri ministeri tra cui quello dell’Ambiente, delle Politiche Agricole e delle Finanze nell’ambito del Programma strategico nazionale della ricerca. Dal 2015 il Centro è diventato Fondazione, per dare veste giuridica ai suoi contenuti, finalità e modalità operative. La mission della Fondazione è quella di realizzare studi e modelli del cambiamento climatico e l’interazione di quest’ultimo con la società e l’ambiente, al fine di indirizzare al meglio politiche di mitigazione e adattamento. CMCC ha sedi a Venezia, Milano, Bologna, Lecce, Viterbo e Capua e si avvale della collaborazione di centri di ricerca prestigiosi quali l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il Politecnico di Milano, l’Università di Ca’ Foscari, l’Università di Sassari e il Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali, solo per citarne alcune. Il CMCC è diviso in otto sezioni di ricerca che dialogano tra loro integrando le diverse conoscenze nell’ambito dello studio dei cambiamenti climatici.

L’aumento di anidride carbonica impoverirà i raccolti di proteine e ferro

Entro il 2050, secondo uno studio di Harvard, alimenti come il grano e il riso vedranno una drastica diminuzione del loro valore nutritivo a causa dei livelli di anidride carbonica. Lo studio è stato pubblicato su Environmental Health Perspectives, e sappiamo che a soffrirne maggiormente saranno i paesi sviluppati, i cui abitanti perderanno il 5 % del loro fabbisogno proteico. La rivista Geohealth che si è espressa sullo stesso tema ha invece sottolineato la riduzione dell’apporto di ferro, con conseguenze negative sulla salute umana come i disturbi legati alla carenza di sali minerali.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Overshoot day 2017

L’Overshoot Day 2017 è arrivato il 2 agosto, data in cui il pianeta ha esaurito le risorse naturali a disposizione per un anno. L’Overshoot Day viene regolarmente registrato dal 1986, e ogni anno si registra un anticipo di questa data, ogni anno un record negativo: nel 2000 si esaurirono le risorse a fine settembre, negli ultimi due anni il 13 e l’8 agosto. Il Global Footprint Network segnala il fatto che servirebbero le risorse di 1,7 pianeti analoghi alla Terra per soddisfare le esigenze di un’umanità in costante crescita (bisogna però far notare che ci si riferisce ad un valore medio di consumo mondiale; se tutti consumassero come gli italiani servirebbero 2,6 pianeti, e non siamo nemmeno i peggiori). L’Overshoot Day riguarda l’impronta ecologica globale e la capacità dell’ambiente di produrre risorse e assorbire i nostri rifiuti. Il 60% si riferisce alle capacità di assorbimento dei rifiuti e il 26 % all’indice dei consumi globali. In Italia sappiamo che il 35% degli alimenti freschi viene sprecato, il 19 % di pane e 16 % di verdura. Se dimezzassimo gli sprechi, mangiassimo cibi a basso contenuto proteico e controllassimo le calorie assunte si potrebbe spostare in avanti l’Overshoot Day di ben 42 giorni l’anno prossimo. Lo spreco di cibo è pari a 1226 metri cubi l’anno di acqua e responsabile dell’immissione di 24,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno. Inoltre il 70% dell’acqua dolce disponibile sul pianeta è utilizzata per attività agricole.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Allarme siccità: 11 laghi a rischio

A causa di alte temperature e scarse precipitazioni, molti laghi sono a rischio: il Lago di Bracciano, Maggiore (meno 5,4 cm sotto l’altezza idrometrica media), d’Iseo (con riempimento del 56,4%), di Vico, di Garda (la situazione peggiore con riempimento solo del 35%), Trasimeno e di Como (57,6%), solo per citarne alcuni. La loro secchezza è data però anche da eccessiva captazione e sovrasfruttamento, e tutto ciò ce lo comunica Legambiente, nell’ambito della campagna “Goletta dei laghi”, il cui report finale, “Laghi a rischio”, ne comprende tra nord e centro Italia ben 14. C’è anche il problema della cattiva depurazione, riscontrato a partire dal 2006 e che non ha mai cessato di essere un problema, tanto che alcuni laghi subiscono un inquinamento cronico per la presenza di scarichi abusivi. Legambiente chiede che le situazioni in questione vengano esaminate, poiché in esse si configurerebbero i presupposti per l’ecoreato, punibile dal 2015 con la legge 68.

A cura di M.B.

DA SITO “www.libero.it”