La “lobby green” e la politica tradizionale

La lobby green italiana, da tempo emarginata, ha dato un aut-aut alla politica e ai partiti tradizionali: se non si attueranno misure di riconversione verde nell’economia del paese, non otterranno il loro voto. La lobby green è costituita da piccole e medie imprese del Nord e del Sud che hanno fatto dello sviluppo sostenibile la propria missione e hanno introdotto criteri ecologici nelle strategie di gestione. Queste imprese vogliono dimostrare che oggi più che mai, col cambiamento climatico in pieno corso, investire nella difesa dell’ambiente è un’occasione di sviluppo economico e non solo un costo. Il 7 e l’8 novembre a Rimini il Consiglio nazionale delle imprese verdi metterà alla prova i candidati premier, in maniera trasversale e oltre gli schieramenti tradizionali, per capire chi è in grado di apprezzare e fare proprie le idee concrete di sviluppo sostenibile come le auto elettriche, le rinnovabili, la qualità dell’aria e l’utilizzo del suolo. Sarà premiato chi è veramente in grado di recepire il bisogno di un cambio di mentalità nella classe dirigente, l’unica rimasta stagnante quanto a idee sull’ambiente, mentre i cittadini e le imprese hanno ormai un grado abbastanza elevato di aspettative e maturità sul tema.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Estate troppo calda, ora mesi di clima estremo

Massimiliano Pasqui, meteorologo del Cnr, sottolinea come l’estate 2017 sia stata calda quasi quanto quella del 2003 e, aggiungendo una siccità che durava dall’inverno 2016, si riscontreranno eventi meteorologici particolarmente intensi nei prossimi mesi. L’aria fredda proveniente dall’Atlantico caratterizza il periodo autunnale, tuttavia in tempi di cambiamento climatico, sulla Penisola si scontra con il calore dei nostri mari eccessivamente riscaldati: questo porta a precipitazioni di carattere improvviso e violento, come la bomba d’acqua caduta su Livorno con 200 millimetri di pioggia, che normalmente cadrebbero in più di un mese. Dovremo aspettarci perturbazioni amplificate in forza e violenza a causa dello scontro tra l’aria fredda e la calura dei mari; il lunghissimo periodo senza piogge sta presentando il conto. La variabilità diventerà una costante, rendendo i nostri territori estremamente vulnerabili a maltempo improvviso.

DA “IL CORRIERE DELLA SERA”

A cura di M.B.

Inchiesta per disastro colposo a Livorno

Il nubifragio che ha devastato Livorno ha reclamato sette vite umane: quelle di una coppia col loro bimbo e l’anziano nonno, oltre ad un altro anziano, una trentenne e un automobilista, morto in un incidente durante il diluvio. Il rio Ardenza ha portato via i corpi dell’anziano e della ragazza trentenne, li ha trascinati via e non sono ancora stati ritrovati. Il Rio Maggiore in piena ha invece ha allagato la casa della famiglia di via Rodocanacchi, senza lasciare alcun superstite. Nel frattempo l’allerta meteo non si ferma, seppur declassata ad allerta gialla; sono stati effettuati ben 521 interventi di soccorso nelle ultime 24 ore in tutta la regione e sono arrivati aiuti da ogni dove. Nel frattempo è stato dichiarato lo stato di emergenza in tutta la regione e saranno sbloccati 3 milioni per gli interventi immediati.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Una voce della politica italiana sul cambiamento climatico: Walter Veltroni

C’è un rumore che la politica non riesce a sentire: quello dei ghiacciai che si rompono per effetto del global warming. Ci sono delle voci che la sinistra ignora: quelle dei più di duecento milioni di sfollati per ragioni ambientali che dal 2008 al 2015 hanno dovuto lasciare la propria casa, la propria terra. Chi ama la politica e come me la ritiene, ad un tempo, un’altissima forma di missione civile e lo strumento imprescindibile di regolazione della convivenza tra gli umani, non può non guardare con stupore al silenzio che accompagna la spirale di accelerazione in cui la crisi ambientale del pianeta si sta avvitando.

I fenomeni naturali non progrediscono secondo una logica ripetitiva. Anzi, tendono a crescere esponenzialmente. Conoscono accelerazioni brusche, aggravamenti repentini, fenomeni eccezionali e inediti. Basta guardare in rete un filmato della Nasa, trenta secondi, in cui si racconta, in una sorta di time lapse, come sia cambiato il clima della terra dal 1880 al 2015. È impressionante il mutamento di colori, verso il rosso delle alte temperature, degli ultimi decenni. La crescita è di una velocità incredibile.

“Negli ultimi 30 anni – ha dichiarato Schmidt, direttore del Goddard Institute for Space Studies della Nasa – ci siamo mossi in un territorio eccezionale, mai visto negli ultimi mille anni. Non c’è alcun periodo che ha il trend visto nel 20/o secolo, guardando al grafico dell’anomalia della temperatura globale negli ultimi 1.500 anni”. E il giugno di quest’anno, secondo la Noaa (National oceanic and atmospherical administration degli Usa), “segna il 41° giugno consecutivo e il 390° mese consecutivo con temperature almeno nominalmente al di sopra della media del XX secolo”.

D’altra parte basterebbe alzare gli occhi e avere memoria per capire che stiamo parlando, evidentemente, della più grande emergenza sistemica che possa esistere. Non cade l’acqua nei campi agricoli, i bacini d’acqua dolce si seccano. Mari e oceani, innalzandosi, coprono terre abitate, l’accumulo di energia nell’atmosfera determina fenomeni repentini, violenti e spaventosi, i rifiuti inquinanti finiscono nel ventre della terra o in quello di pesci avvelenati e avvelenatori per causa della plastica. Questo sta accadendo, sotto i nostri occhi, da anni. E il peggio può ancora venire.

Le conseguenze sociali di questo processo sono già e possono essere ancora di più, nel futuro, devastanti. I problemi dell’ambiente non riguardano, e non sarebbe poco, solo gli alberi o gli animali. Riguardano gli uomini, sempre di più. Secondo il Desertification report del 2014 dell’Unccd, sessanta milioni di persone potrebbero spostarsi dalle aree desertificate dell’Africa subsahariana verso il Nord Africa o l’Europa.
D’altra parte il 44% della comunità umana globale, quasi tre miliardi di anime, vive entro i 150 km dalla costa, ovvero nelle aree geografiche che sono e saranno sempre di più colpite da inondazioni o fenomeni climatici estremi.

Viviamo in tempi di Alzheimer di massa. E rimuoviamo quello che ci accade, forse per difesa. Da Kathrina all’ultimo uragano della Florida i giornalisti della Cnn si sono sforzati di mostrarci l’impatto dei venti e delle onde sui centri abitati. Ma nelle Filippine o in Bangladesh la Cnn fa fatica a trasmettere le dirette. E forse i nostri figli o nipoti saranno gli ultimi a vedere le isole Fiji, le Solomon Islands, le Maldive, le Seychelles, le isole Marshall che entro questo secolo potrebbero essere sommerse.

Catastrofismo? Lo si dica ai milioni di persone costretti, senza neanche un titolo di rifugiati, a cercare un luogo per vivere e dormire visto che le loro case sono state schiantate dal fango o abbattute dal vento.
Per il presidente Usa l’effetto serra è stata un truffa contro l’economia degli Usa o un complotto dei cinesi. E così Trump ha cancellato con un tratto di penna tutte le decisioni assunte dall’amministrazione Obama per rispettare l’impegno di una riduzione fino al 28% delle emissioni rispetto ai livelli del 2005.

“L’America ricomincia ad essere vincente con gas e petrolio” ha detto Trump esaltando quelle energie fossili che sono alla base dei rischi per l’umanità. A chi sostiene che non esista differenza tra destra e sinistra si dovrebbe portare proprio questo esempio. Cosa conta di più: l’interesse a breve di singoli settori di un singolo paese o il destino della collettività? Oggi la sinistra non può dirsi tale se non è ambientalista. Quando nacque il Pd io mi permisi di dire che sarebbe stato il più grande partito ecologista italiano. Non lo è stato. E, si deve sapere, la riconversione ambientale dell’economia è uno dei possibili traini di una ripresa economica e produttiva. Lo furono le auto nel dopoguerra poi le comunicazioni. Oggi può esserlo riconvertire tutto secondo parametri di compatibilità ambientale. Ci sono già tante esperienze imprenditoriali, associative, amministrative che lo dimostrano.

Bisogna cambiare verbo all’ambientalismo. O almeno aggiungerne uno a quello più tradizionale, difendere. L’ambientalismo infatti è promozione. È sviluppo, è ricchezza, è edificazione di modelli di crescita più equi e umani. È politica per la pace e per l’inclusione sociale e civile. Tutto ciò che, così mi è stato insegnato, dovrebbe significare quella parola che a me pare sempre più bella: sinistra.

DI WALTER VELTRONI

DA “LA REPUBBLICA”

 

La Pianura Padana come il Pakistan con 5 gradi in più

La produzione agricola, ormai da un secolo, è legata a una meccanicizzazione basata sul petrolio, tanto che la filiera agroalimentare è responsabile di un quinto delle emissioni di gas serra. Il nostro modo di mangiare è legato al cambiamento climatico ma non più come una volta (almeno nei paesi industrializzati) quando un mancato raccolto a causa di intemperie portava una carestia. Oggi pretendiamo, talvolta per puro capriccio, di mangiare frutta e verdura fuori stagione, con grande impiego di trasporti e conseguente inquinamento. La stessa carne rossa con la sua produzione di anidride carbonica e metano è altamente inquinante. Dovremmo tutti orientarci in un futuro prossimo a consumarne molto meno e a privilegiare la frutta e la verdura di stagione e a km zero se possibile, per riscoprire la varietà delle produzioni locali tagliando allo stesso tempo i costi dei trasporti. La produzione di frutta esotica che finisce sul banco dei supermercati spesso è frutto di enormi sprechi di ogni genere, partendo dall’imballaggio, quando basterebbe da parte nostra cercare di distinguere mode effimere e giochi commerciali internazionali da un reale beneficio nel nostro stile di vita. Non è necessario eliminare dalla nostra dieta cacao e banane (per dire) che non crescono in Italia perlopiù, ma magari cercare di non pretendere di avere le fragole al cenone di Natale. Si deve prestare più attenzione alle modalità di produzione del cibo che mangiamo: si devono scoraggiare le monocolture industriali a elevato utilizzo di fitofarmaci e privilegiare la carne e le uova di animali allevati in condizioni di benessere e buona igiene. Tutto questo fa parte di ciò che possiamo fare nel nostro piccolo; tutto il resto dipende da un adattamento dell’agricoltura al cambiamento climatico in atto. Purtroppo si prevede che di estati come quella del 2017, con carenze idriche e siccità, ce ne saranno in futuro molte, per quanto si possa correre ai ripari con nuove tecniche agricole di irrigazione e coltura. Inoltre aumenteranno i fenomeni di devastazione improvvisa come trombe d’aria e grandinate, in grado di mandare in fumo in pochi minuti un raccolto; se l’economia predatoria che si è vista negli ultimi decenni non accennerà a cambiare direzione, ci potrebbe essere un aumento di ben 5 gradi a fine secolo. In tal caso le temperature della Pianura Padana diventerebbero molto simili a quelle dell’odierno Pakistan.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.