UNEP: stiamo fallendo obiettivi climatici

A Bonn l’UNEP si fa sentire con un monito a non sottovalutare il fattore tempo negli obiettivi cliamtici: la CO2 continua a crescere, eventi atmosferici estremi diventano sempre più frequenti, intere aree del pianeta stanno diventando inospitali e i governi stanno dando ancora troppo spazio ai combustibili fossili. Se il divario che ci separa dagli obiettivi non sarà colmato entro il 2030 attraverso le tecnologie innovative (su cui bisogna investire in modo massiccio), è estremamente improbabile che gli accordi di Parigi vengano rispettati. L’alt alla deforestazione e la riqualificazione verde nell’edilizia sono ancora tasti dolenti perché non messi in atto, la riduzione del consumo di carne e la riduzione delle emissioni causate dalla filiera dell’agricoltura sono parimenti ad uno stallo. E pensare che se tutte le superfici dovessero essere messe a coltura biologica, le emissioni si ridurrebbero del 23% in Europa e del 36% negli USA.

Gli obiettivi da attuare subito sono i seguenti: chiudere le centrali a carbone e introdurre una forma di carbon tax, sostiene Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, e concentrarsi sulla riduzione delle emissioni in aree urbane attraverso mobilità green e riqualificazione edilizia.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Taranto soffocata dalle polveri dell’Ilva

Le polveri velenose del parco minerale dell’acciaieria Ilva stanno soffocando la popolazione di Taranto, causando malattie e morti premature, tuttavia i governi da Monti a Gentiloni hanno posticipato la copertura del “parco” (normalmente nel resto d’Europa i parchi del genere sono sigillati, a Taranto all’aperto) al 2023 (è una procedura costosa), sancito l’insequestrabilità dello stabilimento per salvare l’acciaio italiano e infine assicurato l’impunità penale per i dirigenti dell’Ilva fino al completamento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. La gente del quartiere che sorge a duecentocinquanta metri dallo stabilimento è stata obbligata a restare a casa per ben tre giorni a causa del vento che ha generato turbini di polvere d’altoforno inquinata da metalli pesanti, facendo schizzare le Pm10 dal limite di 50 migrogrammi per metro cubo di aria a ben 200. I bambini non hanno potuto nemmeno andare a scuola; tuttavia il sindaco fa notare che anche in giorni “normali” i piccoli respirano le polveri nocive, e molti sono stati ricoverati nell’ospedale che si è dotato di un medico specializzato in oncologia pediatrica solo grazie ad una petizione dei cittadini. Questi ultimi si sentono soli e indifesi di fronte ad uno stato che anziché punire i responsabili di tale disastro e mettere in sicurezza la popolazione, si gira dall’altra parte pur di proteggere alti interessi. Sono molti i morti negli anni per neoplasia polmonare, tante malattie e morti precoci che si traducono in sofferenze infinite per le famiglie.

Il sindaco ha intenzione di dar battaglia ai decreti del governo su due fronti: impugnando al Tar il Dpcm con cui il governo ha fissato i paletti del piano ambientale per l’Ilva e ricorrendo in sede europea per l’infrazione alle norme comuni attuata dall’Italia nel non coprire il parco dell’acciaieria.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Il livello del mare: innalzamento di 189 cm entro il 2100

Il livello dei mari si potrebbe innalzare a ritmi spaventosi, minacciando le popolazioni che vivono sulla costa: si potrebbe arrivare ad un innalzamento di 189 cm entro il 2100. I coralli fossili della costa texana ci parlano di un momento in cui, alla fine dell’ultima glaciazione, il livello del mare si innalzò e per sopravvivere, gli organismi della barriera corallina dovettero spostarsi verso terra per rimanere in acque poco profonde, formando così delle terrazze. La formazione di queste terrazze testimonierebbe il fatto che l’innalzamento sia avvenuto in maniera repentina, non graduale, dell’ordine di alcuni metri nel giro di decenni e non di secoli, sostengono gli studiosi della Rice University di Houston. Il collasso dei ghiacci dell’Antartide potrebbe velocizzare questo processo, come avvenne proprio 12.000 anni fa alla fine della glaciazione, e testimone ne è la frattura del Pine Island Glacier e il ghiacciaio Thwaites, che oggi sono di nuovo in forte ritirata. Le emissioni nocive causate dall’attività umana stanno inoltre portando ad un riscaldamento degli oceani anomalo, che non fa parte di una “normale” fluttuazione climatica, ma di uno sconvolgimento vero e proprio, che vedrebbe l’aumento di 190 cm del livello del mare. Purtroppo le stime vengono costantemente ritoccate in rialzo, e ciò vuol dire che siamo in grave ritardo sulle politiche di contenimento della temperatura entro i 2 gradi.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Il rogo di Caprie

L’incendio che sembrava domato in Piemonte, a Caprie e in altre località di montagna, è purtroppo ripreso, e con esso hanno dovuto riprendere il duro lavoro i vigli del fuoco che per una settimana hanno combattuto le fiamme in mezzo Piemonte. Il governatore Chiamparino sta considerando la possibilità di chiedere lo stato di calamità a causa dei vasti incendi che stanno flagellando la bassa Valsusa. A Cantalupa un giovane ha perso la vita nel tentativo di mettere a riparo dal rogo un terreno di proprietà della sua famiglia. A Caprie alcune persone sono state evacuate dalle loro case in varie borgate del paese, ma molte altre hanno spontaneamente lasciato le loro abitazioni per sicurezza e ora si sta pensando di allestire una sala per l’accoglienza degli sfollati. I roghi in tutto sono 20, di cui molti nel Torinese, ma sono numerose le zone interessate: il Cuneese, il Novarese e le loro aree boschive. I mezzi impiegati sono 72, i vigili un centinaio e sono convinti di una cosa: gli incendi sono dolosi e dietro potrebbe esserci la mano di un piromane. Purtroppo i pini e abeti perduti nelle fiamme sono centinaia. L’alta quota, il fumo e il vento in alcune località rendono difficile il lavoro degli elicotteri e molti automobilisti hanno avuto disagi per via della chiusura di alcuni tratti di strada.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

 

WWF: strage di elefanti in Congo

Nell’area chiamata “Tridom”, tra Camerun, Repubblica del Congo e Gabon, la situazione per gli elefanti, a causa del bracconaggio, è drammatica: negli ultimi dieci anni la loro popolazione è scesa del 70%. E’ il Wwf a rendere noti questi dati, risultanti da un censimento svolto in collaborazione con i governi locali, in aree protette ma anche zone circostanti ad esse, tra il 2014 e il 2016.

Il censimento comprendeva non solo gli elefanti ma anche le scimmie antropomorfe come scimpanzé e gorilla. Nell’area esaminata sono stati contati 9500 esemplari di elefanti e 59.000 scimmie, e mentre la popolazione di queste ultime tra 2008 e 2016 risulta nel complesso stabile, la popolazione degli elefanti è calata del 66%. Da questi dati si evince come il bracconaggio sia una piaga dilagante (mirano ad impossessarsi dell’avorio per commerciarlo illegalmente) e principale causa di declino nella popolazione di pachidermi, i quali cercano rifugio, come ultimo avamposto, nelle aree protette. La tendenza sarà invertita solo nel momento in cui si attueranno serie politiche per perseguire i crimini contro la fauna in Africa; per questo motivo è necessario che organismi internazionali e governi locali facciano fronte comune per agire a tutela degli animali sia alle frontiere che nelle aree protette.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.