Nove milioni di morti all’anno: l’inquinamento uccide 15 volte in più delle guerre

La Lancet Commission on Pollution & Health lancia l’allarme: sono più i morti per inquinamento che non quelli causati da Aids, tubercolosi e malaria messi insieme e più delle vittime dei conflitti armati (15 volte in più per la precisione). Nel 2015 un sesto dei morti del pianeta è deceduto per cause legate all’inquinamento; le perdite non sono solo in termini di vite umane ma anche in termini economici, infatti in paesi a reddito medio e basso le malattie legate all’inquinamento pesano sul Pil fino al 2%. Combustibili fossili e combustione della biomassa nei paesi poveri, costituiscono l’85% del particolato e una quota rilevante di altri inquinanti atmosferici. La buona notizia è data dal fatto che dove sono state effettivamente messe in pratica leggi sulla salvaguardia ambientale, si è registrato un declino dei decessi per patologie cardiovascolari e respiratorie.

Nel 2050 il cambiamento climatico e la sempre crescente urbanizzazione potrebbero provocare un aumento del 50% dell’inquinamento. Cosa fare? Bisogna applicare regole stringenti che limitino l’uso di sostanze chimiche dannose, interferenti endocrini e metalli pesanti. Purtroppo in questo campo vi è una strenua opposizione attuata dalle lobby del settore industriale, che difendono i loro profitti.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

In 27 anni perso il 75% degli insetti alati

Secondo i dati pubblicati da uno studio dell’Università olandese di Radboud sulla rivista Plos One, in meno di 30 anni sono spariti il 75% degli insetti alati tra cui farfalle, api e mosche. I dati sono stati raccolti in ben 63 aree protette della Germania e preoccupano molto gli scienziati, in quanto sono una spia ecologica che riguarda non solo l’Europa ma il mondo intero (dobbiamo ricordare che sono responsabili dell’impollinazione dell’80% delle piante selvatiche e sono fonte di cibo per il 60% degli uccelli). I ricercatori hanno piazzato delle trappole entomologiche e comparando e misurando la biomassa raccolta hanno constatato un declino del 76% con picchi dell’82% in piena estate, quando la loro presenza dovrebbe aumentare. Le concause probabilmente sono i pesticidi, il cambiamento climatico e la distruzione delle aree selvatiche. Inoltre è molto probabile che questa situazione rispecchi altre analoghe in Europa ed altre parti del mondo in cui le aree protette sono circondate da terreni intensamente sfruttati; non possiamo neanche lontanamente immaginare cosa accadrebbe se questa tendenza si confermasse nel tempo.

DA “IL CORRIERE DELLA SERA”

A cura di M.B.