Porto Rico a un mese dall’uragano è un inferno

A trenta giorni dal passaggio dell’uragano Maria, la devastazione di Porto Rico è più visibile che mai: aree devastate, persone sfollate senza più un tetto sopra la testa, mancanza di elettricità e di acqua potabile. Ben 50 persone hanno perso la vita a causa dell’uragano, ma molti sono ancora in condizioni precarie, in quanto nel paese il 40% dei cittadini vive sotto la soglia della povertà.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Il conto degli uragani

La società di assicurazione Swiss Re ha quantificato in 95 miliardi di dollari i danni complessivi causati dal passaggio degli uragani Harvey, Irma e Maria. Tra i 25 e i 35 miliardi di dollari sono andati in fumo a causa di Harvey ed Irma, mentre tra i 10 e i 20 per Maria. Un danno tremendo per gli USA, con un presidente che considera il cambiamento climatico una banale truffa.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

L’Italia dei monumenti a rischio

n Italia molti dei nostri monumenti d’interesse storico-artistico (80.000 circa) sono esposti a rischio di frane e alluvioni e si agisce troppo tardi, a catastrofe già avvenuta. I numeri sono forniti dall’Ispra, che ha realizzato una mappa delle bellezze italiane in pericolo, nell’ambito di un programma di messa in sicurezza del territorio italiano, con 10 miliardi a disposizione e 1500 cantieri già partiti. 3000 monumenti a rischio idraulico sono localizzati nella sola Roma e 1300 a Firenze: più di 2000 monumenti romani rischiano di finire sommersi da qualche alluvione nell’arco temporale di 500 anni, mentre a Firenze la Basilica di Santa Croce, la Biblioteca Nazionale, il Battistero e la Basilica di Santa Maria del Fiore insieme a più di 1000 altri monumenti rischiano la stessa sorte entro 200 anni. Alle grandi città ovviamente si aggiungono i borghi e le zone già colpite dal dissesto geologico in Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Si può dire che la metà dei monumenti italiani siano a rischio idrogeologico, tuttavia la ricerca non comprende tutti quei monumenti che sono a rischio crolli a causa di degrado, incuria e abusivismo edilizio. La lista si allungherebbe di molto pensando agli edifici storici abitati, di cui il 40% sono in condizioni precarie. Molti proprietari di edifici di pregio non hanno le capacità progettuali e/o economiche per affrontare un restauro, dunque spesso, purtroppo, si interviene solo quando è troppo tardi.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Nove milioni di morti all’anno: l’inquinamento uccide 15 volte in più delle guerre

La Lancet Commission on Pollution & Health lancia l’allarme: sono più i morti per inquinamento che non quelli causati da Aids, tubercolosi e malaria messi insieme e più delle vittime dei conflitti armati (15 volte in più per la precisione). Nel 2015 un sesto dei morti del pianeta è deceduto per cause legate all’inquinamento; le perdite non sono solo in termini di vite umane ma anche in termini economici, infatti in paesi a reddito medio e basso le malattie legate all’inquinamento pesano sul Pil fino al 2%. Combustibili fossili e combustione della biomassa nei paesi poveri, costituiscono l’85% del particolato e una quota rilevante di altri inquinanti atmosferici. La buona notizia è data dal fatto che dove sono state effettivamente messe in pratica leggi sulla salvaguardia ambientale, si è registrato un declino dei decessi per patologie cardiovascolari e respiratorie.

Nel 2050 il cambiamento climatico e la sempre crescente urbanizzazione potrebbero provocare un aumento del 50% dell’inquinamento. Cosa fare? Bisogna applicare regole stringenti che limitino l’uso di sostanze chimiche dannose, interferenti endocrini e metalli pesanti. Purtroppo in questo campo vi è una strenua opposizione attuata dalle lobby del settore industriale, che difendono i loro profitti.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

In 27 anni perso il 75% degli insetti alati

Secondo i dati pubblicati da uno studio dell’Università olandese di Radboud sulla rivista Plos One, in meno di 30 anni sono spariti il 75% degli insetti alati tra cui farfalle, api e mosche. I dati sono stati raccolti in ben 63 aree protette della Germania e preoccupano molto gli scienziati, in quanto sono una spia ecologica che riguarda non solo l’Europa ma il mondo intero (dobbiamo ricordare che sono responsabili dell’impollinazione dell’80% delle piante selvatiche e sono fonte di cibo per il 60% degli uccelli). I ricercatori hanno piazzato delle trappole entomologiche e comparando e misurando la biomassa raccolta hanno constatato un declino del 76% con picchi dell’82% in piena estate, quando la loro presenza dovrebbe aumentare. Le concause probabilmente sono i pesticidi, il cambiamento climatico e la distruzione delle aree selvatiche. Inoltre è molto probabile che questa situazione rispecchi altre analoghe in Europa ed altre parti del mondo in cui le aree protette sono circondate da terreni intensamente sfruttati; non possiamo neanche lontanamente immaginare cosa accadrebbe se questa tendenza si confermasse nel tempo.

DA “IL CORRIERE DELLA SERA”

A cura di M.B.