Crolla il carbone, il futuro è delle rinnovabili

Le rinnovabili costeranno meno dei gas naturali e saranno il futuro del settore energetico, in quanto il carbone è destinato alla scomparsa definitiva secondo gli accordi sul clima. La domanda di petrolio è destinata a crescere esclusivamente nei paesi emergenti e la produzione di gas e petrolio estratto dalle rocce, invece di essere colpito dal calo dei prezzi sta raggiungendo un massimo. L’Agenzia Internazionale per l’Energia, punto di riferimento per l’energia degli idrocarburi, ha dovuto ammettere che esiste una transizione in corso, che niente e nessuno potrà fermare, trainata dall’energia elettrica in primis. Il rapporto dell’Agenzia rivela uno scenario rivoluzionario dei prossimi 20 anni: la domanda di energia calerà, il carbone conoscerà un costante ribasso e grazie alle innovazioni tecnologiche le rinnovabili compiranno un vero e proprio balzo. Si pensi che entro il 2040 le energie verdi copriranno il 40% del fabbisogno globale. Il rapporto inoltre sottolinea il sorpasso che la Cina effettuerà sugli USA nel campo delle rinnovabili e del nucleare.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Allarme CO2 di nuovo in crescita

Nel 2017 è previsto un aumento del 2% delle emissioni di anidride carbonica, il gas serra che più contribuisce al riscaldamento climatico, e dunque gli obiettivi di contenimento stabiliti dall’accordo di Parigi subiranno l’ennesimo attacco, dopo tre anni di crescita zero delle emissioni. Numerosi scienziati di diverse nazionalità hanno lanciato l’allarme in occasione di COP23, svoltasi a Bonn. Combustibili fossili e industria saranno responsabili dell’aumento, che porterà alla fine dell’anno al rilascio in atmosfera di 41 miliardi di tonnellate di CO2. La quota maggiore di emissioni è da attribuire alla Cina, principale imputata a causa dell’estate particolarmente secca che avrebbe ridotto l’apporto dell’energia idroelettrica. Al secondo posto nella classifica delle emissioni ci sono gli USA, che nonostante l’azione di smantellamento delle politiche verdi di Obama stanno comunque procedendo nella direzione di transizione dal carbone alle energie verdi. Al terzo posto c’è l’Europa, col 10% di emissioni, e infine l’India col 7%. Il rapporto “Global Carbon Budget”, pubblicato sulle maggiori riviste scientifiche che si occupano di cambiamento climatico, contiene anche delle buone notizie, ovvero il calo di emissioni di CO2 in presenza di economie in crescita nel decennio 2007-2016, dato che riguarda 22 paesi che rappresentano il 20% delle emissioni prodotte a livello globale e la corsa alle rinnovabili al ritmo del 14% l’anno. Tuttavia l’aumento dell’anidride carbonica previsto per il 2017 è l’ennesima spia del fatto che sarà difficile, se non impossibile, rispettare i limiti dell’accordo di Parigi.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Un contadino peruviano e la sua causa a Rwe

Saul Luciano Lliuya, un trentenne contadino peruviano, ha deciso di portare in tribunale Rwe, colosso energetico tedesco e uno dei maggiori produttori di anidride carbonica al mondo, in quanto il surriscaldamento globale, in cui, tra i fattori umani, è pesantemente implicata la suddetta azienda, sarebbe responsabile dello scioglimento del ghiacciaio sopra la sua città, Huaraz, che così rischierebbe di essere sommersa dall’acqua. La richiesta è di 23 mila euro per mettere in sicurezza la città e i suoi abitanti è stata considerata per la prima volta ammissibile dalla giustizia tedesca (il tribunale di Essen cui si era rivolto Lliuya in precedenza l’aveva considerata inammissibile), che si è espressa in merito sostenendo che il codice civile si applica anche per coloro che causano cambiamenti climatici. Greenwatch, associazione ambientalista che assiste Lliuya esprime soddisfazione, sostenendo che questo sia un importante precedente e un modo per mettere pressione su politica e aziende che producono gas serra. Lliuya potrà tornare al suo villaggio con la consapevolezza di aver combattuto una battaglia giusta ma anche vincente per se’ stesso e per i suoi compaesani.

DA “IL CORRIERE DELLA SERA”

A cura di M.B.

Strategia Energetica Nazionale

Venerdì 10 novembre i ministri Calenda e Galletti hanno presentato gli indirizzi della Strategia Energetica Nazionale, che comprende l’abbandono del carbone a favore delle energie rinnovabili, riduzione dei consumi e del ruolo centrale del gas. Tutto ciò per allineare le politiche italiane a quelle europee sul fronte climatico, che prevedono una riduzione del 40% delle emissioni di gas serra entro il prossimo decennio, una quota del 27% alle rinnovabili e un calo del 30% dei consumi energetici. Le centrali a carbone chiuderanno tutte in Italia nel 2025, in sintonia con un trend che ha visto analoghe decisioni da parte di paesi quali il Regno Unito e la Francia, e, sempre secondo la SEN, nel 2030 le energie green copriranno il 55% dei consumi elettrici, dato rivisto rispetto al 49% indicato in un documento di sei mesi fa. Per raggiungere gli obiettivi tuttavia bisognerebbe ovviare al problema della decrescita, negli ultimi 5 anni, delle rinnovabili, puntando sull’eolico, il solare ed il fotovoltaico. Altri due obiettivi della SEN sono costituiti da trasporti ed edilizia, comparti che dovrebbero, secondo gli obiettivi europei, ridurre di un terzo rispetto al 2005 le emissioni (entro il 2030). Le attuali politiche di taglio le ridurrebbero del 24%. Tecnologie e industria dovrebbero lavorare in sinergia in questi due settori per la riqualificazione di interi condomini e quartieri, per raggiungere il livello di “profonda innovazione” cui fa cenno la SEN, che purtroppo dedica pochissime righe al settore trasporti, che fa riferimento ad un troppo generico aumento della mobilità elettrica e non pone un limite temporale (come fatto invece da Uk e Francia) alla vendita di auto a benzina/diesel. Questa transizione sembra essere un tema imbarazzante a causa dello scetticismo di FCA; in realtà bisognerebbe cogliere l’occasione per lanciare e favorire il ruolo delle imprese che si occupano di mobilità elettrica per evitare il rischio di dover importare auto dalla Cina, per esempio. Molta attenzione è dedicata al gas, tuttavia non è stata inserita nel documento SEN un’analisi dell’ampio contesto del programma di decarbonizzazione del 2050 e ciò potrebbe incidere negativamente sull’utilizzo degli investimenti. Infine la SEN si occupa della metanizzazione della Sardegna, in quanto l’isola potrebbe costituire una delle maggiori fonti di rinnovabili, con possibilità di soddisfare al 100% la domanda elettrica entro il 2040 e la copertura dell’insieme dei consumi energetici entro il 2050. L’isola si porrebbe come avanguardia delle rinnovabili e ciò porterebbe ad ottime ricadute sul fronte occupazionale.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

L’autunno nero dei campi in Italia

In occasione dell’11 novembre la Coldiretti presenta un rapporto a proposito dell’annata 2017, che ha visto gelate primaverili seguite da grande siccità estiva ed autunnale che ha portato ad una sofferenza dei raccolti in Italia. Il miele risulta dimezzato (addirittura due barattoli su tre in vendita sono provenienti dall’estero), c’è stato un crollo del 23% del raccolto di mele (con punte del 60% in Trentino), una diminuzione dell’11% dell’olio d’oliva (già provato da anni difficili), mentre i funghi e i tartufi sono pressoché spariti dalle tavole. La vendemmia a sua volta è stata una delle peggiori dal dopoguerra, con un taglio del 26% rispetto allo scorso anno; ma l’Italia su questo fronte riesce ancora a difendersi bene per la grande varietà della produzione. Il clima capriccioso ha provocato danni a produttori e consumatori, che rischiano di vedersi spacciare prodotti stranieri per prodotti italiani e per questo motivo bisogna prestare molta attenzione alle etichette e cercare di acquistare prodotti come miele, olio e vino a chilometro zero.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.