Allarme CO2 di nuovo in crescita

Nel 2017 è previsto un aumento del 2% delle emissioni di anidride carbonica, il gas serra che più contribuisce al riscaldamento climatico, e dunque gli obiettivi di contenimento stabiliti dall’accordo di Parigi subiranno l’ennesimo attacco, dopo tre anni di crescita zero delle emissioni. Numerosi scienziati di diverse nazionalità hanno lanciato l’allarme in occasione di COP23, svoltasi a Bonn. Combustibili fossili e industria saranno responsabili dell’aumento, che porterà alla fine dell’anno al rilascio in atmosfera di 41 miliardi di tonnellate di CO2. La quota maggiore di emissioni è da attribuire alla Cina, principale imputata a causa dell’estate particolarmente secca che avrebbe ridotto l’apporto dell’energia idroelettrica. Al secondo posto nella classifica delle emissioni ci sono gli USA, che nonostante l’azione di smantellamento delle politiche verdi di Obama stanno comunque procedendo nella direzione di transizione dal carbone alle energie verdi. Al terzo posto c’è l’Europa, col 10% di emissioni, e infine l’India col 7%. Il rapporto “Global Carbon Budget”, pubblicato sulle maggiori riviste scientifiche che si occupano di cambiamento climatico, contiene anche delle buone notizie, ovvero il calo di emissioni di CO2 in presenza di economie in crescita nel decennio 2007-2016, dato che riguarda 22 paesi che rappresentano il 20% delle emissioni prodotte a livello globale e la corsa alle rinnovabili al ritmo del 14% l’anno. Tuttavia l’aumento dell’anidride carbonica previsto per il 2017 è l’ennesima spia del fatto che sarà difficile, se non impossibile, rispettare i limiti dell’accordo di Parigi.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Un contadino peruviano e la sua causa a Rwe

Saul Luciano Lliuya, un trentenne contadino peruviano, ha deciso di portare in tribunale Rwe, colosso energetico tedesco e uno dei maggiori produttori di anidride carbonica al mondo, in quanto il surriscaldamento globale, in cui, tra i fattori umani, è pesantemente implicata la suddetta azienda, sarebbe responsabile dello scioglimento del ghiacciaio sopra la sua città, Huaraz, che così rischierebbe di essere sommersa dall’acqua. La richiesta è di 23 mila euro per mettere in sicurezza la città e i suoi abitanti è stata considerata per la prima volta ammissibile dalla giustizia tedesca (il tribunale di Essen cui si era rivolto Lliuya in precedenza l’aveva considerata inammissibile), che si è espressa in merito sostenendo che il codice civile si applica anche per coloro che causano cambiamenti climatici. Greenwatch, associazione ambientalista che assiste Lliuya esprime soddisfazione, sostenendo che questo sia un importante precedente e un modo per mettere pressione su politica e aziende che producono gas serra. Lliuya potrà tornare al suo villaggio con la consapevolezza di aver combattuto una battaglia giusta ma anche vincente per se’ stesso e per i suoi compaesani.

DA “IL CORRIERE DELLA SERA”

A cura di M.B.