Wind Day a Taranto

Nel quartiere Tamburi, quello più vicino allo stabilimento dell’Ilva, le scuole rimangono chiuse quando ci sono i “wind day” ovvero le giornate in cui il vento spira da nord, spargendo le polveri sottili sulla città. Il sindaco di Taranto ha preso questa misura per tutelare i bambini, che come anziani e malati sono una delle categorie più esposte al rischio di inalare queste sostanze nocive nell’aria. La Asl raccomanda di tenere le finestre chiuse e limitare le attività all’aperto tra le 12 e le 18, la fascia oraria più pericolosa. Dall’ottobre 2017, inizio anno scolastico, sono stati ben dieci i wind day, e i genitori lamentano il fatto che i figli siano costretti a rinunciare ad andare a scuola.

Nel frattempo i lavori di copertura dei parchi minerali, dai quali si sollevano le polveri sottili, non sono nemmeno iniziati e comunque durerebbero due anni. Il consiglio comunale ha proposto di dotare la scuola di filtri per l’aria per evitare la chiusura ogni volta che il vento spira da nord.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Attacchi informatici e catastrofi climatiche: le paure delle aziende

L’Allianz Risk Barometer 2018 ha posto la paura per gli attacchi informatici, l’incertezza dovuta al cambiamento climatico e il timore di catastrofi naturali ai primi posti nella classifica di ciò che spaventa di più le aziende. Per la prima volta il cambiamento climatico è entrato nella top ten dei timori delle aziende, d’altro canto sono andati in fumo ben 135 miliardi di dollari a causa dei tre uragani che hanno flagellato i Caraibi e la costa est degli USA. In discesa vediamo invece le preoccupazioni sugli sviluppi del mercato dalla seconda alla quarta posizione rispetto all’anno scorso. I risk manager di oggi devono fronteggiare non solo le problematiche tradizionali delle aziende, ma anche i rischi dovuti a virus come WannaCry e tutto ciò che a livello informatico manda in tilt database e insiemi di riferimenti che sono il vero asset delle aziende. Sale anche la preoccupazione per il danno d’immagine o reputazionale, che balza in quarta posizione in Italia, che conferma il trend sulla paura di interruzione delle attività, attacchi informatici e catastrofi naturali.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Quanta plastica c’è nel mondo?

Un gruppo di ricercatori americani ha condotto uno studio sulla quantità di plastica prodotta dal 1950 in poi e dove sia finita; nel 1950 sono stati prodotte due milioni di tonnellate di plastica, mentre nel 2017 sono state prodotte ben 380 milioni di tonnellate, con tasso di aumento medio dell’8,4% ogni anno. Per ogni uomo sulla terra oggi vengono prodotti 50 kg di plastica e la tendenza è all’aumento. La somma di tutta la produzione mondiale fino al 2015 è di 8 miliardi e 300 milioni di tonnellate, di cui la metà prodotte negli ultimi 13 anni. E’ molto complicato calcolare quanta di questa plastica sia ancora in circolazione, in quanto la vita media dei prodotti a seconda della tipologia, è molto diversa. Fino al 2015 sono state buttate circa 5 miliardi e 800 milioni di tonnellate di plastica, il 70 % del totale prodotto fino a due anni fa. Il restante 30% sarebbe ancora contenuto negli oggetti che usiamo oggi. Solo il 9% della plastica viene riciclato a livello mondiale (con picchi virtuosi in Europa), e il 12 % finisce agli inceneritori; il resto a discariche o disperso nell’ambiente. Nel 2050, se le tendenze registrate continueranno a sussistere, ben 12 miliardi di tonnellate di plastica finiranno disperse nell’ambiente: più di tutta la plastica prodotta dagli anni ’50 ad oggi.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Alluvioni in California

Dopo gli incendi la California del sud è flagellata dalle alluvioni. La pioggia si trasforma presto in un fiume di fango a terra a causa della mancanza di alberi a frenare la massa di detriti che travolge le abitazioni, automobili e persone (sono morte in 19 e 5 disperse). Le scene riprese dopo il passaggio del fango sono apocalittiche, con case letteralmente sradicate alle fondamenta. Una ragazza adolescente è rimasta bloccata nella melma e ci sono volute ore prima di trovarla (il suo pianto disperato è rimasto a lungo inascoltato) e tanta cautela da parte dei soccorritori per trarla in salvo.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.