Strage di oranghi: 100.000 uccisi in 16 anni

La popolazione degli oranghi del sudest asiatico, secondo una ricerca compiuta dal Max Planck Institute e pubblicata su Current Biology, è stata letteralmente decimata a partire dal 1999: varie cause, quali la deforestazione, le piantagioni di olio di palma e la caccia indiscriminata, sono alla base di questo scempio causato dagli esseri umani. Ben 100.000 esemplari sono stati uccisi a causa delle attività umane, che si trovano sempre più spesso a ridosso degli habitat delle scimmie, che vengono fatte oggetto di veri e propri raid dei cacciatori. Il WWF si è mobilitato per creare dei “ponti” per ricollegare gli esemplari sfollati ad altri punti della foresta lontani dalle piantagioni, ma è una soluzione a breve termine, difficile da portare avanti: la verità è che l’uomo dovrebbe smettere di depredare e depauperare l’habitat di queste creature, mettendo fine alla deforestazione.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Detergenti e vernici inquinanti quanto il traffico

L’agenzia statunitense NOAA ha recentemente condotto uno studio sui livelli di particolato e ozono nella trafficatissima Los Angeles, ma nel tentativo di attribuire al traffico dei mezzi di trasporto  tutta la colpa dell’inquinamento nella metropoli, ha fatto un’inquietante scoperta sull’inquinamento domestico. Effettuando analisi sull’attività delle aziende chimiche e la produzione di VOC (i cosiddetti “composti organici volatili”), ne risulta che la quantità di questi ultimi sia due o tre volte superiore al livello di guardia, mentre le emissioni nocive attribuibili al traffico sono inferiori di un quarto rispetto alle stime. Eppure il consumo medio pro capite di carburante è circa 15 volte superiore a quello di lozioni e detergenti vari! I VOC sono idrocarburi gassosi che si trovano in sgrassatori, deodoranti e smalti; il loro effetto sulla salute è potenzialmente negativo, si passa da una lieve sensazione di disagio sensoriale a vere e proprie patologie respiratorie e al cancro (il benzene è una componente potenzialmente cancerogena).

Dunque all’interno delle nostre case vi è un importante livello di ristagno di queste sostanze tossiche volatili; non è il caso di creare allarmismi, ma è necessario che si mettano al più presto al bando le sostanze nocive alla salute umana per poter continuare ad utilizzare in tutta serenità i prodotti dell’igiene quotidiana delle nostre case e della persona.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Mais OGM: nessun rischio per la salute secondo uno studio italiano

La Scuola Superiore Sant’Anna e l’Università di Pisa hanno collaborato nel mettere a punto una ricerca sulle colture di mais OGM in tutti i continenti del mondo dal 1996 ad oggi, e il risultato, pubblicato su Scientific Reports, sostiene che non vi sia alcun rischio per la salute umana. Il mais OGM sarebbe invece molto resistente ad attacchi di insetti e altre sostanze contaminanti, ed avrebbe una resa migliore di quello tradizionale. Eppure dalle analisi della Coldiretti emerge che gli italiani (in buona compagnia della maggior parte degli europei), sono contrari alle coltivazioni OGM e la quasi totalità della popolazione non mangerebbe mai carne o latticini OGM. Alcuni agricoltori e imprenditori si sono battuti per poter seminare mais OGM (nonostante dal 2015 lo Stato italiano abbia impedito la semina OGM che a livello UE è invece permessa) tra cui Giorgio Fidenato, al quale la Corte Europea ha dato ragione nel contenzioso con lo Stato italiano, in quanto quest’ultimo non poteva impedire la semina di mais OGM se non per comprovati fattori di rischio per la salute umana. I nuovi studi sembrano confermare che non vi siano rischi, eppure Greenpeace commenta i risultati della ricerca tiepidamente: le colture OGM potrebbero comunque essere un danno per la biodiversità ed il made in Italy, perciò sarebbe meglio concentrarsi sulla selezione di specie resilienti dal punto di vista climatico che sugli OGM nell’agricoltura del futuro.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

L’acqua sta per finire in Sudafrica

Dobbiamo a Marco Tedesco, uno scienziato italiano, richiami seri e significativi sul riscaldamento climatico, come quello apparso su La Repubblica del 14 febbraio, sul drammatico rischio di esaurimento delle risorse idriche del Sudafrica. Sulla base delle informazioni fornite da Landsat-8 (l’ultimo di una lunga serie di satelliti lanciati per monitorare lo stato del nostro Pianeta) risulta che circa quattro milioni di cittadini di Città del Capo rischiano di rimanere senza acqua. Si prevede così che il giorno in cui tali residue risorse saranno riservate solo a “ospedali e  strutture di base”, è ormai vicino: “secondo gli esperti, non più tardi di metà di maggio. Infatti la riserva più grande della città, secondo i dati dei satelliti, si è ridotta a un quarto negli ultimi tre anni a causa della riduzione delle piogge in questo stesso periodo. Le conseguenze del razionamento saranno ad ogni livello, in particolare a livello sanitario quando possono verificarsi, specie nel periodo febbraio-maggio, esplosioni “ di germi e malattie ad esse associate che portano a casi di colera, epatite A e tifo legati alle condizioni igieniche”. Tedesco, nel rappresentare tale situazione che testimonia come i processi del surriscaldamento climatico non sono un’opinione ma una terribile realtà, non manca di richiamare l’urgenza conseguente del problema  dei rifugiati climatici e delle vittime dei disastri ambientali, che ancora non vengono riconosciuti, fra coloro che sono costretti ad abbandonate la propria terra.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di D.C.

Il mercurio sotto i ghiacci dell’Artico

Un contenuto millenario di mercurio pari a 50 vasche olimpioniche: è questo che si nasconde, secondo gli scienziati dell’Università del Colorado, sotto il permafrost dell’emisfero settentrionale.

Se attraverso il riscaldamento globale e l’inquinamento si dovesse sciogliere il permafrost fino in profondità, il mercurio verrebbe rilasciato nell’atmosfera e nell’acqua, fino a contaminare la flora e la fauna e risalendo la catena alimentare colpirebbe la salute dell’uomo. Ci sono circa 57 milioni di litri di mercurio pronti a tornare in circolazione, pari a 10 volte il mercurio emesso dall’uomo negli ultimi 30 anni. Il rilascio del mercurio, agli attuali ritmi di riscaldamento globale, potrebbe avvenire entro fine secolo, quando si prevede che il permafrost sarà sciolto per il 30-99%. Il mercurio è altamente dannoso sia per gli animali che per gli esseri umani, in quanto genera malformazioni e danni ai feti, e non di rado è stato rintracciato in carcasse di orsi e narvali.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.