La pallida idea che abbiamo del mondo

La pallida idea che abbiamo del mondo

Di Domenico Ceravolo

Edito da Edizioni Libreria Progetto Padova

Occorre fare i conti con una cultura dominante che ha già ignorato l’avvio di questo gigantesco processo e continua ad ignorarlo, lungo vari filoni ideologici che cercherò di identificare, almeno fra i maggiori. C’è dunque una lotta culturale che deve accompagnarsi alle scoperte indicate dall’evoluzione della realtà naturale. Nessuna illusione che la configurazione di questo gigantesco processo perturbativo, che entra nella nostra vita, basti da solo per correggere la visuale con cui vediamo il mondo e per partire tutti, per la prima volta, dal basso, dai “problemi concreti”, come si suol dire. Avverrebbe troppo tardi quando, secondo le preoccupazioni di molti scienziati, il drammarico evento avrà raggiunto la sua soglia devastante ed irreversibile. Anzi sembra che le cose si stiano già “registrando” su questo asse formativo. In realtà dobbiamo dunque, al più presto, impegnarci a sciogliere gradualmente un viluppo culturale estremamente intricato e intrigante. Ho potuto constatare quanto sia arretrato il nostro sguardo politico, che non siamo stati “liberi” di ampliare, man mano che grandi eventi storici ci sono passati addosso. E qui ho capito l’importanza di “aggiungere” al pensiero tradizionale un coefficiente nuovo e decisivo. In altri tempi storici il fattore della realtà oggettiva, il mondo in cui viviamo biologicamente e socialmente, da inserire nella nostra visuale, sarebbe stato, come in effetti è stato, un affare di filosofia senza fine, per definire che siamo noi e che cosa è la natura: un pensiero senza direzione di marcia verificabile. Oggi però, una circostanza perentoria, la prima catastrofe planetaria di origine atropica, ci sovrasta con prepotenza e c’impone, in tempi e luoghi determinati, di reagire politicamente con urgenza. Si definisce sempre meglio l’area del che fare. L’iniziativa politica, che oggi è ingarbugliata in mille pensieri caduchi, deve trovare la via più breve verso l’obiettivo, che non è più, purtroppo, di impedire, in termini preventivi, la catastrofe, bensì di minimizzare i costi in termini di sofferenze umane e sociali. Che, guardato sotto il profilo del rilancio di una nuova politica, da tutti invocata, è quanto di più umanitario e democratico si possa immaginare.

Domenico Ceravolo, è autore del saggio Il senso di marcia e la speranza che ha ricevuto la prefazione di Edoardo Boncinelli. Ora pubblica La pallida idea che abbiamo del mondo, sempre sulla preoccupazione della grave sfida che l’effetto serra costituisce per la politica, impreparata ad affrontarlo, perché prigioniera degli stessi schemi culturali che hanno permesso l’incubazione del primo disastro planetario causato dall’uomo.