Nuova Zelanda: basta giacimenti di petrolio e gas in mare

Il governo neozelandese di centrosinistra di Jacinda Arden ha fatto un passo verso la concretezza nel campo delle energie pulite, negando futuri permessi esplorativi per idrocarburi al largo delle sue coste. Il paese si è già fissato l’obiettivo di produrre solo energia da fonti rinnovabili entro il 2035 e di essere carbon neutral entro il 2050. La giovane premier sostiene che sia ora il momento per pianificare il futuro, in quanto queste misure saranno effettive solo fra 30/40 anni ( i 22 permessi di esplorazione già concessi non sono stati messi in discussione e i giacimenti di petrolio e gas potranno ancora essere sfruttati per 40 anni). Il business del petrolio non è certo un asset per la Nuova Zelanda (solo l’1,5% del PIL), ma la decisione ha colpito molto a livello simbolico, ricevendo il plauso di Greenpeace. La Nuova Zelanda si aggiunge così ai paesi che sempre di più avversano la ricerca di idrocarburi in mare, come Francia, Croazia e Canada (il problema è molto sentito per la zona dell’Artico). Solo l’Italia resta indietro, non avendo il referendum contro le trivellazioni del 2016 raggiunto il quorum e avendo il governo Gentiloni continuato a garantire concessioni per la ricerca di idrocarburi al largo delle nostre coste.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

eRoad Arlanda in Svezia

Non lontano dall’omonimo aeroporto di Stoccolma, l’11 aprile è stata inaugurata una strada lunga due km, l’eRoad Arlanda, una carreggiata intelligente che ricarica le auto elettriche mentre si muovono su di essa. L’agenzia statale delle autostrade scandinave ha già annunciato di voler estendere questa tecnologia a tutta la Svezia per poter raggiungere l’obiettivo di tagliare le emissioni di CO2 del 70% entro il 2030 nel settore trasporti.

DA “IL CORRIERE DELLA SERA”

A cura di M.B.