Obiettivo taglio CO2: la Germania si arrende

Nel rapporto annuale sul clima 2017, firmato dal gabinetto della Merkel, si legge che la Germania non sarà in grado di ridurre le emissioni di CO2 entro il 2020 come previsto. In altre parole la programmata riduzione del 40% di emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990 si fermerà in realtà al 32%. Il deficit si tradurrà in 100 milioni di tonnellate di C02 emesse ogni anno in atmosfera. Secondo il ministro dell’Ambiente tedesco, la Germania intende colmare il deficit con l’introduzione di auto elettriche e le rinnovabili, ma l’affermazione resta generica. Certo i punti deboli sono stati individuati: una sovrastima della CO2 che verrebbe risparmiata, l’aumento demografico e la crescita economica, ma soprattutto la faticosa uscita dal carbone. In Germania, eolico e fotovoltaico hanno avuto un’importante fase di espansione, ma essendo ancora debole il settore idroelettrico, l’utilizzo della superinquinante lignite è ad un quarto del totale del mix energetico nazionale. Inoltre sia i socialdemocratici Spd che i cristianodemocratici Cdu-Csu non vogliono intaccare la situazione occupazionale delle miniere della Rurh.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

 

I dati sul Polo Sud che si squaglia

L’Antartide sta perdendo pezzi ad una rapidità impressionante, come un ghiacciolo al sole; su Nature è stato pubblicato uno studio basato sui dati forniti da 24 satelliti, che ci dice che dal 1992 al 2017 si sono sciolte 3mila miliardi di tonnellate di ghiaccio e il mare è salito di 8 millimetri. Inoltre si osserva che negli ultimi cinque anni c’è stato un rapido aumento dello scioglimento dei ghiacci (e confrontando il 1992 col 2012 il ghiaccio perduto in un anno è stato il triplo nel 2012!). 88 scienziati di ben 44 università nel mondo hanno contribuito a fornire questi dati allarmanti, poiché l’Antartide contiene il 90% delle riserve di acqua dolce della Terra, e se dovesse sciogliersi completamente il mare si innalzerebbe di 58 metri. La situazione si aggrava di anno in anno nella parte occidentale del continente bianco, dove l’acqua tiepida erode la banchisa, e così fa venir meno la funzione di tappo, di contenimento al ghiaccio sulla terraferma che inesorabilmente scivola ora verso il mare. La parte orientale finora è stabile (nel 2012 addirittura in leggero aumento). Il mare per ora si è innalzato di 20 cm in un secolo, e i fattori sono molteplici: i ghiacciai montani, i ghiacciai della Groenlandia che si sciolgono (oltre a quelli dell’Antartide) e il riscaldamento che fa espandere gli oceani. Lo studio sostiene che a fine secolo si potrebbe registrare un aumento dai 30 cm al metro, cosa che basterebbe a far finire sott’acqua le isole del Pacifico, l’Olanda e minacciare città come NY e Shanghai. Il Polo Sud potrebbe contribuire con 15 cm in tutto questo, rendendolo un vero e proprio gigante addormentato in procinto di risvegliarsi.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.