Stati Uniti: arriva l’uragano Florence

I due stati della Carolina e la Virginia attendono l’arrivo di un uragano che è stato definito il peggiore da ben 60 anni: Florence potrebbe causare un innalzamento del mare potenzialmente letale, inondazioni interne oltre a venti distruttivi, come avverte la FEMA (agenzia federale per la gestione emergenze in USA). I cittadini sono stati invitati ad evacuare la costa e non fare conto sulla previsione della traiettoria dell’uragano, in quanto i suoi effetti si faranno sentire ben oltre il cono di distruzione. Gli scaffali dei supermercati e le autostrade sono stati presi d’assalto dalla popolazione; alcune navi da guerra della marina sono state fatte salpare per evitare l’uragano. Florence viaggerà nei Caraibi fino a giovedì quando colpirà la costa statunitense. L’anno scorso Harvey, Irma e Maria hanno imperversato causando morte e devastazione tra Caraibi e Stati Uniti per diversi giorni. Trump ha invitato con un tweet gli abitanti a mettersi al sicuro.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

65 milioni di posti di lavoro dalla lotta al cambiamento climatico

La Global Commission on the New Climate Economy ha messo a punto uno studio incentrato sui benefici economici che porterebbe la crescita sostenibile e la lotta al cambiamento climatico: “Unlocking the Inclusive Growth Story of the 21st century” è il titolo. Verrà presentato al Global Climate Action Summit in programma per metà settembre a San Francisco, e a quanto pare il PIL globale beneficerebbe di 26 trilioni di dollari in più entro il 2030 se ci fossero azioni più incisive sul clima. La svolta “verde” inoltre porterebbe allo sblocco di 65 milioni di posti di lavoro nel settore, pari alla forza lavoro di Egitto e Gran Bretagna messe insieme. Se passare al “low carbon” sembra costoso, bisogna anche tenere in conto delle spese sanitarie e delle vite umane che verrebbero salvate da morte prematura per cause atmosferiche: ci sarebbero circa 700.000 morti in meno se si rispettasse la linea dettata dall’accordo di Parigi. L’ONU, attraverso il segretario generale Gutierres, sottolinea a sua volta i benefici di una svolta ambientalista, che creerebbe maggior benessere, posti di lavoro, risparmi economici e opportunità di mercato. Il documento propone anche misure come il taglio alle sovvenzioni per i combustibili fossili e l’aumento del prezzo del carbonio che potenzialmente genererebbero 2,8 trilioni di dollari di entrate per i governi. Per fare tutto ciò non si può però prescindere dalla presenza degli Stati Uniti, che con Trump sono usciti dall’accordo di Parigi; tuttavia recentemente il presidente sembra paventare un possibile ritorno all’adesione all’accordo, a patto che ci siano benefici economici per gli USA. La chiave pare stia proprio nel prospettare un boost economico.

DA https://www.financialounge.com/

A cura di M.B.

 

Giappone: terremoto 6.8

Il bilancio del terremoto che ha colpito l’isola giapponese di Hokkaido nella notte è di 8 morti, 126 feriti e 40 dispersi. Il terremoto ha lasciato al buio 3 milioni di abitazioni, 40 ospedali e ha causato frane e smottamenti nei pressi del suo epicentro. L’aeroporto di Sapporo è rimasto chiuso e i treni superveloci fermi. Il premier Abe ha inviato 25.000 uomini delle forze dell’Autodifesa a salvare persone in eventuale pericolo.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

West Nile: 975 casi in Europa

Il Centro Europeo per il controllo delle Malattie ha contato ben 975 casi di febbre del Nilo occidentale in Europa, con la stragrande maggioranza in Italia (327 casi) seguita da Serbia, Grecia, Romania e Ungheria. Ma ci sono stati alcuni casi anche in Israele, Francia e Austria. Il maggior numero di decessi si è registrato in Serbia, Grecia e Italia, ma i morti non sono aumentati rispetto ad epidemie precedenti; in Italia West Nile ormai è endemica da dieci anni, ma le temperature più alte e il prolungamento del caldo fino a ottobre inoltrato hanno aumentato i casi.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Cifre sempre più allarmanti per l’inquinamento

La cifra che periodicamente tira fuori l’Oms per segnalare la pericolosità dell’inquinamento, ovvero 4 milioni di morti all’anno, purtroppo va vista al rialzo, anzi: va più che raddoppiata, perché i morti sono 8,9 milioni l’anno. La nuova cifra è stata pubblicata sulla rivista Pnas da un consorzio mondiale di scienziati che al posto del modello di calcolo tradizionale ha sperimentato uno studio su gruppi da una cinquantina di persone sparsi per il mondo che periodicamente forniscono informazioni circa la loro salute con esposizione a inquinamento e rischi correlati. Non è uno studio fatto di approssimazioni con dati mescolati sul fumo di sigaretta, stufe a carbone e polveri sottili: lo studio è dato dalla reale concentrazione di queste ultime, presente nel 97% dei territori abitati, che siano campagne o città. Le cause più frequenti di morte dovute a inquinamento sono ictus, tumori al polmone e ostruzioni e infezioni delle vie respiratorie. Altre due malattie nella lista potrebbero sorprendere: sono il diabete e la demenza, che recenti studi hanno collegato all’inquinamento, che giocherebbe un ruolo pesante sulla gravità di esse. Infatti uno studio cinese ha appurato che vi è un collegamento tra il declino mentale e l’inquinamento atmosferico. Allo studio hanno partecipato anche organizzazioni come l’Oms, che sottolineano come le morti evitabili siano aumentate del 120% per quel che riguarda l’inquinamento e che dunque basterebbe una politica più incisiva nel passaggio ad energie pulite per poter salvare vite umane. I morti per inquinamento sono più di quelli causati dal fumo e la distribuzione dei morti è collegata al livello di industrializzazione: i paesi in ascesa industriale come Cina, India e quelli del Medio Oriente contano 5 milioni di morti, mentre in Europa e USA ci si attesta tra i 230 e i 440 mila.

DA “IL CORRIERE DELLA SERA”

A cura di M.B.