COP21: Modesta partenza

L’accordo sul clima siglato nel Dicembre 2015 da 195 paesi, prevede il mantenimento della soglia di riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi (possibilmente 1,5) rispetto all’era preindustriale entro il 2100. Tuttavia risulta una partenza modesta, in quanto esso non è vincolante e si basa su piani nazionali volontari di riduzione delle emissioni di gas serra; l’accordo punta ad una “neutralità delle emissioni” nella seconda metà del secolo (bilancio tra residue emissioni antropiche e il loro assorbimento nel suolo e foreste o il loro “sequestro” tramite tecnologie, mezzi tuttavia di dubbia efficacia). La verifica degli impegni presi avverrà ogni 5 anni a partire dal 2023 e gli impegni dei paesi sono commisurati alle singole capacità economiche e tecnologiche oltre che alle singole responsabilità nelle emissioni dei gas serra. Inoltre i paesi più sviluppati aiuteranno i paesi emergenti a fronteggiare l’adattamento ai cambiamenti climatici attraverso un fondo di 100 miliardi di dollari da sbloccare nel 2020, anno in cui l’accordo diverrà operativo a condizione che 55 paesi responsabili complessivamente del 55 % delle emissioni globali lo ratifichino. L’accordo è certamente di portata storica in quanto è il primo ad essere universale (Kyoto non includeva i paesi emergenti) e dunque vi è un riconoscimento a livello globale del problema, ma non risulta ancora sufficiente a metterci al sicuro da catastrofi naturali e destabilizzazione degli ecosistemi terrestri. L’incremento termico realisticamente prevedibile è di 2,7 gradi entro il 2100, quindi molto di più dei 2 gradi previsti, e ciò porterà alla scomparsa della banchisa artica e parte delle calotte di Antartide e Groenlandia, dunque innalzamento dei mari e caldo estremo che porterà malattie tropicali, crisi sanitarie, migrazioni ed eventi atmosferici estremi.

 

L’effettiva applicazione dell’accordo resta dubbia quindi per molti scienziati come James Hansen, ex Nasa e attivista, il quale sostiene che l’unico modo per tagliare le emissioni è l’imposizione di una tassa sulla produzione di gas climalteranti. Senza dubbio l’accordo è un passo avanti, ma necessiterà di ulteriori rafforzamenti e impegni, nel frattempo dovremmo cercare il più possibile come società di fare scelte consapevoli nella vita di tutti i giorni ed elaborare strategie di adattamento.

A cura di M.B.

DA BLOG “NIMBUS”

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