Il tasso di deforestazione stabile da 17 anni

Uno studio che verrà diffuso dalla Global Forest Watch e Science Magazine ha appurato come nonostante gli sforzi delle associazioni ambientaliste e i proclami dei governi del mondo, il tasso di deforestazione dal 2001 non sia per nulla cambiato, soprattutto a causa dei commerci. I dati raccolti tengono in conto le zone colpite, le cause e la situazione delle aree dove si è verificata una deforestazione permanente; la buona notizia è che anche alcune di queste ultime, secondo gli scienziati, avrebbero una speranza di “rifiorire” come habitat di vegetali e animali. Gli obiettivi della “deforestation-zero” entro il 2020 sono decisamente lontani, specialmente a causa della deforestazione legata al commercio, sia in Amazzonia che in Africa (per il cacao, la soia e la carta ad esempio). Questo sfruttamento intensivo spesso è fonte di “alterazione permanente del paesaggio”, ed avviene anche con le attività di estrazione mineraria. Il disboscamento dovuto a incendi sarebbe invece meno grave in quanto vi sarebbe una speranza di recuperare l’area danneggiata. Selvicoltura, incendi e urbanizzazione sono fattori decisamente secondari rispetto alla deforestazione legata alle materie prime (5 milioni di ettari l’anno da 15 anni). Mentre negli anni ’90 e 2000 il disboscamento nell’Amazzonia brasiliana era di 20.000 ettari l’anno, dal 2005 è calato del 70% per poi rimanere sostanzialmente stabile; un chiaro indice di fallimento delle politiche ambientali e degli obiettivi stabiliti dalla comunità internazionale in materia.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

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