La Pianura Padana come il Pakistan con 5 gradi in più

La produzione agricola, ormai da un secolo, è legata a una meccanicizzazione basata sul petrolio, tanto che la filiera agroalimentare è responsabile di un quinto delle emissioni di gas serra. Il nostro modo di mangiare è legato al cambiamento climatico ma non più come una volta (almeno nei paesi industrializzati) quando un mancato raccolto a causa di intemperie portava una carestia. Oggi pretendiamo, talvolta per puro capriccio, di mangiare frutta e verdura fuori stagione, con grande impiego di trasporti e conseguente inquinamento. La stessa carne rossa con la sua produzione di anidride carbonica e metano è altamente inquinante. Dovremmo tutti orientarci in un futuro prossimo a consumarne molto meno e a privilegiare la frutta e la verdura di stagione e a km zero se possibile, per riscoprire la varietà delle produzioni locali tagliando allo stesso tempo i costi dei trasporti. La produzione di frutta esotica che finisce sul banco dei supermercati spesso è frutto di enormi sprechi di ogni genere, partendo dall’imballaggio, quando basterebbe da parte nostra cercare di distinguere mode effimere e giochi commerciali internazionali da un reale beneficio nel nostro stile di vita. Non è necessario eliminare dalla nostra dieta cacao e banane (per dire) che non crescono in Italia perlopiù, ma magari cercare di non pretendere di avere le fragole al cenone di Natale. Si deve prestare più attenzione alle modalità di produzione del cibo che mangiamo: si devono scoraggiare le monocolture industriali a elevato utilizzo di fitofarmaci e privilegiare la carne e le uova di animali allevati in condizioni di benessere e buona igiene. Tutto questo fa parte di ciò che possiamo fare nel nostro piccolo; tutto il resto dipende da un adattamento dell’agricoltura al cambiamento climatico in atto. Purtroppo si prevede che di estati come quella del 2017, con carenze idriche e siccità, ce ne saranno in futuro molte, per quanto si possa correre ai ripari con nuove tecniche agricole di irrigazione e coltura. Inoltre aumenteranno i fenomeni di devastazione improvvisa come trombe d’aria e grandinate, in grado di mandare in fumo in pochi minuti un raccolto; se l’economia predatoria che si è vista negli ultimi decenni non accennerà a cambiare direzione, ci potrebbe essere un aumento di ben 5 gradi a fine secolo. In tal caso le temperature della Pianura Padana diventerebbero molto simili a quelle dell’odierno Pakistan.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

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