2050: 143 milioni di migranti climatici

Un rapporto della Banca mondiale sui cambiamenti climatici dal titolo “Groundswell: Preparing for Internal Climate migration” ha sottolineato come il cambiamento climatico devastante sarà la causa di spostamenti di massa dall’Asia meridionale, l’Africa subsahariana e l’America latina. Tuttavia una crisi migratoria di tali proporzioni potrebbe essere mitigata, secondo gli esperti della Banca Mondiale, attraverso interventi di sostegno per l’istruzione, la formazione e lo sviluppo di questi stessi territori, portando la quota migranti a “soli” 40 milioni nel 2050.

Vari enti di ricerca come l’Earth Institute della Columbia University, l’Istituto per la ricerca demografica della NY University e il Potsdam Institute per la ricerca sull’impatto dei cambiamenti climatici, hanno incrociato dati come il previsto aumento delle temperature, precipitazioni, innalzamento del livello del mare e fattori socio-demografici per paesi come Messico, Etiopia e Bangladesh. Successivamente si sono basati su tre possibili scenari del futuro elaborati da IPCC: uno pessimista, in cui le disuguaglianze permangono e il cambiamento climatico peggiora, uno intermedio, dove l’economia lentamente migliora e le emissioni si arrestano, e uno ottimistico, in cui la riduzione delle emissioni si abbina ad un nuovo e più equo assetto economico. Le previsioni sui 143 milioni di migranti climatici sono tratte dallo scenario pessimista, con 86 milioni di migranti dall’Africa subsahariana, 40 dall’Asia meridionale e 17 dall’America Latina. Purtroppo sono le aree rurali che più soffrono il cambiamento climatico, mentre in Asia meridionale i problemi maggiori sono l’assenza di acqua potabile e l’erosione costiera.

Lo studio comprende solo i migranti che si spostano di distanze superiori ai 14 km (dunque restano escluse isole che già sono state sommerse e i cui abitanti hanno dovuto spostarsi). A breve l’Assemblea generale delle Nazioni Unite dovrebbe varare un Patto mondiale per le migrazioni, ma sembra essere un progetto destinato al fallimento: già Trump ha ritirato l’adesione degli USA al progetto in quanto incompatibile con la nuova politica migratoria.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

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