Acqua (non) potabile in Cina

In Cina le autorità si trovano davanti ad una vera e propria emergenza idrica: oltre 300 milioni di cinesi non hanno accesso all’acqua potabile, il 90 % delle falde acquifere in prossimità delle metropoli sono inquinate come anche il 70 % dei fiumi e dei laghi. Le statistiche affermano inoltre che due terzi delle falde e un terzo delle acque di superficie in Cina sono “inadatte al contatto con l’uomo”. Purtroppo nell’acqua sono presenti spesso alti livelli di arsenico che può causare a lungo andare problemi alla pelle e cancri in varie parti del corpo, tanto che molti villaggi sono tristemente noti come “villaggi del cancro”, a causa delle acque di falda portatrici di malattie. L’acqua inoltre risulta inquinata anche a centinaia di metri di profondità per colpa delle sostanze tossiche accumulate nel suolo e solo il 20 % delle acque considerate potabili soddisfa gli standard internazionali. Il governo ha stanziato 58 miliardi per il miglioramento della qualità dell’acqua e ha fissato alcuni obiettivi temporali: entro il 2020 il 93 % dell’acqua potabile dovrà essere pari o migliore del livello tre (su una scala 1 a 6 partendo dall’1 con l’acqua di qualità migliore), le industrie fortemente inquinanti dovranno chiudere entro il 2016 e nel 2020 il 70 % delle acque di superficie tornerà ad essere in buone condizioni.

Tuttavia il cambiamento climatico sta portando ad una progressiva desertificazione specialmente delle aree settentrionali, e il deserto del Gobi “ruba” alla Cina ogni anno l’equivalente del territorio della Valle d’Aosta, il che si traduce in milioni di persone che combattono e combatteranno quotidianamente con la carenza di acqua e l’erosione dei suoli, che crea una perdita milionaria al paese, tutto nonostante i piani delle autorità.

A cura di M.B.

DA “LA STAMPA”

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