La “lobby green” e la politica tradizionale

La lobby green italiana, da tempo emarginata, ha dato un aut-aut alla politica e ai partiti tradizionali: se non si attueranno misure di riconversione verde nell’economia del paese, non otterranno il loro voto. La lobby green è costituita da piccole e medie imprese del Nord e del Sud che hanno fatto dello sviluppo sostenibile la propria missione e hanno introdotto criteri ecologici nelle strategie di gestione. Queste imprese vogliono dimostrare che oggi più che mai, col cambiamento climatico in pieno corso, investire nella difesa dell’ambiente è un’occasione di sviluppo economico e non solo un costo. Il 7 e l’8 novembre a Rimini il Consiglio nazionale delle imprese verdi metterà alla prova i candidati premier, in maniera trasversale e oltre gli schieramenti tradizionali, per capire chi è in grado di apprezzare e fare proprie le idee concrete di sviluppo sostenibile come le auto elettriche, le rinnovabili, la qualità dell’aria e l’utilizzo del suolo. Sarà premiato chi è veramente in grado di recepire il bisogno di un cambio di mentalità nella classe dirigente, l’unica rimasta stagnante quanto a idee sull’ambiente, mentre i cittadini e le imprese hanno ormai un grado abbastanza elevato di aspettative e maturità sul tema.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

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