65 milioni di posti di lavoro dalla lotta al cambiamento climatico

La Global Commission on the New Climate Economy ha messo a punto uno studio incentrato sui benefici economici che porterebbe la crescita sostenibile e la lotta al cambiamento climatico: “Unlocking the Inclusive Growth Story of the 21st century” è il titolo. Verrà presentato al Global Climate Action Summit in programma per metà settembre a San Francisco, e a quanto pare il PIL globale beneficerebbe di 26 trilioni di dollari in più entro il 2030 se ci fossero azioni più incisive sul clima. La svolta “verde” inoltre porterebbe allo sblocco di 65 milioni di posti di lavoro nel settore, pari alla forza lavoro di Egitto e Gran Bretagna messe insieme. Se passare al “low carbon” sembra costoso, bisogna anche tenere in conto delle spese sanitarie e delle vite umane che verrebbero salvate da morte prematura per cause atmosferiche: ci sarebbero circa 700.000 morti in meno se si rispettasse la linea dettata dall’accordo di Parigi. L’ONU, attraverso il segretario generale Gutierres, sottolinea a sua volta i benefici di una svolta ambientalista, che creerebbe maggior benessere, posti di lavoro, risparmi economici e opportunità di mercato. Il documento propone anche misure come il taglio alle sovvenzioni per i combustibili fossili e l’aumento del prezzo del carbonio che potenzialmente genererebbero 2,8 trilioni di dollari di entrate per i governi. Per fare tutto ciò non si può però prescindere dalla presenza degli Stati Uniti, che con Trump sono usciti dall’accordo di Parigi; tuttavia recentemente il presidente sembra paventare un possibile ritorno all’adesione all’accordo, a patto che ci siano benefici economici per gli USA. La chiave pare stia proprio nel prospettare un boost economico.

DA https://www.financialounge.com/

A cura di M.B.

 

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