Le trasformazioni silenziose

le-trasformazioni-silenzioseLe trasformazioni silenziose

di Jullien François

Edito da Cortina Raffaello

Presentazione

Crescere, invecchiare, ma anche l’indifferenza che si accentua, giorno dopo giorno, tra gli amanti, senza che nemmeno se ne accorgano; e così pure le rivoluzioni che si rovesciano, senza clamore, in privilegi, o ancora il riscaldamento del pianeta: tutte modificazioni che non smettono di prodursi apertamente davanti a noi, ma in maniera così continua che non le avvertiamo.

Però ne constatiamo presto il risultato, che ci colpisce in piena faccia. Se la trasformazione continua ci sfugge è senza dubbio perché la scatola degli attrezzi della filosofia greca, che pensa in termini di forme determinate, fallisce nel cogliere l’indeterminabile della transizione. Di qui l’interesse a passare attraverso il pensiero cinese per prestare attenzione alle “trasformazioni silenziose”: sotto la risonanza dell’evento, esse rendono conto della fluidità della vita e chiariscono sia le maturazioni della Storia sia quelle della Natura.

Ecoprofughi

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Migrazioni forzate di ieri, di oggi, di domani

di Calzolaio Valerio

Edito da Nda Press

Presentazione

Tanti parlano delle migrazioni, di emigrazioni, di immigrazioni perché migrare è costitutivo della vita delle specie umane sulla Terra. In questo libro si offre un affresco di archeologia, preistoria e storia delle migrazioni, fin dalle prime della storia umana.

Migrazioni provocate dal clima ci sono sempre state e il fenomeno migratorio riguarda anche molte altre specie viventi; le migrazioni umane sono state sempre causate da un mix di libertà umana e costrizioni contestuali; le migrazioni più obbligate o forzate sono dipese da singoli imprevisti/eventi ambientali/climatici o da guerre/conflitti.

Il testo affronta la contemporanea realtà delle migrazioni forzate politiche (i rifugiati) e ambientali (senza status) e dei cambiamenti climatici globali. Studiosi e scienziati di varie discipline concordano nel considerare obbligati nuovi ampi flussi migratori per l’innalzamento del livello del mare, la crescita di frequenza e intensità di eventi meteorologici estremi, la diminuzione della disponibilità di risorse idriche. Nell’era della globalizzazione mutano mobilità e migrazioni, già vi sono e d’ora in poi vi saranno ancor più migrazioni forzate da cambiamenti climatici provocati dall’uomo, prevedibili nell’area geografica e nel periodo storico, soprattutto dall’Africa, soprattutto attraverso il Mediteranno, soprattutto nel prossimo ventennio. Calzolaio fa il punto sul negoziato climatico e propone varie opzioni per prevenire e assistere i profughi climatici.

Problematiche ambientali in Mali

Il Mali in questi anni dovrà affrontare numerose sfide ambientali, tra cui la desertificazione, la deforestazione, l’erosione del suolo, la siccità e l’insufficiente approvvigionamento di acqua potabile. La deforestazione è in particolare sotto la lente d’ingrandimento del Ministero dell’ambiente il quale stima che la popolazione consumi 6 milioni di tonnellate l’anno di legno per gli usi più diversi. A causa di ciò circa 400.000 ettari di copertura vegetale vengono persi ogni anno (una regione vasta come il Molise), aggravando la sostenibilità ambientale delle aree semidesertiche e di savana che vedono l’avanzata del Sahara.

A cura di M.B.

DA WIKIPEDIA “GEOGRAFIA DEL MALI”

L’acidificazione degli oceani

In questo breve articolo di Greenpeace, si sottolinea come il processo di acidificazione degli oceani, causata dall’emissione di CO₂ nell’atmosfera, abbia un impatto drammatico sugli ecosistemi marini.

L’acidificazione degli oceani, ovvero il passaggio dal pH naturale degli oceani, corrispondente a 8,2 in una scala da 0 a 14 (con massima acidità 0), ad un pH sempre più vicino alla soglia di neutralità, ovvero 7, mette in pericolo infatti la sopravvivenza di molti organismi marini il cui scheletro e guscio è composto da ioni carbonato, di cui essi verrebbero privati a causa dell’acidificazione.

Questo fenomeno investe con effetto domino barriere coralline, scrigno di biodiversità, e specie marine alla base delle reti alimentari, quali il fitoplancton, che da solo produce il 50 % dell’ossigeno che respiriamo, e potrebbe favorire la diffusione di alcune specie a scapito di altre.

L’ecosistema marino, già messo a dura prova da cambiamento climatico, inquinamento e pesca distruttiva, rischia di disintegrarsi a poco a poco con effetti devastanti anche sull’uomo.

Nonostante la consapevolezza della sostanziale irreversibilità del fenomeno, i danni peggiori possono essere minimizzati solo attraverso una decisa riduzione delle emissioni di CO₂.

A cura di M.B.