Ghiacci e problemi di confini in Europa

La svizzera Zermatt e l’italiana Cervinia si stanno litigando rifugi e piste da sci a causa del cambiamento climatico: una volta il Plateau Rosa divideva nettamente le due località, ma oggi questo imponente ghiacciaio si sta sciogliendo e sta diventando null’altro che roccia instabile. Dal 2009 la Svizzera, che non è in Europa, ha varato una legge sui “confini mobili”, proprio per fronteggiare queste nuove situazioni di insicurezza sui confini causate dal cambiamento climatico. Il caso, come spiega il senatore Albert Lanièce dalla Valle d’Aosta, rappresenta un unicum, e a maggio si riunirà una commissione speciale tra Svizzera e Italia per valutare come procedere. Finora, in altre situazioni, le cose si sono sistemate con rapporti di buon vicinato, ma ora bisognerà trovare una vera e propria regola, perché i casi saranno in futuro tutt’altro che sporadici, con i confini che talvolta tagliano in due uno stesso edificio.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Gli atolli che scompariranno entro il 2050

Dalle Isole Marshall alle Hawaii, dalle Maldive all’Oceano Pacifico: ci resta poco tempo per visitare circa un migliaio tra gli atolli più bassi, che entro il 2050 saranno completamente sommersi. Molti di essi sono ancora abitati e altri solo di recente sono rimasti vuoti perché gli abitanti si sono trasferiti. La ricerca pubblicata su science Advances ha coinvolto studiosi provenienti da diverse parti del mondo, oltre al US Geological Survey e il National Oceanic and Atmospheric Administration; l’impatto del cambiamento climatico, negato dall’amministrazione Trump, si farà sentire a breve per gli abitanti degli atolli. Il caso delle Isole Marshall è un esempio perfetto: ci vivono militari americani con le loro famiglie e altri civili. Se le acque dell’oceano continueranno a salire, è molto probabile che non solo sommergano le coste, ma vadano anche ad intaccare le falde acquifere, rendendo inutilizzabili le riserve di acqua potabile. La vita sui piccoli “paradisi” potrebbe raggiungere un punto di non ritorno già nel 2050 a causa dell’innalzamento del mare e le sue conseguenze. Gli scienziati però avvertono che gli scenari peggiori potrebbero realizzarsi entro il 2030, per cui è assolutamente necessario tenere monitorata la situazione perché a breve la vita degli abitanti degli atolli potrebbe venire stravolta per sempre. Dal 2000 c’è stato un innalzamento delle acque di 5-6 cm e con 40 cm probabilmente si presenterà il problema delle falde acquifere. Non c’è modo di evitare tutto ciò anche rispettando l’accordo di Parigi da oggi in poi.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Sentinella spaziale europea per i cambiamenti climatici

La “Sentinel 3B” dell’ESA (Agenzia spaziale europea), realizzata col contributo di aziende italiane, sorveglierà d’ora in poi la situazione del clima, il meteo e l’innalzamento degli oceani, in quanto è partita ieri sera dalla base di Plesetsk, a 800 km da Mosca. Apparati, integrazione dei satelliti e applicazioni satellitari sono state realizzate da aziende italiane Leonardo, Thales, Alenia Space e Telespazio nell’ambito del progetto europeo “Copernicus”. Sentinel-3B è dotato di strumenti avanzati: un altimetro, combinato con un radiometro a microonde, per la topografia di superficie, uno strumento ottico per la rilevazione del colore degli oceani, dei laghi e dei fiumi, e un altro radiometro (realizzato da Leonardo negli stabilimenti di Campi Bisenzio, non lontano da Firenze) per la misurazione della temperatura superficiale di terre e mari. Concentrandosi sugli oceani, Sentinel-3B misurerà temperatura, colore e altezza del livello della superficie del mare, nonché lo spessore del ghiaccio marino. Tali misurazioni sono utilizzate, per esempio, per monitorare i cambiamenti del livello del mare, l’inquinamento marino e la produttività biologica. Sulla terraferma, questa missione fornirà informazioni per monitorare gli incendi boschivi, mappare il modo in cui la Terra viene utilizzata, osservare lo stato della vegetazione e misurare i livelli di fiumi e laghi, completando le misurazioni in alta risoluzione della missione gemella Sentinel-2.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Le microplastiche in Italia: guai anche alle Tremiti

I dati CNR-Ismar in collaborazione con Greenpeace hanno attestato una situazione preoccupante nei nostri mari a causa delle microplastiche che galleggiano abbondantemente in ben 19 siti sul mare da Genova ad Ancona. Il problema delle isole di plastica nel Pacifico, percepito fino ad oggi come distante, in realtà è ben più vicino di quanto pensiamo. Siamo messi male, perché nessun’area del Mediterraneo è esente dal problema, che sia protetta come le Tremiti o antropizzata come Portici. E lo studio si è limitato alle microplastiche in superficie, non si parla di quelle finite sui fondali.  La realtà è triste e sconcertante, le correnti trasportano ovunque la plastica che finisce poi per essere mangiata dalle specie animali marine. Imballaggi e resti di prodotti cosmetici e usa e getta sono gli oggetti più riscontrati, scaricati a tonnellate ogni anno nel nostro mare; preoccupa il fatto che il Mediterraneo sia un bacino chiuso e fortemente antropizzato, cosa che aggrava il problema, non essendoci maggior circolazione e ricambio di acqua, che impedirebbero un accumulo. La biodiversità nel Mare Nostrum rischia a breve un crollo del 50% se non si corre subito ai ripari con l’abbandono dell’utilizzo della plastica usa e getta.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

 

40% delle specie di uccelli in declino

La popolazione di uccelli come la pulcinella di mare, la civetta delle nevi e la tortora sono ad alto rischio a causa dell’agricoltura intensiva, la deforestazione e i pesticidi, denuncia l’associazione BirdLife, che sottolinea come questi siano i problemi principali del declino che si può attestare in natura. Una specie su otto è minacciata di estinzione globale a causa del cambiamento climatico. Quasi superfluo sottolineare come siano stati stravolti habitat e cicli migratori per la maggior parte delle specie. Il fatto che il 40% delle specie di uccelli (tre quarti di quelli volanti) siano in pericolo è un campanello d’allarme non solo per coloro che sono interessati alla conservazione delle specie ma per tutti noi, perché gli uccelli sono sentinelle della salute dell’ambiente. Potrebbe rivelarsi un “armageddon” ecologico se non si corresse subito ai ripari, prendendo contromisure sui pesticidi neurotossici e la deforestazione, oltre che sulle le specie invasive. Le soluzioni ci sono, 25 specie sono state salvate dall’estinzione negli ultimi dieci anni ad esempio, bisogna solo metterle in atto con determinazione.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.