FAO: forse è giunta la fine della “rivoluzione verde”

Il direttore della FAO, Josè Graziano de Silva, ha pronunciato davanti a 700 delegati di 72 paesi, 350 agenzie non governative e 6 agenzie ONU la seguente frase: “Il modello della rivoluzione verde, attuato dopo il secondo dopoguerra, è esaurito”.

Il vento sta portando l’agricoltura del futuro lontana dall’agroindustria e dalla chimica; l’agricoltura non sostenibile è ormai nel mirino, e non manca molto perché suoni la sua ultima ora. Le prove del fallimento sono sotto gli occhi di tutti: se nel dopoguerra la quantità di cibo pro capite è aumentata del 40% grazie alla cosiddetta rivoluzione verde, oggi si contano 815 milioni di persone al mondo che soffrono la fame, mentre il cibo che mangiamo diventa sempre più povero di nutrienti e l’acqua che beviamo e usiamo nelle aziende, sempre più inquinata. Il summit di Roma della FAO ha messo in luce l’importanza di una virata decisa verso l’agroecologia, che permette il recupero di coltivazioni di specie messe da parte a favore di altre, ma che racchiudono pari o superiore valore nutritivo, che dunque permette di variare la nostra dieta, sempre più monotona, salvando la biodiversità del pianeta. Sicurezza alimentare e resilienza al cambiamento climatico sono parole chiave, per rafforzare la sussistenza e le economie locali, portando lavoro, autosufficienza, preservando e arricchendo la cultura tradizionale in fatto di cibo. Piccoli agricoltori e consumatori saranno i protagonisti del cambiamento; per quanto riguarda questi ultimi, il trend del biologico si rafforza di anno in anno, ma per ora il nodo resta quello dei prezzi. Infatti per portare avanti un’agricoltura pulita bisogna investire molto denaro e conseguentemente i prezzi sono molto più alti rispetto a quelli dell’agricoltura chimica.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

La plastica distrugge la barriera corallina

La plastica nei mari, secondo lo studio “Plastic waste associated with disease on coral reefs” pubblicato su “Science”, non solo è dannosa in generale per gli ecosistemi e le creature marine, ma anche per il delicato equilibrio delle barriere coralline. Gli scienziati hanno esaminato un’area molto estesa di barriera corallina nella regione Indo-pacifica, la metà circa di tutte le barriere coralline presenti al mondo, e hanno scoperto che l’89% dei coralli risultava malato se in presenza di plastica, solo il 4% di essi se quest’ultima non era presente. Su ben un terzo dell’area esaminata erano presenti rifiuti plastici. Inoltre un altro studio su “Trends in Ecology and Evolution”, ha documentato quanto le microplastiche siano dannose per la salute degli animali cosiddetti “filtratori”, grandi cetacei e squali elefante, i quali filtrano quotidianamente centinaia di migliaia di litri di acqua marina al giorno. Specie già minacciate da pesca e inquinamento potrebbero trovarsi ancora più in difficoltà per la sopravvivenza a causa della tossicità delle microplastiche, che impediscono loro l’assorbimento di sostanze nutritive presenti nell’acqua.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

 

Svezia: tassa ambientale sui voli aerei

In aprile è entrata in vigore la tassa eco-friendly sui voli in partenza dagli aeroporti scandinavi, voluta dal partito dei Verdi per ridurre l’impronta di carbonio a seguito dell’aumento dei viaggi aerei: il costo è tra i 6 e i 39 euro e per ora sono esenti solo i bambini fino a due anni e gli equipaggi. Il 53% dell’opinione pubblica svedese si schiera a favore di questa manovra, ma alcune compagnie aree locali non ci stanno; SAS, BRA e Norwegian hanno protestato in quanto i benefici sarebbero minimi, e proponendo invece di investire sullo sviluppo di un carburante pulito e tecnologie per ridurre la CO2, invece di ricorrere a rincari. La SAS, i cui voli interni sono considerati tra i più economici, ha anche minacciato di trasferire le sue basi per voli a lunga percorrenza su Oslo e Copenhagen. Ma il governo è irremovibile: la Svezia deve essere la prima nazione fossil-free al mondo. Se dunque gli svedesi pagano di più per avere un pianeta sano, anche i viaggiatori europei presto dovranno farlo; in particolare si tratterà di un aumento legato proporzionalmente alle distanze da percorrere, dunque 6 euro circa per voli sotto i 6000 km e oltre fino a 40 euro.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

L’isola del Tabasco rischia di scomparire

In un’inchiesta pubblicata sul Guardian lo scorso marzo, si denuncia il rischio di sprofondamento per l’area di Avery Island, una collina in mezzo alle paludi della Louisiana in un’insenatura del Golfo del Messico, dove l’acqua del mare surriscaldato ha invaso le paludi mettendo in serio pericolo l’azienda che da 150 anni produce Tabasco. La salamoia salina sta bruciando la vegetazione, sciogliendo il suolo e favorendo l’erosione, lasciando al territorio un aspetto di “tappeto strappato”, per dirla con le parole di Tony Simmons, alla guida della McIlhenny, la società inventrice del Tabasco. E’ probabile che presto l’isola diventi inagibile, e che l’azienda debba traslocare altrove definitivamente a causa del cambiamento climatico, che già aveva messo a dura prova la sede dell’azienda nel 2005 con l’uragano Rita.

DA “IL CORRIERE DELLA SERA”

A cura di M.B.

Sempre meno ghiaccio nell’Artico

L’inverno più caldo mai registrato per il Polo Nord ha fatto sì che il ghiaccio marino fosse ai minimi storici: manca all’appello, rispetto a decenni fa, una superficie di ghiaccio pari all’estensione di Germania, Italia e Spagna messe insieme.

Il ghiaccio presenta la sua massima espansione nel mese di marzo, alla fine dell’inverno, per poi registrare un minimo in settembre. L’anno scorso la superficie dei ghiacci artici era ai minimi storici, 60.000 km2, a marzo quest’anno poco più. Gli ultimi quattro anni sono stati i peggiori dalle prime registrazioni, fatte 39 anni fa. Gli esperti hanno rilevato un significativo aumento delle temperature nelle aree artiche, anche 40 gradi in più della media, con anomalie concentrate nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio. Il ghiaccio si scioglie e i raggi solari, non trovando il bianco riflettente del ghiaccio, penetrano nel blu del mare, andando ad aumentare ulteriormente le temperature creando un circolo vizioso.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.