Il Perù costruirà una superstrada nel mezzo della foresta amazzonica

L’appello del Papa durante il suo viaggio in Perù contro la deforestazione selvaggia e i minatori illegali è rimasto inascoltato: il governo peruviano ha approvato un progetto per tagliare in due il polmone verde della Terra, con una superstrada a due corsie, lunga 227 km, che collegherà Brasile e Perù. Tutto questo per ovvi vantaggi economici dei due paesi, che hanno ceduto alle lobby industriali e del legno pur di facilitare affari e commerci; ciò è apertamente in conflitto con gli interessi delle comunità locali indigene, che vivono uno stile di vita tradizionale in un isolamento volontario. La deforestazione per la realizzazione del progetto sarà massiccia, il mogano, legno pregiato, sarà commerciato in tutto il mondo e ciò avverrà in spregio della conservazione degli habitat naturali di ben cinque parchi nazionali e a danno degli indigeni stessi.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Cina contro lo smog: torre per ripulire l’aria

Nella provincia di Shaanxi, a nord della Cina, è stata costruita una torre, detta la Xian Smog Tower, che riuscirebbe, secondo i realizzatori, a produrre 10 milioni di metri cubi di aria pulita al giorno. Sarebbe solo una delle misure avviate dal governo di Pechino per muovere guerra all’inquinamento e diventare il primo paese per utilizzo di energie rinnovabili.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

La guerra dei rifiuti

Negli impianti di trattamento, selezione e riciclo dei rifiuti sono stati registrati oltre 80 roghi l’anno dal 2014, col 47,5% nel nord e nel 90% dei casi in impianti a tecnologia evoluta e solo nel 10% in discariche. I dati provengono dalla Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che ha appurato l’interdipendenza tra eventi incendiari e mancata corretta chiusura del ciclo dei rifiuti. Il nord ha un dato maggiore di roghi in quanto ha più impianti e dunque attrae più filiere di rifiuti differenziati da altre zone del paese. I roghi sono stati molti nel 2017, 72 per la precisione, e la risposta giudiziaria a questi eventi pare decisamente inadeguata, dato che il 20% dei roghi sono di natura dolosa. Gli altri sono dovuti a carenze di natura impiantistica e di sorveglianza; il sovraccarico genera difficoltà di gestione, che vengono risolte con gli incendi. Che la criminalità organizzata sia dietro questi episodi è possibile, ma proprio per questo vanno incrementate non solo le attività di vigilanza e di inchiesta giudiziaria ma anche le capacità di gestione del ciclo di rifiuti delle autorità preposte, con occhio all’ambiente e a quelle zone grigie di gestione dei rifiuti.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Wind Day a Taranto

Nel quartiere Tamburi, quello più vicino allo stabilimento dell’Ilva, le scuole rimangono chiuse quando ci sono i “wind day” ovvero le giornate in cui il vento spira da nord, spargendo le polveri sottili sulla città. Il sindaco di Taranto ha preso questa misura per tutelare i bambini, che come anziani e malati sono una delle categorie più esposte al rischio di inalare queste sostanze nocive nell’aria. La Asl raccomanda di tenere le finestre chiuse e limitare le attività all’aperto tra le 12 e le 18, la fascia oraria più pericolosa. Dall’ottobre 2017, inizio anno scolastico, sono stati ben dieci i wind day, e i genitori lamentano il fatto che i figli siano costretti a rinunciare ad andare a scuola.

Nel frattempo i lavori di copertura dei parchi minerali, dai quali si sollevano le polveri sottili, non sono nemmeno iniziati e comunque durerebbero due anni. Il consiglio comunale ha proposto di dotare la scuola di filtri per l’aria per evitare la chiusura ogni volta che il vento spira da nord.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Attacchi informatici e catastrofi climatiche: le paure delle aziende

L’Allianz Risk Barometer 2018 ha posto la paura per gli attacchi informatici, l’incertezza dovuta al cambiamento climatico e il timore di catastrofi naturali ai primi posti nella classifica di ciò che spaventa di più le aziende. Per la prima volta il cambiamento climatico è entrato nella top ten dei timori delle aziende, d’altro canto sono andati in fumo ben 135 miliardi di dollari a causa dei tre uragani che hanno flagellato i Caraibi e la costa est degli USA. In discesa vediamo invece le preoccupazioni sugli sviluppi del mercato dalla seconda alla quarta posizione rispetto all’anno scorso. I risk manager di oggi devono fronteggiare non solo le problematiche tradizionali delle aziende, ma anche i rischi dovuti a virus come WannaCry e tutto ciò che a livello informatico manda in tilt database e insiemi di riferimenti che sono il vero asset delle aziende. Sale anche la preoccupazione per il danno d’immagine o reputazionale, che balza in quarta posizione in Italia, che conferma il trend sulla paura di interruzione delle attività, attacchi informatici e catastrofi naturali.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.