L’epoca delle passioni tristi

L’epoca delle passioni tristi

Di Miguel Benasayag e Gerard Schmit

Edito da Feltrinelli

Presentazione

Gli autori di questo libro sono due psichiatri che operano nel campo dell’infanzia e dell’adolescenza. Preoccupati della richiesta crescente di aiuto rivolta loro, hanno voluto interrogarsi sulla reale entità e sulle cause di un apparente massiccio diffondersi delle patologie psichiche tra i giovani. Un viaggio che li ha condotti alla scoperta di un malessere diffuso, di una tristezza che attraversa tutte le fasce sociali. Viviamo in un’epoca dominata da quelle che Spinoza chiamava le “passioni tristi”: un senso pervasivo di impotenza e incertezza che ci porta a rinchiuderci in noi stessi, a vivere il mondo come una minaccia, alla quale bisogna rispondere “armando” i nostri figli. I problemi dei più giovani sono il segno visibile della crisi della cultura moderna fondata sulla promessa del futuro come redenzione laica. Si continua a educarli come se questa crisi non esistesse, la fede nel progresso è stata ormai sostituita dal futuro cupo, dalla brutalità che identifica la libertà con il dominio di sé, del proprio ambiente, degli altri. Tutto deve servire a qualcosa e questo utilitarismo si riverbera sui più giovani e li plasma. Per uscire da questo vicolo cieco occorre riscoprire la gioia del fare disinteressato, dell’utilità dell’inutile, del piacere di coltivare i propri talenti senza fini immediati. E’ un invito rivolto a tutti, ma che assume un preciso valore terapeutico per quanti, professionalmente, siano chiamati a rispondere del disagio giovanile: un invito ad aprire nuove piste per nuove pratiche cliniche.

Portogallo: incendio devasta boschi intorno a Pedrogao Grande. 43 vittime

Da sabato la cittadina di Pedrogão Grande, a 150 km da Lisbona, è devastata da un incendio di portata spaventosa, innescato da un fulmine abbattutosi sulla vegetazione boschiva; 43 sono le vittime accertate secondo il ministero dell’interno, e la maggior parte di esse sono state trovate carbonizzate nelle loro automobili sulla strada tra Figueiro dos Vinhos e Castanheira de Pera.

Non si sa se stessero fuggendo dalle fiamme oppure se l’incendio li abbia colti di sorpresa alla guida. Il fuoco ha distrutto anche delle abitazioni nella zona. Si tratta dell’incendio più grave avvenuto in Portogallo e in Europa negli ultimi anni; Protezione civile e Canadair sono in azione per spegnere i 4 fronti dell’incendio, con l’aiuto di mezzi provenienti da Francia, Spagna e Italia. Il caldo estremo degli ultimi giorni, con punte di 40º, ha scatenato questo inferno di fuoco.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Cinquemila metri zero termico

Le montagne europee fanno sempre di più i conti con l’assenza di ghiaccio; nemmeno sulla sommità della vetta più alta d’Europa, il Monte Bianco, si riescono ad osservare i ghiacci questo mese. L’agonia è iniziata vent’anni fa, ma è dall’estate 2003 che l’inclemenza del tempo non ha più nulla a che fare con le bufere, ma solo con la febbre di una calura estrema. La Valle d’Aosta, terra con l’altitudine più alta d’Europa (2000 metri), continua a perdere ghiaccio, ha perso l’1% dei suoi ghiacci in 7 anni, dal 2005 al 2012, 30 chilometri quadrati su 120, un’estensione che equivale a 6000 campi di calcio. Studiosi del clima e geologi, guide alpine, tutti confermano come il gigante di neve, il Monte Bianco, si sia trasformato in gigante febbricitante, sul quale si può passeggiare tranquillamente in t-shirt, e la cui escursione termica tra giorno e notte è quasi sparita. L’Arpa ha osservato che più volte negli ultimi 15 giorni la sommità del Monte Bianco ha subito temperature superiori allo zero (e fino a 12º a mezzogiorno) e ciò vuol dire che molti ghiacciai, sia sul fronte italiano che francese sono in pericolo di crolli e valanghe e molti percorsi degli alpinisti dovranno essere modificati poiché resi pericolosi e irriconoscibili dalla mancanza di neve e ghiacci.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Il clima è già cambiato e in Emilia Romagna un po’ di più

In Emilia Romagna le carenze idriche hanno interessato tutto il territorio fatta salva l’area costiera, e sono dell’ordine del 20-40%, cifre destinate ad aumentare dato che non sono previste variazioni meteorologiche significative nei prossimi 15 giorni. Rileva meteoparma.com che il record della media generale per la terza decade resisteva da ben 95 anni e viene quindi aggiornato: 2017: 24,1°; 1922: 23,9°. Con la temperatura di 33,7° del giorno 30 non è caduto il record mensile sull’estrema massima (che rimane di 35,7° del 2009); a cadere è stato il record della media massime relativamente alla terza decade: 30,6° (scarto sulla norma di ben 4,5°); superato il 30,1° degli anni 2009 e 2005. Stabilita anche la minima mensile cittadina più alta, il giorno 31 con 22,0°; valore che ha ritoccato il precedente record di 21,8° del 26 maggio 2009. Nel complesso una primavera decisamente molto calda (la seconda più calda), come molte volte è successo negli anni duemila, e la cui media è stata superiore alla norma di 2,1°, che per un periodo di tre mesi è veramente tanto:2007: 16,5°; 2017: 16,3°; 2011: 16,1°. La media delle massime di 21,9° (+2,6°) è stata la terza più alta della serie dopo il 1945 e il 2007; la media delle minime di 10,8° (+1,5°), la quarta più alta dopo il 2007, 1934, 2005. A Parma il deficit delle piogge è del 46% ed è la quarta più secca mai registrata. La gestione degli invasi d’acqua sta diventando una priorità economica ed ambientale in queste zone. L’Emilia Romagna è una regione preziosa per la sua produzione agricola ma non solo: è anche la regione più verde d’Italia, con 611 mila ettari (pari ad un terzo del territorio) coperti da boschi, i cui alberi, come sappiamo, assorbono e riducono la CO nell’aria.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Siccità e danni all’agricoltura per un miliardo di euro

Dopo la seconda primavera più calda dalla fine dell’ottocento, con due gradi in più rispetto all’era preindustriale, l’agricoltura italiana è in ginocchio: fiumi in secca (il Po è asciutto), ortaggi, frutta e cereali dimezzati, animali con scarso foraggio e produzione di prodotti caseari come la mozzarella di bufala in crisi. La Coldiretti lancia l’allarme per le condizioni molto difficili della produzione agricola, causate da un calo del 52% delle precipitazioni, che ha portato ad una crisi idrica a livello nazionale. Le perdite dei primi sei mesi del 2017 ammontano a circa un miliardo di euro. La Sardegna, l’Emilia Romagna e il Veneto sono già in stato di emergenza in tutti i settori agricoli, con perdite fino al 40% della produzione. Anche il centro e il sud stanno subendo una grave crisi agricola, come ad esempio in Puglia, dove il “granaio d’Italia” ha perso 50% della sua produzione. Questa situazione ha obbligato gli agricoltori ad anticipare la stagione irrigua, con costi notevoli.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.