Fare cultura ambientale in Italia

Luca Mercalli, studioso di clima e presidente della Società Meteorologica Italiana, evidenzia l’importanza di fare cultura ambientale di massa nel nostro paese, per evitare che il cambiamento climatico rimanga relegato in un angolo come l’ennesimo fastidio che prima o poi si risolverà da sé.

In Italia, dove i ghiacciai e la neve sulle Dolomiti si stanno progressivamente sciogliendo, la sensibilità e la consapevolezza sui temi ambientali è ancora appannaggio di pochi e ancora poche aziende virtuose si rendono protagoniste di un vero cambiamento attraverso energie rinnovabili, raccolta differenziata e creazione di dispositivi e materiali ecosostenibili. L’Italia dimostra di essere anche in questo campo il paese delle contraddizioni, in cui convivono progetti innovativi a favore dell’ambiente e vergognosi esempi di degrado ambientale, spreco, cementificazione ed inquinamento. Come dice Mercalli, tenere il piede in troppe scarpe per favorire gli interessi di tutti non può che creare contraddizioni e squilibri tra coloro che hanno a cuore l’ambiente e coloro che perseverano nel distruggerlo. Dobbiamo avere il coraggio di scegliere, e scegliere nell’interesse di tutti, tenendo presente che, come diceva Voltaire, “gli uomini chiacchierano, la natura agisce”.

A cura di M.B.

DA MENSILE ALLEANZA COOP 3.0 EDIZIONE VENETO

Un pianeta troppo caldo

La conferenza COP22 di Marrakech, avvenuta nel novembre scorso, ha reso giuridicamente vincolanti gli impegni presi alla COP21 di Parigi, nell’attesa della prossima conferenza sul clima che si terrà in Polonia nel 2018, quando ci sarà il check up degli impegni presi da ciascuno stato, le cui azioni saranno flessibili ma soggette a monitoraggio periodico, e ci sarà l’istituzione del Fondo Verde da 100 miliardi di dollari per l’adeguamento dei paesi in via di sviluppo al regolamento. Purtroppo secondo molti scienziati, l’obiettivo di contenere entro il 2030 l’aumento del riscaldamento sotto i 2 gradi è già da considerare un’utopia; l’UNEP sostiene che in realtà dovremo fronteggiare un aumento di oltre i 3 gradi e che siamo già entrati nella fase in cui è necessario elaborare strategie di resilienza e adattamento. Il paese da prendere a modello per consapevolezza e gestione virtuosa della politica ambientale è la Svezia che entro il 2020, secondo quanto annunciato, mira a raggiungere la piena decarbonizzazione, mentre altri paesi si impegnano, in un lasso di tempo più ampio, a diminuire l’uso dei carburanti fossili.

A cura di M.B.

DA MENSILE COOP ALLEANZA 3.0 EDIZIONE VENETO

La barriera corallina amazzonica e le trivellazioni

Greenpeace lancia l’allarme contro i progetti di ricerca di compagnie petrolifere che mirerebbero a mettere le mani sulla barriera corallina amazzonica in vista di potenziali trivellazioni.
La barriera corallina è un ecosistema scoperto recentemente tra la Guyana francese e lo stato brasiliano di Maranhão che potrebbe restituirci un quadro importante nell’ambito della biologia marina con potenziali scoperte di nuove specie e costituisce base importante per l’economia dell’area, fondata principalmente sulla pesca. Ancora una volta si lancia così un appello alla difesa della natura e dell’economia tradizionale locale per contrastare le cieche logiche di profitto delle multinazionali che non hanno rispetto per l’ambiente.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Smog e qualità della vita

Si parte in questo articolo dall’allarme lanciato dall’Agenzia europea per l’Ambiente sulle morti premature causate da smog in Europa e la cifra da capogiro è di 476.000 morti all’anno.

Nei giorni in cui i livelli di smog in Italia raggiungono soglie critiche, si deve riflettere sul fatto che una delle variabili più importanti nel valutare la qualità della vita è data dal livello di inquinamento atmosferico, che, sebbene complessivamente stia migliorando in Europa, continua a causare troppe vittime.

A cura di M.B.

DA “LA STAMPA”

Contadino delle Ande trascina in tribunale Rwe

Saul Luciano Lliuya, un contadino peruviano, ha portato alla sbarra del tribunale di Essen il colosso energetico Rwe per il bene del suo piccolo villaggio situato sulle Ande, Huaraz, sovrastato da un grande ghiacciaio che a causa delle temperature in aumento si sta sciogliendo, andando a riempire un lago a monte del villaggio, che, secondo studi dell’università di Austin (Texas), ha superato di 40 volte la sua massima capienza d’acqua e dunque se dovesse tracimare Huaraz sarebbe semplicemente spazzato via insieme ai suoi abitanti. L’obiettivo di Lliuya è quello di ottenere un finanziamento di 17 mila euro dalla compagnia energetica per poter realizzare un sistema di pompaggio in grado di tenere sotto controllo il livello del bacino idrico, in quanto Rwe produce lo 0,4 % delle emissioni di CO nel pianeta, responsabili del riscaldamento globale, ed è il più grande consumatore di lignite (carbone la cui combustione produce più gas serra) in Europa. Non si sa quanto tempo ci vorrà per raggiungere la sentenza e nemmeno se sarà a favore di questo intraprendente contadino e della sua comunità, eppure un passo avanti è stato già fatto, in quanto il tribunale di Essen non ha scoraggiato l’azione legale di Lliuya, che in futuro potrebbe costituire un importante precedente contro i grandi inquinatori.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”