Come vanno affrontati i temi ambientali

Michele Serra, nella sua rubrica “L’amaca” del giornale La Repubblica, parla dell’importanza di diffondere una consapevolezza nel divulgare tematiche ambientali, in quanto non solo se ne parla davvero troppo poco, ma se ne parla anche in maniera inadeguata. La piaga per le tematiche ambientali non è solo il negazionismo e la tendenza minimizzatrice imperante, che fa apparire l’ambientalista come un seccatore menagramo, ma anche l’allarmismo ingiustificato dei complottisti. Il complottismo, dev’essere chiaro, non ha nulla a che fare con gli allarmi lanciati da autorevoli voci e organizzazioni del mondo della scienza, è solo un modo di creare caos senza alcun fondamento (per fare un esempio coloro che hanno parlato delle vaccinazioni come di una sordida speculazione delle multinazionali), danneggiando soprattutto coloro che in buona fede vogliono contribuire e sostenere la visione di un mondo migliore.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Gennaio e Febbraio da record di caldo

Il WMO, ovvero l’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite, ha constatato che il 2015 è l’anno più caldo dal 1880, ovvero da quando sono disponibili dati sulle temperature globali. D’altro canto basta osservarne gli effetti per capirne la portata straordinaria: precipitazioni eccezionali e catastrofiche, siccità e grande attività dei cicloni tropicali. Il cambiamento climatico bussa alla nostra porta con sempre crescente insistenza, battendo sempre nuovi record negativi (temperature elevate a gennaio e febbraio, ghiacciai che si sciolgono a velocità allarmante) e le misure adottate dai governi finora potrebbero non essere sufficienti ad evitare un aumento della temperatura fino a tre gradi (la soglia critica è fissata a due). Servono misure urgenti per tagliare le emissioni di anidride carbonica e implementare l’accordo di Parigi, altrimenti oltrepasseremo il punto di non ritorno.

A cura di M.B.

DA “IL CORRIERE”

L’Agenzia Europea per l’Ambiente sul cambiamento climatico

Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono di vasta portata e sono attuali: le temperature aumentano, le precipitazioni si modificano, i ghiacciai e la neve si sciolgono e il livello del mare aumenta. Eventi climatici estremi come alluvioni e siccità diventeranno sempre più frequenti e devastanti per la natura e per la salute e le attività dell’uomo. Nel XX secolo la colpa del riscaldamento globale è da attribuire principalmente ai gas effetto serra, che vengono emessi attraverso attività industriali, domestiche, agricoltura, discariche di rifiuti e combustione di carburanti fossili. La temperatura globale è così salita di un grado rispetto a 150 anni fa e se non si contiene l’aumento entro i due gradi, si rischiano cambiamenti ancora più pericolosi per la nostra sopravvivenza. Il target stabilito per scongiurare questo effetto è la stabilizzazione e riduzione del 50 % dei gas serra entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990 (la UE sostiene di poter ridurre dell’ 80-90 %). Nonostante queste misure bisognerà comunque pianificare delle strategie di adattamento al cambiamento e di resilienza. Le regioni più colpite a livello globale saranno l’Europa meridionale, che subirà lunghe siccità, le aree montuose, i cui ghiacciai e neve si scioglieranno, le aree costiere, che rischieranno di finire sommerse e infine l’estremo nord, i cui ghiacciai si scioglieranno.

A cura di M.B.

DA SITO “EUROPEAN ENVIRONMENT AGENCY”

Lo sbiancamento della barriera corallina australiana

L’ammiratissima Grande Barriera Corallina, una delle meraviglie del nostro pianeta, sta perdendo i suoi vivaci colori, sta subendo un fenomeno di sbiancamento di massa dei coralli, il più grave in vent’anni di ripetute situazioni di criticità. Gli scienziati australiani lanciano l’allarme e puntano il dito contro il caldo record, a causa del quale lo sbiancamento si estende al 93 % della barriera corallina lunga 2300 chilometri. La squadra di 300 scienziati, tra cui il professor Terry Hughes dell’Arc Centre of Excellence for Coral Reef Studies, preposta al monitoraggio del fenomeno, si augura che arrivi il brutto tempo, un ciclone magari, che possa salvare la situazione. I coralli stanno subendo un deperimento che rischia di intaccare l’intero ecosistema dell’area protetta e minacciare la sopravvivenza di specie come il pesce pagliaccio. Fortunatamente l’area meridionale del reef si è temporaneamente messa al riparo dal rischio grazie ai cicloni passati recentemente nell’area sud del Pacifico, che hanno portato nuvole e pioggia. Il comitato Unesco ha già ammonito le autorità di Canberra sul rischio che l’area finisca nella lista dei siti minacciati ed esortato a ridurre drasticamente l’emissione dei gas serra, che provocano il riscaldamento globale che, insieme all’inquinamento delle acque, potrebbe distruggere per sempre un patrimonio naturalistico meraviglioso.

A cura di M.B.

DA SITO “CORALCOE”

Il livello del mare sempre più alto

La nuova impressionante ricerca di Bob Kopp, studioso del clima alla Rutgers University del New Jersey e del suo team, ha messo in luce la responsabilità delle attività industriali dell’uomo sull’innalzamento del livello dei mari. Studiando i dati dal 1900 al 2000, ha riscontrato che i mari si sono alzati di circa 14 cm, ovvero 1,4 mm all’anno, una velocità senza precedenti da 28 secoli. La Nasa rincara la dose, sostenendo che il ritmo attuale dell’innalzamento dei mari è di 3,4 mm all’anno, oltre il doppio del secolo passato. Non devono restare dubbi dunque che il fenomeno sia stato e sia provocato dal comportamento umano e si prevede inoltre che di questo passo i mari potrebbero alzarsi di oltre 1 m entro la fine del secolo.

A cura di M.B.

DA “LA STAMPA”