eRoad Arlanda in Svezia

Non lontano dall’omonimo aeroporto di Stoccolma, l’11 aprile è stata inaugurata una strada lunga due km, l’eRoad Arlanda, una carreggiata intelligente che ricarica le auto elettriche mentre si muovono su di essa. L’agenzia statale delle autostrade scandinave ha già annunciato di voler estendere questa tecnologia a tutta la Svezia per poter raggiungere l’obiettivo di tagliare le emissioni di CO2 del 70% entro il 2030 nel settore trasporti.

DA “IL CORRIERE DELLA SERA”

A cura di M.B.

Investimenti in solare superano gas e carbone nel 2017

Gli investimenti in impianti fotovoltaici hanno superato quelli per gas e carbone nel 2017, un vero primato per la Cina, leader del settore, seguita da USA ed Europa, che dopo il boom tirano il fiato. 200 miliardi spesi in impianti fotovoltaici, una cifra da capogiro, con aumento di investimenti del 18% dal 2016. I gigawatt installati in totale producono energia superiore al nucleare e i combustibili fossili (oltre alle altre rinnovabili) messi insieme. Questo boom straordinario è dovuto principalmente alle politiche di governo di Pechino, con più di metà dei fotovoltaici al mondo installati in Cina nel 2017, che spinto da motivi di sicurezza ambientale e di salute per i cittadini, ha optato per il solare come fonte rinnovabile. Ma la Cina non è solo in testa per il solare, ma per le rinnovabili in generale: eolico, idro, biomasse e geotermia. L’aumento di investimenti è costante, 126,6 miliardi di dollari nel 2017, con aumento del 31% rispetto all’anno precedente. Anche l’Australia si è data da fare per le energie verdi (8,5 miliardi, più 147%), la Svezia (3,7 miliardi, più 127%) e il Messico, che ha premuto al massimo l’acceleratore con più 810% in solo un anno.

In USA ed Europa la crescita continua con qualche tentennamento (UK e Germania sono risultate in calo), così come in Giappone, ma il trend è chiaro. Sono stati investiti complessivamente 2700 miliardi di dollari nel 2017 per le rinnovabili nel mondo.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Il “respiro” degli oceani e il global warming

Il movimento degli oceani con le maree genera un campo magnetico, più debole rispetto a quello terrestre (di 20.000 volte per la precisione) ma misurabile grazie a satelliti. L’Agenzia spaziale europea ha per la prima volta mappato il magnetismo degli oceani, e nonostante il suo “respiro” sia sfuggente, ci può dire molte cose sulla dinamica del global warming. Il segnale delle maree oceaniche è rilevato dalla superficie al fondo, una novità. I satelliti della missione Swarm misurano come un elettrocardiogramma il “battito” delle onde dell’oceano: riusciremo a capire come si diffonde il calore, come viene assorbito, distribuito ed immagazzinato nelle profondità. I satelliti hanno anche consentito di mappare la litosfera magnetica, ovvero i segnali delle rocce terrestri, sempre più deboli rispetto al magnetismo del nucleo, ma oggi rilevabili: si riveleranno un tassello fondamentale per comprendere il nostro passato e il nostro futuro.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B

Energia elettrica dal deserto

Ben 11 paesi africani hanno aderito al progetto sostenuto dalla Banca di sviluppo africana (BAD) per trasformare l’enorme disponibilità di energia solare in corrente elettrica destinata ai paesi della zona frontaliera col Sahara.” Trasformare il deserto in energia”, questo è il motto che porterà a 400 milioni di persone l’energia per attività domestiche, agricole e industriali. Sono stati investiti 9,6 miliardi di euro nel progetto, già in cantiere da anni, che porterà ad una capacità produttiva di energia stimata in 10 mila megawatt. Il responsabile della BAD ha aggiunto che entro il 2020 il 40% del budget di investimenti della banca sarà destinato alle rinnovabili. Ci sono anche illustri partner tra i donatori, ovvero l’Agenzia di sviluppo francese, l’Agenzia internazionale di energia rinnovabile (Irena) ed altri partner del settore privato. L’importanza di agire subito per mitigare gli effetti del cambiamento climatico è data dalle statistiche e dati sulle future migrazioni, che coinvolgeranno centinaia di migliaia di persone nei prossimi decenni in Africa e dunque c’è la necessità assoluta di mettere i cittadini nelle condizioni di poter disporre di energie pulite e materie prime per continuare a vivere nei propri villaggi e scuole dove insegnare a gestire queste nuove fonti di energia.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Giappone: più colonnine che distributori

In Giappone la rivoluzione del trasporto elettrico ha davvero sfondato: 40.000 punti di ricarica per auto elettriche rispetto ai 31.166 distributori di benzina. Le statistiche, diffuse dalla casa automobilistica Nissan, sono state messe in discussione, in quanto sembrano non tenere in conto del numero effettivo di pompe di benzina e gasolio, maggiori rispetto ai distributori. D’altro canto la Nissan obietta che i calcoli sono basati anche su colonnine presenti presso privati. Sta di fatto che le case automobilistiche e i consumatori hanno pienamente abbracciato la causa del trasporto ecologico in Giappone, le prime per non rischiare di fare la fine di altre aziende conterranee che non hanno saputo adeguarsi al cambiamento. La Nissan ha iniziato a produrre auto ibride qualche anno fa ed ora è pronta a lanciare entro il 2022 ben 12 nuovi modelli di auto elettriche, con l’obiettivo di vendere un milione di auto elettriche. Il governo stesso ha incentivato la presenza di auto elettriche, finanziando i 3000 punti di ricarica presenti nel paese; una fitta rete di punti di ricarica veloci, che permettono entro mezz’ora di ripartire anche per lunghi tragitti.

Se mezz’ora tuttavia è ancora troppo tempo, in Giappone si sta sviluppando anche una tecnologia di ricarica wireless per ricaricare l’auto durante il tragitto o mentre è parcheggiata. In programma ci sono anche il posizionamento di colonnine presso gli onnipresenti minimarket e presso i tradizionali benzinai.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.