Onu suggerisce coalizione per ridurre decessi da fattori ambientali

Onu, Oms e Omm hanno formato una coalizione su salute, ambiente e cambiamenti climatici, partendo dal dato di sette milioni di persone morte prematuramente ogni anno nel mondo a causa di rischi ambientali collegati all’inquinamento dell’aria e dell’acqua, oltre che del cibo. La prevenzione è la chiave per ridurre queste morti, dovute a cancro, ictus e patologie respiratorie, tutte malattie collegate all’inquinamento atmosferico, che purtroppo, nonostante l’Accordo di Parigi, continua ad aumentare. L’anidride carbonica è il nemico numero uno da combattere, in quanto la sua immissione nell’atmosfera causa il riscaldamento degli oceani e i disastri naturali come i cicloni e gli uragani, permanendo per migliaia di anni nell’aria e nell’acqua. Altre fonti di inquinamento come macchine a diesel, stufe ed inceneritori sono sì pericolose ma la loro permanenza in atmosfera è più breve.

L’investimento nelle rinnovabili potrebbe salvare molte vite nei prossimi anni, se il mondo coglierà l’opportunità di ridurre l’impronta del carbonio agendo di comune accordo. Inoltre oggi abbiamo tutti gli strumenti per mappare l’inquinamento atmosferico zona per zona, con la possibilità di prevedere tutto dai disastri naturali alle ondate di calore che possono essere letali per i soggetti più deboli. L’appuntamento è a Ginevra il prossimo 30 ottobre alla conferenza globale su inquinamento e salute.

DA Asvis: Alleanza per lo sviluppo sostenibile

A cura di M.B.

Una pianta che brucia la pelle: avvistamenti negli USA (ma c’è anche in Italia)

Il panace di Mantegazza è una pianta molto invasiva e pericolosa, potenzialmente causa di ustioni e cecità; è stato registrato un aumento nella presenza di quest’ultima negli USA secondo gli esperti del Massey Herbarium della Virginia Tech University, facendo della Virginia il nono stato “colonizzato” dalla pericolosa pianta. Essa è originaria del Caucaso, ma si è espansa in tutta Europa per il suo uso come pianta ornamentale. Il panace fa parte delle piante ombrellifere e può raggiungere un’altezza di cinque metri; ha fiori bianchi e foglie di grandi dimensioni. La sua linfa contiene le furanocumarine, delle sostanze velenose che a contatto con la luce si attivano, e se si tocca la pianta si possono sviluppare infiammazioni bollose gravi sulla pelle e si rischia anche di rimanere ciechi temporaneamente o permanentemente se si toccano gli occhi. E’ presente anche in Italia, e benché non ci sia da preoccuparsi, è necessario fare attenzione nelle zone alpine e subalpine, in particolare Veneto, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta. Fa parte delle 49 specie invasive più pericolose in Europa, avendo causato 10.000 ospedalizzazioni nel nord Europa. Ovviamente qualora ci si dovesse imbattere in un esemplare di panace non bisogna toccarlo per nessun motivo, e fotografare se possibile la pianta e avvertire il comune che procederà all’eventuale eradicazione.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Legambiente su cambiamento climatico ed emergenza acqua

Legambiente ha tracciato una mappa del rischio climatico in Italia nel rapporto: “SOS acqua: nubifragi, siccità e ondate di calore. Le città alla sfida del clima”; il cambiamento climatico, ancora considerato un cattivo presagio a fine secolo scorso, è ormai diventato la quotidianità. Il 2016 e il 2017 sono stati gli anni più caldi dal 1880 e le piogge sono aumentate del 21% stagionalmente, mentre tra il 1964 e il 2017 le temperature medie globali si sono alzate di circa 0,18 gradi ogni decennio. Gli effetti di tutto ciò non si osservano solo nei ghiacciai e al Polo Nord, ma anche nelle nostre stesse città, sempre più flagellate da ondate di calore alternate a nubifragi. I fenomeni meteorologici estremi in Italia sono stati 340 in 8 anni, e hanno causato 157 vittime e 45.000 sfollati in 198 comuni. Ma esistono anche realtà virtuose, che adattandosi alle sfide del cambiamento climatico fanno sperare. Il rapporto di Legambiente, presentato a Roma in collaborazione con Unipol, è incentrato principalmente sulla risorsa acqua, che diventa un problema quando manca (causando siccità negli invasi, nei fiumi e nei laghi) e quando ne cade troppa (provoca nubifragi e inondazioni che danneggiano i raccolti in campagna e creano disagi in città). Ma si parla anche di sprechi e di inefficienza delle reti di distribuzione, della difficoltà di raggiungere alcune aree del paese creando difficoltà di accesso all’acqua corrente per una fascia di popolazione, e infine i rischi di autorizzare costruzioni in aree idrogeologiche instabili. Bisogna però dire che nonostante in Italia non esista un vero e proprio programma di contrasto al cambiamento climatico, alcuni comuni si sono attrezzati autonomamente per fare fronte a questa nuova sfida, cercando di diminuire sprechi e perdite (Bologna), riprogettando l’uso di corsi d’acqua, sistemi fognari e aree verdi (Milano) oltre ad impedire costruzioni abusive sulla costa che subiscono allagamenti (Nuoro). Il rapporto di Legambiente aggiunge anche Treviso, Isola Vicentina e la cittadina modenese di Bomporto come comuni virtuosi.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

 

I cittadini fanno causa alla UE

Alcuni cittadini di vari paesi europei assieme ad organizzazioni ambientaliste come Legambiente si sono costituiti alla Corte di Giustizia Europea per far valere i diritti fondamentali di vita, salute e occupazione di fronte ad un target di diminuzione delle emissioni nocive entro il 2030 del tutto inadeguato a garantire questi diritti, secondo loro. La questione del cambiamento climatico si trova ad intaccare la sfera dei diritti umani, quando i governi sono inefficaci a contrastarlo. La UE deve proteggere i diritti delle proprie generazioni presenti e future, ha un’enorme responsabilità. Apicoltori ed agricoltori portoghesi come Armando ed Ildebrando hanno fatto causa all’UE poiché i disastri naturali hanno devastato i loro raccolti e le loro tenute di famiglia, e lo stravolgimento delle stagioni ha diminuito la produzione del miele causando una diminuzione del reddito, mentre l’agricoltore e imprenditore del settore turistico Giorgio Elter ha intrapreso la causa sostenuto da Legambiente. I ricorrenti sono appoggiati da avvocati, scienziati e ONG provenienti da tutta Europa. A fornire le prove scientifiche dei danni sarà Climate Analytics. Ci sono tante famiglie che soffrono per vari problemi (ondate di calore, difficoltà occupazionali causate dall’innalzamento delle temperature e delle acque) ma sono accomunate dal desiderio di lottare per i propri diritti e anche per coloro che non hanno voce. Chi vive a stretto contatto con la natura sa cosa sta accadendo a livello globale, ce l’ha sotto gli occhi ogni giorno e chi meglio di loro per esporre i problemi e reclamare i diritti per noi tutti?

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

ONU: + 1,5 gradi nel 2040

Una bozza di relazione dell’ONU che sarà presentata in Corea del Sud ad ottobre, ci rivela come si sia in procinto di superare la soglia degli 1,5 gradi in più. Tutto ciò creerà non solo ripercussioni sull’ambiente, ma anche sull’economia e la società in cui viviamo, se i governi non agiranno con misure incisive e rapide contro il global warming. Fondamentale è il nodo dei combustibili fossili. La bozza è stata redatta dall’Ipcc, con la collaborazione di 25.000 scienziati ed esperti climatologi, e funge da vera e propria guida per i governi su come affrontare il problema. Nel documento si esprime preoccupazione per paesi refrattari come l’Arabia Saudita e il Kuwait, oltre agli USA, che hanno posizioni nettamente negazioniste, ma traccia la strada da percorrere per i 200 paesi già firmatari dell’accordo di Parigi: non solo bisogna smettere di utilizzare combustibili fossili per dedicarsi completamente alle rinnovabili, ma bisogna riformare il settore dei trasporti pubblici, migliorare l’industria agricola e fermare la deforestazione. Le conseguenze di un aumento di due gradi entro pochi anni sarebbero devastanti per la vita di noi tutti, perché scomparirebbero interi ecosistemi, come ad esempio le barriere coralline. Si ricorda anche che in una situazione simile, la crescita economica subirebbe inevitabilmente una battuta d’arresto ovunque. 10 milioni di persone sarebbero esposte al rischio mareggiate e inondazioni e la siccità colpirebbe con forza i paesi mediterranei.

L’Italia come gli altri paesi non sta ancora facendo abbastanza: se le azioni rimangono estemporanee, limitate o di debole entità, non si potrà far nulla per evitare questi disastri.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.