Tempeste di pioggia e sabbia in India

Il nordovest dell’India, in particolare l’Uttar Pradesh, il Punjab e il Rajastan, è stato colpito da una potente tempesta di pioggia, fulmini e sabbia come non si vedeva da decenni: le autorità contano 90 vittime e 160 feriti. Le vittime sono state causate principalmente dal crollo dei muri delle abitazioni e il crollo di alberi e piloni dell’elettricità, mentre altre sono state colpite da fulmini. La tempesta ha colto di sorpresa la popolazione, in quanto in largo anticipo rispetto all’inizio “canonico” della stagione dei monsoni. Ci sono stati anche disagi per il traffico aeroportuale a Nuova Delhi e molti distretti sono rimasti senza elettricità.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

La plastica che soffoca il Mediterraneo

Una ricerca congiunta dell’ISMAR e dell’Università Politecnica delle Marche ha riscontrato come anche nel Mediterraneo, nel territorio italiano, esistano delle isole di microplastiche la cui estensione è paragonabile a quella dei vortici di plastica del Pacifico. I dati sono stati incrociati con quelli di Greenpeace, che ha effettuato una campionatura delle nostre acque nell’ambito del progetto dello scorso anno “Meno plastica e più Mediterraneo”. Ciò che è venuto fuori dalla campionatura, che ha coinvolto sia luoghi a forte impatto antropico (porti e foci di fiumi) che aree protette, è che i primi non risultano di molto più inquinati dei secondi; ci si aspetterebbe che a Portici (Napoli), le acque siano più inquinate che alle Isole Tremiti, tuttavia il livello di concentrazione delle microplastiche è simile. Riempiendo, per fare un esempio pratico, due piscine olimpioniche con l’acqua di Portici e l’acqua delle Isole Tremiti, nella prima piscina nuoteremmo immersi in 8900 pezzi di plastica e nella seconda in mezzo a 5500 pezzi. E’ dal 1950 che la produzione di plastica aumenta ininterrottamente e ogni anno 8 dei 300 milioni di tonnellate di plastica prodotti finisce in mare. Le microplastiche provengono da prodotti cosmetici e di uso personale (spesso monouso/usa e getta), ma anche da frammenti di oggetti di misura maggiore e imballaggi. Sono stati individuati ben 14 polimeri nelle plastiche rinvenute nelle nostre acque ma il polietilene è di gran lunga quello più diffuso. A breve arriveranno anche i risultati delle ricerche dell’UNIVPM sull’impatto delle microplastiche sui pesci e organismi marini delle nostre coste.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Le vittime dell’aria inquinata

L’OMS ha recentemente denunciato il macabro record delle vittime causate dall’inquinamento da polveri sottili: 7 milioni di persone decedute l’anno, più della TBC, l’AIDS  e molti di più rispetto a diabete e incidenti d’auto. L’inquinamento è inoltre causa indiretta di un’alta percentuale di morti per arresto cardiaco (24%), ictus (25%), cancro al polmone (29%) e altri tipi di patologie polmonari letali (43%).

Aumentano i morti causati dall’inquinamento in ambienti esterni (da 3 milioni nel 2016 a 4,5 milioni oggi) mentre diminuiscono quelle causate dall’inquinamento “indoor” (da 4,3 milioni nel 2016 a 3,8 oggi).  Solo in India e nell’area del Pacifico occidentale avvengono rispettivamente 2 milioni di decessi l’anno. Secondo l’OMS inoltre il 91% di noi respira quotidianamente alti livelli di smog e polveri sottili, e nonostante le numerose raccomandazioni di non superare la soglia consentita, molte megalopoli del mondo come Nuova Delhi o Città del Messico, la superano anche di cinque volte. Nel mondo i paesi più colpiti dai decessi sono India e Cina, seguite da Africa e Mediterraneo orientale (con 500.000 morti). Molto colpiti sono i bambini (le patologie polmonari sono prima causa di morte sotto i 5 anni), mentre le donne sono esposte a causa delle attività domestiche come cucinare con forni a carbone.  Mentre la Cina e il Messico fanno passi avanti sulla riduzione dell’inquinamento (la Cina sta investendo in energie pulite e il Messico vieterà la circolazione di auto a diesel), altri paesi come l’India rimangono ancora indietro e il bilancio delle morti è pesante. In Europa si cerca di contenere azoto e PM10, con sanzioni in arrivo per chi ancora non si adegua alle normative. L’OMS ha indetto per il prossimo autunno a Ginevra una conferenza mondiale sull’inquinamento dell’aria, per sperare di coinvolgere e sensibilizzare quante più persone possibile.

 

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Il Mar Morto è un deserto di sale

Il bacino d’acqua tra Israele, Cisgiordania e Giordania si sta prosciugando, perdendo acqua con un ritmo di un metro all’anno. Il fiume Giordano, che si getta nel Mar Morto, non può portare sollievo alla situazione in quanto esso è massicciamente sfruttato per l’irrigazione; il risultato è che nel satellite si possono osservare due bacini del Mar Morto, di cui quello a sud sempre meno profondo e pieno di aree di evaporazione da cui vengono estratti materiali utili per i cosmetici e i fertilizzanti. Negli ultimi 15-20 anni il cambiamento è stato drastico e visibile: gli hotel che una volta contemplavano la spiaggia, oggi sono in mezzo al deserto, in stato di abbandono per l’avanzamento della sabbia. Le previsioni degli scienziati indicano un ulteriore inaridimento, e il Mar Morto potrebbe diventare un instabile deserto salino per l’evaporazione dell’acqua in soli 50 anni. L’ultima volta che il Mar Morto si è prosciugato è stata 120.000 anni fa, durante l’interglaciale più caldo e lungo, quello di Riss-Wurm, mentre durante la glaciazione 25.000 anni fa era 260 metri più in alto di oggi. Il modo di risolvere il problema che va per la maggiore, proposto e riproposto sin dagli anni ’70, è quello di collegare il Mar Morto al Mediterraneo attraverso un tunnel, che porterebbe acqua al primo e anche alimentazione pulita per l’energia elettrica grazie al dislivello del terreno. Nel 2013 la Banca Mondiale era pronta ad appoggiare l’ultimo progetto in questo senso, ma ha ricevuto la forte critica degli ambientalisti, che giustamente hanno fatto notare il diverso grado di salinità nonché la questione della peculiarità dell’habitat del Mar Morto.

La soluzione più immediata invece sembra impraticabile in assenza di accordi: si dovrebbe fermare o regolamentare i prelievi dal Giordano e fermare le estrazioni di minerali nel Mar Morto.

Tutti i grandi laghi del mondo stanno d’altronde soffrendo per l’evaporazione: il lago di Aral, il lago di Urmia in Iran e il Poopò in Bolivia, solo per citarne alcuni.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Il boom del fotovoltaico in Cina

La velocità con cui procede il boom del fotovoltaico in Cina sorprende persino gli analisti, con un 22% in più di potenza solare installata nel primo trimestre del 2018 rispetto al primo trimestre del 2017 con un totale di 9,5 GW, di cui solo 1,97 dai grandi impianti e ben 7,68 da impianti di piccola taglia. I piccoli produttori quindi sono sempre più incentivati in Cina a vendere la loro elettricità e metterla in rete, e a crescita per questo particolare segmento rispetto al 2017 è del 217%.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.