40% delle specie di uccelli in declino

La popolazione di uccelli come la pulcinella di mare, la civetta delle nevi e la tortora sono ad alto rischio a causa dell’agricoltura intensiva, la deforestazione e i pesticidi, denuncia l’associazione BirdLife, che sottolinea come questi siano i problemi principali del declino che si può attestare in natura. Una specie su otto è minacciata di estinzione globale a causa del cambiamento climatico. Quasi superfluo sottolineare come siano stati stravolti habitat e cicli migratori per la maggior parte delle specie. Il fatto che il 40% delle specie di uccelli (tre quarti di quelli volanti) siano in pericolo è un campanello d’allarme non solo per coloro che sono interessati alla conservazione delle specie ma per tutti noi, perché gli uccelli sono sentinelle della salute dell’ambiente. Potrebbe rivelarsi un “armageddon” ecologico se non si corresse subito ai ripari, prendendo contromisure sui pesticidi neurotossici e la deforestazione, oltre che sulle le specie invasive. Le soluzioni ci sono, 25 specie sono state salvate dall’estinzione negli ultimi dieci anni ad esempio, bisogna solo metterle in atto con determinazione.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Addio a investimenti su combustibili fossili per Caritas International

Nel corso della Giornata internazionale della Terra, 35 istituzioni cattoliche tra cui la Caritas International hanno annunciato uno stop definitivo agli investimenti sui combustibili fossili a favore di nuovi investimenti sulle energie pulite. La Caritas è un’istituzione molto potente della Città del Vaticano, in grado anche di condizionare le future decisioni su tali investimenti da parte della stessa Banca Vaticana, lo IOR. Molte banche, cattoliche e non, società e fondi internazionali hanno da tempo scelto la strada dell’investimento nelle fonti rinnovabili, essendo queste ultime il futuro per la sopravvivenza sul nostro pianeta. La sensibilità sul tema del riscaldamento globale si sta diffondendo ampiamente nel mondo cattolico grazie all’enciclica Laudato Si e alle numerose esternazioni su questo tema nei discorsi di Papa Francesco; sempre più fondazioni cattoliche disinvestono nei combustibili fossili per rispondere concretamente agli appelli del pontefice, dagli USA alla Francia, dalla Germania all’Italia. Per ora sono piccole somme nel mare grande della finanza mondiale, ma cariche di significato e speranza.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Earth Day 2018

La Giornata mondiale della Terra 2018 è stavolta dedicata alla sensibilizzazione sul tema dell’inquinamento causato dalla plastica nei mari: in questo momento navigano ben 165 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica nei mari di tutto il mondo e ogni secondo si aggiungono a questa cifra 250 kg. Se non vogliamo che nel 2050 ci siano più pezzi di plastica che pesci nei mari dobbiamo imparare a riciclare nel modo corretto e non sprecare. Un esempio di comportamento virtuoso delle aziende in questo senso è dato dall’utilizzo delle capsule di caffè compostabili prodotte da Caffè Vergnano, che possono semplicemente essere gettate nel cestino dell’umido.

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A cura di M.B.

La Grande Barriera Corallina è cambiata per sempre

La Grande Barriera Corallina australiana ha cambiato volto per sempre a causa dei cambiamenti climatici: quasi un terzo dei coralli sono morti nel 2016 (prima è stata colpita la parte settentrionale, in seguito quella centrale della barriera) per il fenomeno dello sbiancamento, dovuto a mesi di temperature anomale, sopra i 6 gradi centigradi. La situazione anomala si è poi ripetuta per mesi anche nel 2017. Le temperature sempre più alte stanno segnando il destino di questa barriera lunga 2300 km al largo di Queensland. Forse alcuni dei coralli più resistenti troveranno il modo di sopravvivere in queste condizioni, ma gli scienziati sono convinti che oramai la situazione sia irreversibile, in quanto gli episodi di calura estrema che portano alla sofferenza dei coralli non avvengono più a distanza di 25 anni ca., come avveniva dagli anni ’80, ma a distanza di pochi anni, talvolta anche in due anni consecutivi.

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A cura di M.B.

Nuova Zelanda: basta giacimenti di petrolio e gas in mare

Il governo neozelandese di centrosinistra di Jacinda Arden ha fatto un passo verso la concretezza nel campo delle energie pulite, negando futuri permessi esplorativi per idrocarburi al largo delle sue coste. Il paese si è già fissato l’obiettivo di produrre solo energia da fonti rinnovabili entro il 2035 e di essere carbon neutral entro il 2050. La giovane premier sostiene che sia ora il momento per pianificare il futuro, in quanto queste misure saranno effettive solo fra 30/40 anni ( i 22 permessi di esplorazione già concessi non sono stati messi in discussione e i giacimenti di petrolio e gas potranno ancora essere sfruttati per 40 anni). Il business del petrolio non è certo un asset per la Nuova Zelanda (solo l’1,5% del PIL), ma la decisione ha colpito molto a livello simbolico, ricevendo il plauso di Greenpeace. La Nuova Zelanda si aggiunge così ai paesi che sempre di più avversano la ricerca di idrocarburi in mare, come Francia, Croazia e Canada (il problema è molto sentito per la zona dell’Artico). Solo l’Italia resta indietro, non avendo il referendum contro le trivellazioni del 2016 raggiunto il quorum e avendo il governo Gentiloni continuato a garantire concessioni per la ricerca di idrocarburi al largo delle nostre coste.

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A cura di M.B.