Mediterraneo: in un chilometro cubo centinaia di kg di plastica

Il titolo contiene un’affermazione forte, fatta da Marco Faimali, ricercatore Cnr, intervenendo a Lerici (La Spezia) a un convegno organizzato da Sea Shepherd sulla pericolosità delle micro e nanoplastiche nei mari e negli oceani. Ha inoltre aggiunto che la plastica non è un inquinante qualsiasi, perché in grado di assorbire altri inquinanti, fungere da vettore e dunque veicolare tossicità agli organismi che si cibano delle sue micro-particelle triturate. Gli effetti delle microplastiche specialmente sui più piccoli e fondamentali organismi marini come lo zooplancton sono ancora in corso di accertamento. Il nostro mare ha un valore inestimabile per la sua quantità di biodiversità, un valore, come provocatoriamente afferma Faimali, pari alla quarta economia d’Europa, se il Mediterraneo fosse uno stato. Non possiamo permettere che le plastiche lo avvelenino e che avvelenino il nostro futuro, quando in mare ci sarà più plastica che pesci.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B

2050: 143 milioni di migranti climatici

Un rapporto della Banca mondiale sui cambiamenti climatici dal titolo “Groundswell: Preparing for Internal Climate migration” ha sottolineato come il cambiamento climatico devastante sarà la causa di spostamenti di massa dall’Asia meridionale, l’Africa subsahariana e l’America latina. Tuttavia una crisi migratoria di tali proporzioni potrebbe essere mitigata, secondo gli esperti della Banca Mondiale, attraverso interventi di sostegno per l’istruzione, la formazione e lo sviluppo di questi stessi territori, portando la quota migranti a “soli” 40 milioni nel 2050.

Vari enti di ricerca come l’Earth Institute della Columbia University, l’Istituto per la ricerca demografica della NY University e il Potsdam Institute per la ricerca sull’impatto dei cambiamenti climatici, hanno incrociato dati come il previsto aumento delle temperature, precipitazioni, innalzamento del livello del mare e fattori socio-demografici per paesi come Messico, Etiopia e Bangladesh. Successivamente si sono basati su tre possibili scenari del futuro elaborati da IPCC: uno pessimista, in cui le disuguaglianze permangono e il cambiamento climatico peggiora, uno intermedio, dove l’economia lentamente migliora e le emissioni si arrestano, e uno ottimistico, in cui la riduzione delle emissioni si abbina ad un nuovo e più equo assetto economico. Le previsioni sui 143 milioni di migranti climatici sono tratte dallo scenario pessimista, con 86 milioni di migranti dall’Africa subsahariana, 40 dall’Asia meridionale e 17 dall’America Latina. Purtroppo sono le aree rurali che più soffrono il cambiamento climatico, mentre in Asia meridionale i problemi maggiori sono l’assenza di acqua potabile e l’erosione costiera.

Lo studio comprende solo i migranti che si spostano di distanze superiori ai 14 km (dunque restano escluse isole che già sono state sommerse e i cui abitanti hanno dovuto spostarsi). A breve l’Assemblea generale delle Nazioni Unite dovrebbe varare un Patto mondiale per le migrazioni, ma sembra essere un progetto destinato al fallimento: già Trump ha ritirato l’adesione degli USA al progetto in quanto incompatibile con la nuova politica migratoria.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Consumiamo il 600% di acqua in più rispetto al secolo scorso

Il CNR-IRSA lancia l’allarme sul consumo dell’acqua, aumentato a dismisura rispetto al secolo scorso ed è anche colpa dell’aumento della popolazione, che in pochi decenni ha visto aggiungersi miliardi di persone. Il cambiamento climatico e le estati roventi degli ultimi anni hanno favorito la crisi idrica, con ricadute sulla portata dei bacini idrografici maggiori nel nostro paese, fiumi come il Po, l’Adige, il Tevere e l’Arno. Un deficit di acqua che si fa sentire specialmente nella seconda parte dello scorso anno 2017, in cui 1 famiglia su 10 ha riscontrato problemi nell’erogazione di acqua nella propria abitazione in Italia. Tra i paesi dell’UE, è l’Italia con maggior prelievo di acqua dal rubinetto, ma 1 famiglia su 3 dice di non fidarsi a berla. In 342 comuni è invece assente il servizio di depurazione delle acque reflue urbane. Calabria e Sicilia risultano le regioni con maggiore difficoltà nel ricevere regolarmente acqua potabile presso le abitazioni. In Italia inoltre, sottolinea la Coldiretti, l’11% dell’acqua piovana viene sprecato per carenze infrastrutturali. L’Amref inoltre sta monitorando la situazione delle risorse idriche di Città del Capo, dove pare si stia avvicinando il Day Zero, giorno in cui le riserve di acqua in città saranno esaurite. I diritti delle persone alla salute e ad un’esistenza dignitosa non sono garantiti in assenza di acqua; la maggior parte della popolazione più povera di Città del Capo, la popolazione nera, sta soffrendo di questa situazione in questo momento. Purtroppo lo spreco di acqua resta un problema in Italia come anche altrove: molte persone non fanno caso a rubinetti gocciolanti, acqua sprecata nel lavaggio della persona e delle stoviglie e alimenti. In USA il consumo pro capite è di più di 400 litri al giorno, mentre in Madagascar è di 10: questo dato basta per farci riflettere sul nostro stile di vita e imparare a fare più attenzione agli sprechi.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

La contaminazione dell’acqua uccide 700 bimbi al giorno

La Giornata mondiale dell’acqua, che si tiene dal 1992 su proposta dell’ONU, è un momento utile di riflessione sulla preziosa risorsa che col cambiamento climatico sembra diventerà merce rara; infatti nel 2050, se le risorse idriche non verranno distribuite al meglio, almeno 5 milioni di persone dovranno fare i conti con la carenza di acqua per almeno un mese l’anno. Inoltre, nelle aree del terzo mondo, l’acqua spesso è contaminata e ogni giorno veicola malattie anche letali per le popolazioni, andando a colpire le fasce più deboli come i bambini. E’ l’UNICEF a fornire la cifra allarmante di 700 bambini morti ogni giorno per colpa delle condizioni igienico-sanitarie e l’acqua contaminata. Nella fascia d’età sotto i cinque anni è la causa di morte per 1 bimbo su 5, rincara la dose Save the Children. Dissenteria, poliomielite, colera e tifo sono solo alcune delle malattie che possono avere risvolti letali.

In Italia invece, il settore di imbottigliamento dell’acqua frutta miliardi alle aziende private ogni anno, con un giro d’affari di 10 miliardi all’anno di cui solo lo 0,6% ritorna allo stato e in particolare alle regioni che mettono a disposizione le loro fonti. Legambiente e Altreconomia hanno calcolato che i canoni di concessione pagati dalle aziende non superano i 2 millesimi di euro al litro; si propone dunque un canone fisso nazionale più equo, ovvero 2 centesimi al litro, che permetterebbero alle regioni di incrementare gli introiti di 200 milioni di euro all’anno, che andranno utilizzati per favorire la tutela dell’acqua potabile e il buon funzionamento della rete idrica.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Conflitti e carestie: a rischio 124 milioni di persone

Il Rapporto globale sulle crisi alimentari 2018 elaborato dalla FAO e altre organizzazioni umanitarie pone degli accenti precisi sulle cause delle carestie e della fame, che non sono da attribuire ad un destino avverso, bensì a precise responsabilità umane: principalmente i conflitti armati. Dal Sud Sudan, all’Iraq, all’Afghanistan, le guerre, che siano chiamate preventive o “umanitarie” o che siano vere e proprie invasioni e prove di forza dichiarate, portano tutte allo stesso risultato: affamare la popolazione. L’insicurezza alimentare purtroppo colpisce più di 124 milioni di persone nel mondo, e la speranza di aiutarle è legata alla pace, in quanto spesso le parti guerreggianti limitano l’accesso agli aiuti umanitari per le popolazioni colpite. In poche parole, coloro che manovrano le guerre hanno la pancia piena, mentre i civili devono patire la fame.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.