Pacifico: l’enorme isola di plastica 3 volte la Francia

La fondazione olandese Ocean Cleanup, ha verificato che l’isola di spazzatura nel Pacifico si sta ulteriormente espandendo; navi e aerei che l’hanno percorsa in lungo e in largo hanno contato ben 80.000 tonnellate di frammenti, un’area 3 volte la superficie della Francia. Purtroppo questa cifra è ben 16 volte più alta di quella che era stata stimata; l’isola ha l’aspetto di una densa zuppa e si trova tra le famose spiagge delle Hawaii e della California. Ci sono per la precisione 1,23 kg di spazzatura per metro quadrato (dati 2015) e il 99,9% di essa è costituita da plastica, di cui il 94% microplastiche, che sappiamo essere le più dannose per l’ecosistema marino. Le 18 navi della Ocean Cleanup sono solo riuscite ad eliminare una parte della superficie dagli oggetti, ma quelli restanti e le microplastiche in particolare, verranno nel tempo ingerite dai pesci e ri-immesse nella catena alimentare, con esiti finora non del tutto prevedibili.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

L’isola di Pasqua sta per essere sommersa dall’Oceano

La bellissima Isola di Pasqua, patrimonio dell’umanità, a causa di cambiamento climatico ed inquinamento, rischia entro il 2100 di essere parzialmente sommersa: è l’allarme lanciato dall’ONU. I Moai, i famosi monumenti antropomorfi dell’isola, rischiano di finire sommersi, tanto che si sta pensando a delle barriere per proteggerli dall’inesorabile erosione costiera. Le statue in pietra, erette tra il 1100 e il 1600 ca. dC, sono le uniche testimonianze di una civiltà vissuta in completo isolamento per secoli, ed è impensabile perderle. L’aumento del livello del mare sta anche colpendo le isole Marshall e Salomone; con l’aiuto di una sovvenzione di 400 mila dollari da parte del governo giapponese, si sta tuttavia sperimentando nell’atollo di Runga Va una barriera o muro marittimo per mitigare i danni dell’erosione delle coste. Non si sa se il muro funzionerà, o se sarà necessario spostare i Moai per permettere alle future generazioni di goderne la vista.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Cambiamento climatico: le specie a rischio nel Mediterraneo

Uno studio condotto dal WWF insieme alle università di East Anglia e l’australiana James Cook University, ha lanciato l’allarme sul possibile dimezzamento delle specie autoctone del Mediterraneo entro il 2100 se non si ridurrà drasticamente l’inquinamento di CO2. L’alimentazione e la riproduzione di alcune specie di tartarughe (tartaruga verge, caretta e tartaruga liuto) sono molto condizionate dalla temperatura: se dovessero esserci degli aumenti, nei luoghi di nidificazione, i piccoli potrebbero non sopravvivere oppure nascere solo femmine, in quanto i maschi nascono solo nelle zone più fresche dove vengono deposte le uova. Inoltre i livelli delle maree, o del mare stesso e gli eventi meteorologici estremi potrebbero danneggiare i luoghi di nidificazione, con conseguente impossibilità per le tartarughe di deporre le uova al sicuro. I cetacei invece rischiano di non poter nutrirsi del krill, un piccolo crostaceo che attualmente al limite della propria tolleranza ecologica ed è probabile che subisca gli effetti negativi del cambiamento climatico assieme ai suoi predatori. A loro volta tonni, razze, squali ed altre specie verrebbero colpiti nelle loro catene riproduttive e alimentari con conseguenze distruttive per l’ecosistema.

DA “IL CORRIERE DELLA SERA”

A cura di M.B.

Siccità e disponibilità drammatica di acqua dolce

Il caso esemplare di Città del Capo, la capitale del Sudafrica. In latente emergenza anche l’Italia

“ Rubinetti a secco in tutta la città e militari armati che razionano l’acqua e proteggono le scorte di “oro blu”. Purtroppo non è uno scenario di un film di fantascienza, ma lo Zero Water Day di città del Capo, il giorno in cui nell’acquedotto  urbano non passerà una sola goccia dopo la grave siccità di questi mesi: solo qualche giorno la previsione di questo evento inedito si è spostata dal 7 luglio al 27 agosto”.

Meno drammatica, ma comunque considerata di “latente emergenza” dagli esperti dell’Associazione per la tutela del territorio delle acque irrigue (Anbi), la situazione italiana: al Nord tutti i grandi laghi sono sotto la media stagionale, e in Sicilia i principali invasi contengono solo 89 milioni di metri cubi d’acqua contro gli oltre 400 di un anno fa e i 593 del 2010”.

Questo c’informa Giuliano Aluffi su La Repubblica del 14 marzo 2018 in un articolo ben documentato in cui si dà conto anche del   Labirinto d’Acque 2018, una rassegna di quattro giorni  Fontanellato (Parma) dove sarà presentato il World Water development Report 2018 dell’Onu.

Quest’anno il report si concentra su un tipo  particolare di soluzioni al problema dell’acqua, quelle basate sulla natura. Daremo appena possibile qualche dettaglio su queste soluzioni caldeggiate dall’Onu.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di D.C.

Italia troppo calda a rischio tornado

Il surriscaldamento del Mediterraneo sta portando in Italia fenomeni che crederemmo tipici della Florida o di altre aree degli USA: i tornado. Potenti trombe d’aria hanno colpito la Liguria a dicembre e più recentemente il Casertano, dove ci sono stati 8 feriti. Dall’Istituto sull’inquinamento del CNR, gli scienziati affermano che gli eventi atmosferici anche violenti, saranno sempre più frequenti in Italia, e a quanto pare basta solo un grado in più nella temperatura del mare a causarli.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.