Pesca a rischio nei mari surriscaldati

Secondo uno studio pubblicato su Science, se l’aumento delle temperature continuerà ai ritmi attuali, ci sarà un calo del 20% della pescosità dei mari nei prossimi 300 anni, con picchi del 60% nel Pacifico occidentale, con effetti duraturi.

Le simulazioni degli scienziati californiani della Università di Irvine hanno preso in considerazione lo scenario peggiore, con aumento delle temperature non mitigato, con oltre 10 gradi in più sulla terra entro il 2300. Avverrebbe dunque lo scioglimento dei ghiacci completo, col mare che andrebbe a coprire una parte delle terre emerse con sconvolgimenti enormi per gli ecosistemi marini attraverso anche il cambiamento delle correnti e conseguente modifica del ciclo di distribuzione delle sostanze nutritive, ovvero del fitoplancton, che si svilupperebbe nelle profondità dell’Antartide e non altrove, a latitudini più settentrionali, dove il pesce inizierebbe decisamente a scarseggiare. In uno scenario del genere è difficile immaginare come se la caverebbe l’uomo; ed è quasi superfluo ribadire che ridurre l’inquinamento ne va della nostra sopravvivenza come specie.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

La pioggia non sconfigge la siccità

A quanto pare, nonostante il maltempo degli ultimi giorni, il bilancio idrico del nostro paese è ancora deficitario, e molti bacini idrici sia a nord che, soprattutto, a sud (in particolare in Sicilia) sono sotto il livello medio stagionale o sotto lo zero idrometrico. Ci si prepara a guardare con timore alla bella stagione e non c’è altro da fare se non iniziare concretamente a ridurre le emissioni nocive e tentare di convivere al meglio con la quota di danno irreparabile.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

L’inquinamento provoca malattie e modifica il DNA

Un complesso studio canadese apparso su Nature Communication, ci rivela una realtà sconcertante sull’inquinamento: sapevamo già che quest’ultimo causasse malattie ma non sapevamo che potesse cambiare il nostro DNA. A quanto pare la nostra stessa discendenza genetica sarebbe meno importante dell’ambiente in cui viviamo per ciò che riguarda la nostra salute, conta più dove si vive e cosa si respira che non la storia genetica dei propri avi. Genetica e ambiente interagiscono in un puzzle complesso di fattori, come rivela lo studio: l’incidenza di asma e malattie cardiorespiratorie in un campione di canadesi con la medesima discendenza genetica, si trova maggiormente nelle persone che abitavano in centri metropolitani molto inquinati. Il particolato fine inoltre, secondo studi europei, è estremamente dannoso anche se presente in concentrazioni minori rispetto alla soglia stabilita dalla legge.

 

DA  “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

USA: maltempo nel Massachussets e a Boston

Il maltempo sulla East Coast americana ha portato piogge torrenziali e raffiche di vento. Nel Massachussets alcuni abitanti della costa sono stati evacuati a causa di onde altissime che si sono abbattute sulle case, mentre a Boston l’area di Seaport è stata allagata dalle acque del mare, costringendo molti guidatori a “guadare” veri e propri fiumi nell’area portuale. Migliaia di voli sono stati cancellati da tutti gli aeroporti principali della costa est.

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A cura di M.B.

I vantaggi della E-mobility

La rinuncia a petrolio e derivati nel settore dei trasporti potrebbe migliorare significativamente la qualità della vita in Europa, secondo uno studio della European Climate Foundation, intitolato”Fuelling Europe’s Future: How the transition from oil strengthens the economy”. I vantaggi spaziano dalla diminuzione dell’inquinamento (puntando a meno 88% di emissioni dovute alle auto entro il 2050) e conseguentemente delle morti ad esso correlate direttamente o indirettamente (ci sarebbe un calo di 500.000 unità l’anno) e una crescita dell’occupazione con la creazione di circa 200.000 posti di lavoro nel 2030. Inoltre la bolletta energetica dell’Europa sarebbe tagliata di circa 50 miliardi di euro. Tuttavia, per realizzare questi obiettivi, sono necessari forti investimenti nelle infrastrutture, in particolare le stazioni di ricarica dei veicoli elettrici (23 miliardi entro il 2030).

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.