Il rogo di Caprie

L’incendio che sembrava domato in Piemonte, a Caprie e in altre località di montagna, è purtroppo ripreso, e con esso hanno dovuto riprendere il duro lavoro i vigli del fuoco che per una settimana hanno combattuto le fiamme in mezzo Piemonte. Il governatore Chiamparino sta considerando la possibilità di chiedere lo stato di calamità a causa dei vasti incendi che stanno flagellando la bassa Valsusa. A Cantalupa un giovane ha perso la vita nel tentativo di mettere a riparo dal rogo un terreno di proprietà della sua famiglia. A Caprie alcune persone sono state evacuate dalle loro case in varie borgate del paese, ma molte altre hanno spontaneamente lasciato le loro abitazioni per sicurezza e ora si sta pensando di allestire una sala per l’accoglienza degli sfollati. I roghi in tutto sono 20, di cui molti nel Torinese, ma sono numerose le zone interessate: il Cuneese, il Novarese e le loro aree boschive. I mezzi impiegati sono 72, i vigili un centinaio e sono convinti di una cosa: gli incendi sono dolosi e dietro potrebbe esserci la mano di un piromane. Purtroppo i pini e abeti perduti nelle fiamme sono centinaia. L’alta quota, il fumo e il vento in alcune località rendono difficile il lavoro degli elicotteri e molti automobilisti hanno avuto disagi per via della chiusura di alcuni tratti di strada.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

 

WWF: strage di elefanti in Congo

Nell’area chiamata “Tridom”, tra Camerun, Repubblica del Congo e Gabon, la situazione per gli elefanti, a causa del bracconaggio, è drammatica: negli ultimi dieci anni la loro popolazione è scesa del 70%. E’ il Wwf a rendere noti questi dati, risultanti da un censimento svolto in collaborazione con i governi locali, in aree protette ma anche zone circostanti ad esse, tra il 2014 e il 2016.

Il censimento comprendeva non solo gli elefanti ma anche le scimmie antropomorfe come scimpanzé e gorilla. Nell’area esaminata sono stati contati 9500 esemplari di elefanti e 59.000 scimmie, e mentre la popolazione di queste ultime tra 2008 e 2016 risulta nel complesso stabile, la popolazione degli elefanti è calata del 66%. Da questi dati si evince come il bracconaggio sia una piaga dilagante (mirano ad impossessarsi dell’avorio per commerciarlo illegalmente) e principale causa di declino nella popolazione di pachidermi, i quali cercano rifugio, come ultimo avamposto, nelle aree protette. La tendenza sarà invertita solo nel momento in cui si attueranno serie politiche per perseguire i crimini contro la fauna in Africa; per questo motivo è necessario che organismi internazionali e governi locali facciano fronte comune per agire a tutela degli animali sia alle frontiere che nelle aree protette.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Porto Rico a un mese dall’uragano è un inferno

A trenta giorni dal passaggio dell’uragano Maria, la devastazione di Porto Rico è più visibile che mai: aree devastate, persone sfollate senza più un tetto sopra la testa, mancanza di elettricità e di acqua potabile. Ben 50 persone hanno perso la vita a causa dell’uragano, ma molti sono ancora in condizioni precarie, in quanto nel paese il 40% dei cittadini vive sotto la soglia della povertà.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Il conto degli uragani

La società di assicurazione Swiss Re ha quantificato in 95 miliardi di dollari i danni complessivi causati dal passaggio degli uragani Harvey, Irma e Maria. Tra i 25 e i 35 miliardi di dollari sono andati in fumo a causa di Harvey ed Irma, mentre tra i 10 e i 20 per Maria. Un danno tremendo per gli USA, con un presidente che considera il cambiamento climatico una banale truffa.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

L’Italia dei monumenti a rischio

n Italia molti dei nostri monumenti d’interesse storico-artistico (80.000 circa) sono esposti a rischio di frane e alluvioni e si agisce troppo tardi, a catastrofe già avvenuta. I numeri sono forniti dall’Ispra, che ha realizzato una mappa delle bellezze italiane in pericolo, nell’ambito di un programma di messa in sicurezza del territorio italiano, con 10 miliardi a disposizione e 1500 cantieri già partiti. 3000 monumenti a rischio idraulico sono localizzati nella sola Roma e 1300 a Firenze: più di 2000 monumenti romani rischiano di finire sommersi da qualche alluvione nell’arco temporale di 500 anni, mentre a Firenze la Basilica di Santa Croce, la Biblioteca Nazionale, il Battistero e la Basilica di Santa Maria del Fiore insieme a più di 1000 altri monumenti rischiano la stessa sorte entro 200 anni. Alle grandi città ovviamente si aggiungono i borghi e le zone già colpite dal dissesto geologico in Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Si può dire che la metà dei monumenti italiani siano a rischio idrogeologico, tuttavia la ricerca non comprende tutti quei monumenti che sono a rischio crolli a causa di degrado, incuria e abusivismo edilizio. La lista si allungherebbe di molto pensando agli edifici storici abitati, di cui il 40% sono in condizioni precarie. Molti proprietari di edifici di pregio non hanno le capacità progettuali e/o economiche per affrontare un restauro, dunque spesso, purtroppo, si interviene solo quando è troppo tardi.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.