Quante persone credono al riscaldamento globale?

L’anno scorso, secondo un sondaggio dell’Eurobarometro, tre persone su quattro (74%) percepivano il cambiamento climatico come un problema serio ed imminente, sei punti in più rispetto al 2011. Tuttavia i cittadini europei lo considerano solo il terzo tra i problemi più importanti per il mondo: prima ci sono la povertà e la fame (solo il 12 % degli intervistati lo considera il più importante, in netto calo rispetto al 20% espresso nel 2011, quando il problema era meno sentito in generale ma considerato più grave da coloro che lo riconoscevano). In Italia solo il 7% lo considera il problema più grave, mentre in Francia è così per il 14% e in Norvegia per il 38%. In UK, Germania, Francia e Norvegia la stragrande maggioranza della popolazione crede che il clima stia cambiando; i più scettici sono i tedeschi, al 16%, mentre gli scettici norvegesi sono solo il 4%. In USA invece, solo il 66% delle persone crede al cambiamento climatico, percentuale in calo rispetto all’anno scorso.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

 

I governi approvano la sintesi per decisori politici dell’IPCC Special Report on Global Warming

COMUNICATO STAMPA

 

I Governi approvano la Sintesi per Decisori Politici

dell’IPCC Special Report on Global Warming of 1.5°C

http://www.ipcc.ch/report/sr15/

 

 

INCHEON, Corea Del Sud, 8 ottobre 2018 – Limitare il riscaldamento globale a 1,5°C richiede cambiamenti rapidi, lungimiranti e senza precedenti in tutti gli aspetti della società, afferma l’IPCC in un nuovo rapporto.

Fornendo chiari benefici per le persone e per gli ecosistemi naturali, ha affermato l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto a 2°C, potrebbe andare di pari passo con il raggiungimento di una società più sostenibile ed equa.

Il rapporto Speciale sul Riscaldamento Globale di 1,5°C è stato approvato dall’IPCC sabato scorso ad Incheon, in Corea del Sud. Il Rapporto costituirà un riferimento scientifico di grande importanza nella Conferenza sui Cambiamenti Climatici che si terrà a Katowice in Polonia il prossimo dicembre, quando i governi riesamineranno il Trattato di Parigi per affrontare i cambiamenti climatici.

“Con le citazioni di oltre 6.000 riferimenti scientifici e il contributo di migliaia di esperti e di revisioni da parte dei governi di tutto il mondo, questo importante rapporto è una testimonianza della portata e della rilevanza politica dell’IPCC”, ha affermato Hoesung Lee, Presidente dell’IPCC.

Novantuno autori ed revisori provenienti da 40 paesi hanno redatto il rapporto IPCC in risposta ad un invito avanzato dalla Convenzione Quadro per i Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC) nel 2015 quando fu adottato il Trattato di Parigi.

Il titolo completo del rapporto è: Riscaldamento globale di 1,5°C, un rapporto speciale dell’IPCC sugli impatti del riscaldamento globale di 1,5°C rispetto ai livelli del periodo pre-industriale e i relativi percorsi di emissioni di gas serra, in un contesto mirato a rafforzare la risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici, allo sviluppo sostenibile, e agli sforzi per sconfiggere la povertà.

“Uno dei messaggi chiave che emerge con molta forza da questo rapporto è che stiamo già vedendo le conseguenze di un riscaldamento globale di 1°C quali, tra gli altri, l’aumento di eventi meteo estremi, innalzamento del livello del mare, diminuzione del ghiaccio marino in Artico”, ha detto Panmao Zhai, Co-Presidente del Working Group I  dell’IPCC.

Il rapporto mette in evidenza un numero di impatti dei cambiamenti climatici che potrebbero essere evitati limitando il riscaldamento globale a 1,5°C anziché 2°C o più. Per esempio, entro il 2100 l’innalzamento del livello del mare su scala globale sarebbe più basso di 10 cm. con un riscaldamento globale di 1,5°C rispetto a 2°C. La probabilità che il Mar Glaciale Artico rimanga in estate senza ghiaccio marino sarebbe una in un secolo con un riscaldamento globale di 1,5°C, mentre sarebbe di almeno una ogni decennio con un riscaldamento globale di 2°C. Le barriere coralline diminuirebbero del 70-90% con un riscaldamento globale di 1,5°C, mentre con 2°C se ne perderebbero praticamente tutte (>99%).

“Ogni piccola quantità di  riscaldamento in più ha importanza, specialmente per il fatto che un riscaldamento di 1,5°C o oltre aumenta il rischio associato a cambiamenti di lunga durata o irreversibili, come ad esempio la perdita di alcuni ecosistemi”, ha affermato Hans-Otto Pörtner, Co-Presidente del Working Group II  dell’IPCC.

Limitare il riscaldamento globale darebbe alle persone e agli ecosistemi anche maggiore possibilità di adattamento e rimanere sotto la soglia di rischi rilevanti, ha aggiunto Pörtner. Il rapporto esamina inoltre i percorsi disponibili per limitare il riscaldamento a 1,5°C, cosa ci vorrebbe per praticarli e quali potrebbero essere le conseguenze.

“La buona notizia è che alcune delle azioni che sarebbero necessarie per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C sono già in corso in alcune regioni, ma avrebbero bisogno di un’accelerazione”, ha spiegato Valerie Masson-Delmotte, Co-Presidente del Working Group I.

Il rapporto riscontra che limitare il riscaldamento globale a 1,5°C richiederebbe “rapide e lungimiranti” transizioni in molti settori quali suolo, energia, industria, edilizia, trasporti, e pianificazione urbana .Le emissioni di CO2 nette globali prodotte dall’attività umana dovrebbero diminuire di circa il 45% rispetto i livelli del 2010 entro il 2030, raggiungendo lo zero intorno al 2050. Questo vuol dire che ogni emissione rimanente dovrebbe essere bilanciata dalla rimozione di CO2 dall’atmosfera.

“Limitare il riscaldamento a 1,5°C è possibile per le leggi della chimica e della fisica, ma richiederebbe cambiamenti senza precedenti”, ha detto Jim Skea, Co-Presidente del Working Group III.

Consentire alla temperatura globale di eccedere o superare (‘overshoot’) 1,5°C significherebbe dover contare maggiormente su tecniche di rimozione della CO2 dall’atmosfera per far tornare la temperatura sotto 1,5°C entro il 2100. L’efficacia di queste tecniche non è provata su larga scala, ed alcune di queste – si legge nel report – potrebbero portare rischi significativi per lo sviluppo sostenibile.

“Limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, comparato ai 2°C, potrebbe ridurre impatti complessi su ecosistemi, salute e benessere, rendendo così più semplice il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite” ha detto Priyardarshi Shukla, Co-Presidente del Working Group III.

Le decisioni che prendiamo oggi sono decisive per assicura un mondo sicuro e sostenibile per tutti, sia oggi che in futuro, ha detto Debra Roberts, Co-Presidente del Working Group II.

“Questo rapporto fornisce ai decisori politici e agli attori del settore le informazioni di cui hanno bisogno per prendere decisioni finalizzate ad affrontare i cambiamenti climatici tenendo in considerazioni i contesti locali e i bisogni delle persone. I prossimi anni sono probabilmente i più importanti della storia”, ha continuato.

L’IPCC è l’organo leader mondiale per la valutazione della scienza relativa ai cambiamenti climatici, i relativi impatti e potenziali rischi futuri, e le possibili risposte.

Il rapporto è stato redatto sotto la leadership scientifica dei tre working group dell’IPCC. Working Group I valuta le basi fisico-scientifiche dei cambiamenti climatici; Working Group II affronta il tema degli impatti, dell’adattamento e delle vulnerabilità; Working Group III si occupa della mitigazione dei cambiamenti climatici.

L’Accordo di Parigi, adottato da 195 nazioni alla 21 Conferenza delle Parti dell’UNFCCC nel dicembre 2015, conteneva l’obiettivo di rafforzare la risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici “mantenendo l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto al periodo pre-industriale e perseguendo sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C sopra i livelli del periodo pre-industriale.

In quanto parte della decisione di adottare il Trattato di Parigi, l’IPCC è stato invitato a produrre nel 2018 un Rapporto Speciale su sul Riscaldamento Globale di 1,5°C sopra i livelli del periodo pre-industriale e i relativi percorsi di emissioni di gas serra. L’IPCC ha accettato l’invito, aggiungendo che il Rapporto Speciale avrebbe guardato a questi temi nel contesto di rafforzare la risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici, allo sviluppo sostenibile, e agli sforzi per sconfiggere la povertà.

Riscaldamento Globale di 1,5°C è il primo di una serie di Rapporti Speciali che saranno prodotti durante il ciclo che porterà al Sesto rapporto di Valutazione. Il prossimo anno l’IPCC pubblicherà il Rapporto Speciale sull’Oceano e la Criosfera in un Clima che Cambia, e Cambiamenti Climatici e Suolo, che ha per oggetto il modo in cui i cambiamenti climatici influiscono sull’uso del suolo.

La Sintesi per Decisori Politici (Summary for Policymakers – SPM) presenta i risultati chiave del rapporto Speciale, si basa sulle valutazioni della letteratura scientifica, tecnica e socio-economica disponibile e rilevante per il riscaldamento globale di 1,5°C.

La Sintesi per Decisori Politici (Summary for Policymakers – SPM) del Report Speciale Riscaldamento globale di 1,5°C (Special Report on Global Warming of 1.5°C – SR15) è disponibile online:

http://www.ipcc.ch/report/sr15/

http://www.ipcc.ch

 

 

 

Numeri chiave del Report Speciale Riscaldamento globale di 1,5°C

91 autori, di 44 nazionalità e 40 paesi di residenza

14 Coordinating Lead Authors (CLAs)

60 Lead authors (LAs)

17 Review Editors (REs)

133 Contributing authors (CAs)

Oltre 6.000
riferimenti scientifici

Un totale di 42.001 commenti nelle revisioni di esperti e governi

(First Order Draft 12,895; Second Order Draft 25,476; Final Government Draft: 3,630)

 

 

Fotovoltaico domestico in crescita in Italia

Il numero di impianti rinnovabili in Italia non raggiunge lontanamente gli obiettivi UE sulla CO2, ma in compenso, nonostante la frenata dell’eolico e del fotovoltaico in generale (in agricoltura, industria e terziario), si registra un aumento di impianti di autoproduzione energetica in case private. Sono piccoli impianti, la cui diffusione è in controtendenza rispetto al resto del fotovoltaico: nel 2017 è stata infatti registrata una crescita del 10% (89 megawatt). Nel 2017, dei 774.014 impianti fotovoltaici installati in Italia, ben l’81% è stato installato nelle case, mentre la maggior potenza è relativa al settore industriale. I 24,4 terawatt ora che l’Italia ha prodotto nel 2017 nel fotovoltaico, sono ancora insufficienti per sostituire gli impianti produttivi a combustibili fossili, ma l’autoconsumo è decisamente la nuova frontiera, costituendo il 58% della nuova potenza installata nel 2018.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Il Monte Bianco subisce sbalzi termici

Caldo anomalo e siccità stanno facendo sì che i percorsi tradizionali di alpinismo sul Monte Bianco siano totalmente stravolti; ormai le frequenti frane, accompagnate da boati, quasi dolorosi lamenti della montagna, stanno cambiando il paesaggio sia sul versante francese che quello italiano. Creste frastagliate spettacolari che perdono sassi, come è accaduto per il Trident du Tacul a più di 3000 metri, poco dopo il crollo della cresta “des Cosmiques”. I ghiacciai della Valle d’Aosta sono ormai in inesorabile regresso a causa di sbalzi termici fino a 30 gradi; le nevicate che poi si sciolgono fanno sì che l’acqua si infili nelle fessure delle pietre, che dopo una nuova gelata aumentano di volume e si staccano, causando il crollo. Settembre di solito è il mese adatto per l’arrampicata ad alta quota, ma oggi le guide alpine sconsigliano tale attività per un alto rischio frane.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Medicane: il ciclone del Mediterraneo

La fusione tra la parola Mediterranean e Hurricane potrebbe trarre in inganno: Medicane non è un vero e proprio uragano, ma una specie di ciclone simil tropicale che si abbatterà con mareggiate e forti venti sulle coste dell’Italia meridionale. Nel Mediterraneo non potrebbe formarsi un uragano, in quanto servirebbe un mare a 26-27 gradi centigradi in profondità, mentre nel Mare Nostrum queste temperature esistono solo in superficie. Tuttavia le prime correnti fredde, scontrandosi con l’acqua calda potrebbero generare fenomeni simili agli uragani ma di minore intensità (i venti raggiungerebbero “solo” i 100/150 km/orari, pari ad un uragano di tipo 1 in una scala di 5).

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.