Ripartono le trivelle dell’Eni nell’Artico

l presidente americano Donald Trump aveva promesso che le trivellazioni petrolifere nell’Artico sarebbero ricominciate, ed infatti il Bureau of Ocean Energy Management (Boem) ha dato il via libera all’Eni per la trivellazione di quattro pozzi in Alaska, nel mare di Beaufort, a scopo di esplorazione. Le trivelle lavoreranno da dicembre al 2019, solamente in inverno, formalmente per non disturbare la fauna locale. L’anno scorso, prima di lasciare la Casa Bianca, Obama aveva vietato l’estrazione di idrocarburi ma non all’Eni, che ha un pozzo attivo dal 2011. Trump, appena arrivato alla Casa Bianca, si è premurato di far ripartire le trivellazioni, fino all’accettazione della richiesta di Eni di trivellare nel mare di Beaufort, nonostante le denunce degli ambientalisti. Dal punto di vista ambientale è infatti estremamente rischioso trivellare nell’Artico, in quanto perdite di greggio e incidenti possono essere difficili da affrontare nella notte artica e di queste disavventure ne sa qualcosa la Royal Dutch Shell, che ha gettato la spugna nel 2015 dopo vari disastri, oltre a prospezioni deludenti. L’Eni lavorerà vicino alla costa a Spy Island, ma sono già sul piede di guerra le associazioni in difesa dell’ambiente come il Center for Biological Diversity, il cui avvocato Kristen Monsell ha sottolineato come una perdita di greggio creerebbe danni irreparabili e come l’azienda italiana usufruirà di concessioni scadute nel 2017. L’Eni ha dalla sua l’esperienza su una piattaforma in Norvegia ad una latitudine altrettanto estrema e il fatto che Spy Island sia molto vicina alla terraferma e in collegamento con un oleodotto esistente da anni; ma il vero appoggio non è dato tanto l’esperienza che ridurrebbe teoricamente i problemi logistici, quanto dalla nuova politica americana e del Boem.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Si stacca un iceberg grande come il Lazio in Antartide

In Antartide si è staccato dalla piattaforma Larsen C un iceberg grande come il Lazio; a segnalare questo avvenimento è Massimo Frezzotti, glaciologo dell’Enea, che aggiunge che se oltre a Larsen A e B si staccherà completamente anche la piattaforma Larsen C, ci saranno gravi ripercussioni come l’innalzamento del livello dei mari, che porterebbe zone come Venezia sott’acqua. La frattura di 200 km, già monitorata da tempo, ha ceduto e 5800 chilometri quadrati di iceberg ora galleggiano liberi dal 10/12 luglio secondo le osservazioni della Nasa. Larsen C è la quarta più grande piattaforma dell’Antartide (si estende per 50.000 chilometri quadrati) la quale, perdendo questo iceberg, ha appena perso il 12 % della sua superficie. Per ora, secondo i ricercatori, non ci saranno effetti immediati causati da questo iceberg, il vero pericolo sarebbe il completo distacco di Larsen C.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Heatwave Hazard Index

Il Cnr, con la collaborazione di un gruppo di strutture di ricerca fiorentine, ha elaborato un sistema chiamato Heat Wave Hazard Index, che analizza contemporaneamente tutte le voci specifiche dell’impatto delle ondate di calore: la durata in giorni e le singole ondate a partire dalla prima registrata. Il risultato delle prime analisi sul periodo 1998-2015 indica chiaramente che nel 60% delle capitali europee le ondate di calore sono aumentate (in alcuni casi raddoppiate e altri triplicate) in durata e intensità rispetto al ventennio precedente. A Roma l’indice è raddoppiato e si è passati dal 5 al 13% della frequenza dei giorni di ondate. Se non si prenderanno contromisure attraverso politiche contro i gas serra e l’impermeabilizzazione del suolo, per l’aumento delle aree verdi e cool-roof in materiali riflettenti, si andrà in contro a sempre più morti a causa del calore (70,000 in più calcolati in Europa nell’estate 2003).

A cura di M.B.

DA “www.rainews.it

Un database sulle variazioni del clima

Gli scienziati hanno oggi a disposizione il più grande database climatico sugli ultimi 2000 anni; un team di 98 ricercatori di 22 paesi ha ricostruito attraverso un approccio multidisciplinare la storia del clima degli ultimi due millenni, basandosi sullo studio degli anelli di accrescimento degli alberi, sulle stalattiti e stalagmiti, su coralli e sedimenti di fondali oceanici. La biologia e la geologia si intrecciano così a comporre il puzzle delle variazioni climatiche (la meteorologia è una scienza piuttosto recente, quindi si fa comunque i conti con un margine di incertezza), che mostrano un lungo periodo di raffreddamento seguito da un brusco aumento delle temperature nel 19esimo secolo. Ma per osservare con i propri occhi si può consultare online lo stesso database.

DA “www.unive.it”

A cura di M.B.

Piove il 53% in meno e l’Italia brucia

Con le precipitazioni in calo del 53% e una temperatura superiore di 3,2 gradi rispetto alla media (riferita a giugno), in Italia si creano le condizioni per il propagarsi di incendi devastanti, spesso causati da piromani e criminali senza scrupoli. La Coldiretti lancia l’allarme per le regioni del Sud in particolare, che devono far fronte alla distruzione di migliaia di ettari di boschi e campi coltivati, la morte di animali, abbandono delle stalle e delle abitazioni. Così vengono annientati i polmoni verdi del paese, in grado di assorbire l’anidride carbonica inquinante, viene minacciata la biodiversità (ogni ettaro di macchia mediterranea ospita 400 specie di vertebrati tra mammiferi, uccelli e rettili) e le attività umane (la pastorizia e l’agricoltura in primis, poi le attività come la raccolta dei funghi, dei tartufi, della legna e dei frutti di bosco). Per questo motivo la Coldiretti ha elaborato un decalogo per la prevenzione e la gestione degli incendi, che comprende degli accorgimenti che possono salvare l’ambiente e noi stessi: non accendere fuochi in aree boschive se non in aree consentite e comunque controllare sempre che la fiamma sia spenta e che le braci siano fredde prima di andarsene, non lanciare mozziconi di sigaretta e non lasciare rifiuti o bombolette a pressione che potrebbero esplodere nei pressi del verde. In caso si avvistasse un incendio è invece necessario mantenersi a favore di vento per non essere accerchiati dalle fiamme e chiamare immediatamente le autorità.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”